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By Ramsay MacMullen Corruption and the Decline of Rome (First Edition) [Hardcover]

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Ramsay MacMullen, Dunham Professor of History and classics at Yale, here offers a new perspective on the decline and fall of Rome. He argues that a key factor in the empire's military and administrative failures was a steady loss of control over government, as its aims and focus were thwarted for private gain by officials and military men at all ranks. The fruit of a decade of research and analysis presented in an informal and lively style, this book offers the first survey of just what evidence exists for the 'decline, ' and provides a fascinating, fresh line of explanation for the empire's most obvious inadequacies in the face of its economic and military challenges.

Unknown Binding

First published January 1, 1988

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About the author

Ramsay MacMullen

32 books22 followers
A specialist in Roman social history and the rise of Christianity in the Roman world, Ramsay MacMullen was Dunham Professor of History and Classics at Yale University, where he taught from 1967 until his retirement in 1993. Educated at Phillips Exeter and Harvard, from which he held all three of his degrees, MacMullen taught at the University of Oregon and Brandeis before moving to Yale.

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Displaying 1 - 8 of 8 reviews
Profile Image for Manny.
Author 45 books16k followers
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April 12, 2020
There are some interesting comments on this book in the first volume of Ken Binmore's Game Theory and the Social Contract:
If MacMullen is to be believed, whole provinces were detached from the Roman Empire in its later years by bands of barbarians who were laughably small in number compared with the provincial garrisons they opposed. It seems that the latter had responded to their incentives by ceasing to be soldiers except in name. Instead they operated as a protection racket whose function was to extort money from local businessmen.

Things are no different in our own time. To put it crudely, the pigs nearer the trough get more of the swill. Cooks are as fat as they always were, and butlers are no less rosy-cheeked. Politicians continue to neglect the welfare of those they represent to chase after the prospect of high office. Bankers and lawyers extract vastly more than the value they add to the funds entrusted to their care. University adminstrators spend the money donated for the advancement of scholarship on yachts and fancy receptions. And so on.
Profile Image for Vladimiro.
Author 5 books36 followers
September 14, 2022
LINK: https://narraredistoria.com/2022/09/1...

“Come fu che una data quantità di gente all’interno del mondo mediterraneo, con una data quantità di materie prime e abitante su un dato terreno che non cambiò molto, poté affermarsi con successo contro nemici esterni in un’epoca e cadere di fronte a questi nemici in un’altra?”

Il declino e la caduta di Roma sono da sempre stati uno dei temi più fecondi della storiografia (e anche qui sul blog: in fondo all’articolo troverete il link per l’articolo al saggio La fine del mondo antico di Santo Mazzarino). Molte cause sono state addotte dagli storici in epoche differenti per spiegare tale declino: la diffusione del cristianesimo, l’imbarbarimento degli eserciti, il declino degli antichi costumi e molto altro ancora. In questo libro l’autore, anzitutto, specifica che non è corretto parlare di “declino di Roma” al singolare, ma è invece opportuno parlare di più “declini”: declino economico, declino sociale, declino culturale eccetera che furono spesso asincroni. Se concordemente l’età severiana viene considerata l’apice della giurisprudenza romana, la letteratura e l’oratoria, per ammissione degli stessi Romani, sembrano essersi inaridite assai prima:

Spesso mi chiedi, Giusto Fabio, come mai, mentre tempi precedenti hanno visto fiorire in tutta la loro gloria i talenti di tanti oratori eccezionali, proprio la nostra età, abbandonata e rimasta come orfana del prestigio dell’eloquenza, riesca con fatica a conservare il nome stesso di oratore; questo nome, infatti, lo diamo solo agli uomini del passato e chiamiamo invece i buoni parlatori del nostro tempo causidici e avvocati e patroni: tutto, ma non oratori.

Geograficamente, il declino non riguardò tutto l’impero nel suo complesso, ma fu differenziato: alcune aree videro una contrazione demografica accentuata e una desertificazione della vita urbana (soprattutto in Occidente), mentre altre, in Oriente conobbero una prosperità senza interruzione anche nei secoli tradizionalmente inclusi nel periodo del declino, cioè dal III al V secolo d.C.

Queste considerazioni sono quelle che occupano il primo capitolo del libro, capitolo che è ricco di grafici e tabelle, che in qualche modo cercano di “quantificare” il declino in vari ambiti come la produzione culturale, il cambiare dei flussi commerciali, il diminuire del numero dei relitti e altri.

Nel secondo capitolo, l’autore ci illustra come era gestito l’impero romano in epoca alto imperiale (I-II secolo d.C.). Nonostante in quest’epoca la burocrazia fosse molto poco sviluppata e ammontasse a qualche centinaio di funzionari in tutto l’impero, l’imperatore poteva avere un certo controllo anche delle province più remote tramite la mediazione con l’elite locali; fattore che era fondamentale per garantire la pace e un generale senso di fiducia verso le istituzioni. Paradossalmente, questa stessa struttura molto snella permetteva comunque ai provinciali di poter accedere, attraverso la mediazione di canali di clientela e di raccomandazione, ai vertici amministrativi e dell’impero. Questo, ad esempio, è testimoniato dai rescritti imperiali, che erano “risposte” che l’imperatore dava a singoli casi che gli venivano sottoposti da governatori e cittadini e che costituivano una delle sue attività legislative principali dell’imperatore.

Al tempo stesso, l’autore rileva come la corruzione, pur già presente nella vita politica romana, non fosse tale da inficiare l’efficienza del sistema. In ambito amministrativo, è proverbiale la cupidigia delle decuriae, cioè delle corporazioni che riunivano gli aiutanti di cui si avvalevano magistrati e funzionari nello svolgimento del proprio incarico. In ambito militare, essa sembra essere stata limitata ai gradi più bassi, cioè ai gradi dei centurioni, che erano soliti vendere esenzioni dai compiti faticosi, licenze e congedi ai propri legionari; altrettanto diffusa era la pratica di gonfiare i rapporti degli effettivi delle truppe per intascare così la differenza di soldi e vettovagliamento.

Tutto questo si trasforma, in peggio, con la crisi del III secolo e diventa un processo inarrestabile a partire dall’età tetrarchica. Da un punto di vista amministrativo si verifica lo sviluppo di una grande burocrazia: gli uffici raddoppiano così come le province. Dalle poche centinaia di funzionari dell’epoca alto imperiale si passa alle migliaia di funzionari del basso impero, tutti definiti “militari” e irreggimentati tramite uniformi, regolamenti e fedeltà al servizio come militari. Tale rigidità non fu però garanzia di efficienza: ogni funzionario dava per scontato che la propria carica fosse anzitutto un’occasione di arricchimento. Questo fu il fenomeno nuovo, secondo MacMullen, dell’età tardo-imperiale. Fenomeno cristallizzato dalla famosa epigrafe della città di Thamugadi in Numidia, dove vennero riportate, attorno al 360 d.C. le cosiddette sportulae obbligatorie che dovevano essere fornite dal cittadino per ogni prestazione: come se oggi ci fosse il tabellario ufficiale delle tangenti di fronte ogni pubblico ufficio! Ciò che in origine era stato un malcostume era diventato, per forza della “mala” consuetudine, legge di fatto. Anche vicende come quella del corrotto comes Romano testimoniano l’impotenza imperiale.

Nulla poterono gli sforzi degli imperatori per reprimere tali fenomeni; lo sviluppo della burocrazia coincise con una diminuzione del potere imperiale. I rescritti imperiali spariscono dopo l’epoca di Diocleziano; in molte leggi del IV secolo, addirittura, gli stessi imperatori contraddicono esplicitamente leggi da essi stessi emanate in passato ammettendo di essere stati male informati o mal consigliati (!).

Il colpo di grazia fu la diffusione della corruzione negli strati più alti dell’esercito, evento che sembra coincidere con il progressivo imbarbarimento dell’esercito e l’acquartieramento delle truppe nelle città. I numeri delle truppe fornite da alcuni storici e documenti come la Notitia Dignitatum sono pura fantasia. Gli eserciti del basso impero sono piccoli e poco combattivi, rispetto alle grandi armate della repubblica.

La conclusione del libro è l’analisi, amara, della perdita dei primi “pezzi” di territorio imperiale. Ben prima del crollo definitivo della frontiera del Reno (inverno 406-407), ampie parti del territorio imperiale erano di fatto ormai indipendenti: la Germania Inferiore, colonizzata dai barbari foederati; la remota Armorica; ampie parti della Mauretania cedute alle tribù nomadi; l’Isauria, dove nessuno osava più spingervisi; i Balcani, devastati dai Goti di Alarico in perenne movimento. Perso il controllo del territorio, l’impero era caduto.

Per concludere, il testo non è affatto divulgativo, ma è rivolto ad un pubblico di specialisti. La prosa di MacMullen è molto “densa” e l’apparato di note e appendici è imponente e spesso illuminante. Ritengo l’analisi dell’autore molto acuta, ma forse carente nell’andare a fondo delle tesi esposte: perché vi fu tale deterioramento? La causa, sembrerebbe, è da ricercarsi nell’ascesa delle classi basse (spesso barbariche) che, soprattutto attraverso l’esercito, furono in grado di arrivare ai vertici dell’impero; tale considerazione che sembra emergere (almeno a chi vi scrive) dal quadro non viene però esposta dall’autore.

LINK: https://narraredistoria.com/2022/09/1...

Profile Image for Lauren Langford.
417 reviews2 followers
April 15, 2014
This is by far the most interesting account of the decline of Rome that I have ever read. In a collapse that is described in layers of corruption, so too does the author build his argument in layers. The concluding chapter is brilliant in its effort to tie all the loose ends of the body of the argument together. It might have been a school book, but it is one of the best books I have read in quite a while.
Profile Image for Scott Stoner.
45 reviews
August 12, 2024
5 stars for info but this shit is dreadfully dense. It didn't need to be. Amazing info, conveyed by someone way too scholarly.
Profile Image for Adrian Buck.
301 reviews62 followers
August 22, 2017
There is an important ommission in this book. If the decline of Rome was due to civil and military corruption, that undermined the Empire's ability to defend itself; and that corruption was equally endemic in both parts of the Empire; then how did the Eastern Roman Empire survive another thousand years? Even if an answer can't be adequately provided in this discussion of corruption, there should be some indication of where the answer does lie; geography, demographics, strategy?

Not very accommodating for the general reader, there were plenty of references here to people and events that were unknown to me that were not explained cf Through the Eye of a Needle, Wealth, the Fall of Rome. But nevertheless a fascinating, well argued and ultimately compelling account of how the basis of Roman government and society changed from patronage system to a corrupt bureaucracy still typical of the less successful parts of the modern world. How did those modern States that are not dogged by corruption manage to avoid the Roman example? The Dictator's Handbook would argue it was achieved by increasing suffrage, but I guess cultural attitudes also play a part. These intangibles may also underlie the survival of the Eastern Roman Empire.
21 reviews1 follower
April 17, 2021
I’ve seen plenty of conservative-leaning opinion pieces that like to say “taxes” or “immigration” caused the fall of the Roman Empire. These are forcefully univariate interpretations of clearly a multivariate process. Macmullen does focus on one variable, while doing a nice job of emphasizing the diverse conditions in the late Roman Empire, both temporally and geographically.

Sure, drawing parallels between Rome and the 21st century west is a tired old horse “but who can observe the will of a great empire dissolving in the uncontrolled impulses of private enterprise ... without wondering if there may not be some lesson here?” It’s too easy!
Profile Image for Colin.
Author 5 books140 followers
January 26, 2010
This book was incredibly dry and dull, and did not really convince me at all of its alleged thesis that internal corruption showed a measurable decline in the Roman empire before the more startling military and economic collapses. I wouldn't really recommend it to anyone.
Displaying 1 - 8 of 8 reviews

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