Büyük toplumsal hareketler ve çağdaş üretim saplantısı arasındaki ilişkileri çözümleyen Jean Baudrillard, güçlü bir Pazar ekonomisi tarafından dayatılan nirengi noktalarına karşı çıkmış bir kuşağı etkileyen sorunsalın tam merkezinde yer almaktadır. Dünyanın “sanallaştırılmasına”, her yerde geçerli olan bir gösterge “ticaretine”, saydamlığın (demokrasinin) göz boyamaya dayalı erdemleri ve ticari değer adlı kandırmacalara simgesel simgesel değiş tokuş düzenine ait sınır tanımayan cömertlik, ayartmanın meydan okuyuculuğu, sonsuza dek sürüp gideceğe benzeyen bir rastlantısallık/belirsizlik ve yazgının değiştirilebilirliğiyle karşı çıkmaktadır. Kışkırtıcı ve paradoksal olduğunu iddia eden bir düşüncenin baştan çıkartan işlemcileri olarak adlandırılabilecek on iki anahtar sözcük, düşünürün metinlerdeki temel fikirleri, estetik ve pedagojik niteliklere sahip aydınlatıcı bir alfabe gibi sunmaktadır.
Son derece özgür bir yaklaşım ve herkesin anlayabileceği bir şekilde ele alınarak gerçekleştirilen bu kitapta Jean Baudrillard’ın belli başlı felsefi kavramları açıklanmaya çalışılmaktadır.
Jean Baudrillard was a French sociologist, philosopher and poet, with interest in cultural studies. He is best known for his analyses of media, contemporary culture, and technological communication, as well as his formulation of concepts such as hyperreality. Baudrillard wrote about diverse subjects, including consumerism, critique of economy, social history, aesthetics, Western foreign policy, and popular culture. Among his most well-known works are Seduction (1978), Simulacra and Simulation (1981), America (1986), and The Gulf War Did Not Take Place (1991). His work is frequently associated with postmodernism and specifically post-structuralism. Nevertheless, Baudrillard had also opposed post-structuralism, and had distanced himself from postmodernism.
This book feels like the Rosetta Stone for Baudrillard, an essential tool for anyone interested in digging deeper into his thought and philosophy. Easy to read though very layered it presents his key terms and a brief exploration of what the word means when placed in the context of the modern world. An important look at the need for a redefined duality over a singularity that will leave us without choice and as I think he is going for, lifeless.
Recommended for anyone interested in delving into his work or graspable and enjoyable philosophical exploration.
Me topé con este breve libro en La Ventana, estaba buscando uno de Luis Felipe Fabre, cuando este, que estaba mal acomodado, simplemente captó mi atención.
El nombre no me es nada desconocido, digo, a estas alturas, ¿quién no sabría nada de Baudrillard?
Filósofo, sociólogo, crítico... este wey parecía ver un mundo que planteaba cuestionamientos constantes al respecto de la posmodernidad, y como en esta obra: la hiperrealidad.
El libro vagó del librero al sillón y del sillón a la mochila sin que avanzara mucho en su lectura, ¿por qué lo compré? Algo que leí hojeándolo en la librería me gustó como para agregarlo a mi tema de tesis que versa sobre la "identidad digital", sobre la "huella digital".
Al leer más a profundidad, terminé descubriendo, que todo el libro en sí, como el de Solé, me permiten abarcar un poco más mi tema de investigación, dotarlo de una perspectiva filosófica que estaba dejando fuera, o que mejor dicho, no había vislumbrado.
En apenas unas viñetas, y acomodando todo como en una especie de diccionario mínimo Baudrillard desarrolla temas que van desde definir el objeto, la seducción, el valor, la imposibilidad del intercambio, lo obseceno, lo virtual, el intercambio simbólico, la transparencia del mal, el crimen perfecto, el destino, la dualidad; sin embargo, esto solo son eso, cnceptos, que le permiten desarrollar su idea de que en la actualidad, las contraseñas, las palabras de acceso, significan o pueden significar todo.
Son pequeños puntos de entrada a explorar nuestra realidad actual a los ojos de una visión crítica.
I have to call bullshit on this silly book. Like a lot of people I read Baudrillard with interest and glee back in the '80s. I picked this up in a thrift store for two bucks and thought it'd be fun to refresh what I had so enjoyed way back in the day. Upon closer examination, however, this book is a total scam. If you've read Baudrillard's actual books there's nothing new, if you haven't--as many other reviewers here have pointed out--this is at best a tease and at worst incomprehensible. It's B.'s "15 notes toward explaining my oeuvre to a group of undergrads." It should have been a xerox (oh, how dated am I!?!?!) distributed on the first day of class. Instead, Verso, a division of New Left Books, the erstwhile British Marxist press, have given it a beautiful glossy cover of a fog-shrouded highway (I hear Michael Palin's voice shouting "Oh, what a giveaway!"), oversized it, and slapped a $20 price tag on it. Isn't it nice that I can critique Verso's capitalist strategies with the concept of conspicuous consumption--which I first read about in Verso Books back in the '80s. This, like most of the things one reads in the news today, invokes the cliche of not knowing whether to laugh or to cry. Actually we all know we will only shrug because we no longer care enough to either laugh or cry and that again makes me wish I could still laugh or cry about all of the bullshit piling up around me.
It took this review seven years to get a like. Re-reading I think it's one of my best!
6.Libro introductorio para entender a baudrillard si lo hubiera leido antes tal vez hubiera tenido una nota distinta. Pero ya tuve el enfrentamiento de su terminologia antes asi que solo es interesante como repaso
Quando incontro un certo gruppo di parole sono certo che sto navigando lo stagno accademico di una disciplina più vacua che misteriosa.
"Radicale", "Complesso" (in locuzioni come: Il modo in cui X ha articolato la sua proposta si inserisce in modo complesso all'interno del contesto dialettico etc"), " decisiva influenza", "profonda influenza" (sempre su settori inventati dello scibile che spesso sono una pietosa allegoria per il gruppetto di turno).
è abbastanza scoraggiante vedere la credulità delle persone al ritmo delle parole, la tendenza di alcuni a cercare una menzogna di cui vivere verbalmente, polemicamente, autocompiacentemente, fino a crederci con tutto l'ardore del parassita intellettuale.
I loro lettori, in cerca di ispirazioni, testimoniano il miracoloso processo per cui l'inebetimento dovuto alla confusione mentale si trasforma in un'apparente coesione grammaticale, in forma di cateratte di lessico.
Sicuramente è difficile non dire qualcosa di vagamente sensato in mezzo a questa palude di retorica, tra l'altro abbastanza scadente. Quantomeno è difficile che non si trovi una coppia tra una persona e un'interpretazione tale da estasiarsi di un recondito senso trovato in questo guazzabuglio, magari grazie a qualche bell'aforisma o qualche entimema scovato qui e là.
Una certa schiera di letteratura filosofica sembra davvero una banda di frustrati che non sono mai diventati né letterati né scienziati.
LIBRO
Questo libro è di quel genere che cerca di accattivare con una specie di aura trasgressiva che "elude i generi". Questo è già un segnale allarmante di immaturità- per non dire di codardia.
Ma perché avere pregiudizi, non è vero? Vivant lumina... No, rationis non lo posso dire.. sarebbe così reazionario.. e mica vogliamo incorrere nelle ire dei liberali, i quali..
Invece di lanciarmi entusiasta dietro questo fuoco fatuo digressivo, tra il pamphlet, il saggio e il virtuosismo, per rinvenire in questo fiacco inizio l'indizio di un'importante rivoluzione, continuiamo col libro, con una povera e umile disamina dei suoi contenuti.
Trovandomi così privo di categorie limitanti e classificazione riduttive e superficiali (!!), mi appello all'indice.
Ci sono 14 parole chiave, più una piccola introduzione e un simpatico epilogo. Ecco le parole chiave:
Intro.
1. Oggetto
2. Valore
3. Scambio simbolico
4. Seduzione
5. Osceno
6. Virtuale
7. Aleatorio
8. Caos
9. Fine
10. Delitto perfetto
11. Destino
12. Scambio impossibile
13. Dualità
14. Pensiero
Ep. Battuta finale
Prima che arrivino i paladini di Baudrillard a dire che bisogna essere preparati sulle sue opere, avverto subito che non giudico il PENSATORE ma il LIBRO (le cose che vi sono espresse).
Precisato questo, veniamo alle mirabolanti stupidaggini che troviamo scritte.
Capisco perfettamente come si possa interpretare con "profondità e apertura mentale e inarrivabile intelletto" certi passaggi, ma forse codesta intelligenza non è così elevata, se non sente lo stridio e l'attrito del periodo, l'occasionalità delle connessioni, la slegatezza generale del pensiero e del testo, poi con indubbia astuzia presentate come "gioco", come "pensiero catastrofico".
La premessa è interessante. Baudrillard parte da una posizione che è ha un aspetto di curioso "nominalismo genetico", vale a dire che sono le parole a generare pensieri, non solo i pensieri a generare il tentativo di tradurli il parole.
Inoltre, promette ancora meglio quando scrive ispirato alla prima parola chiave, OGGETTO. Si dichiara interessato "a cosa "si dicono" gli oggetti", perché a lui il soggetto non interessa (troppo di moda dire che ci sono soggetto e oggetto, meglio inventarsi un interesse dicendo il quale al primo appuntamento non si appare banali).
Cita Sartre (che nella Nausea ha espresso in maniera esemplare quello che qui Baudrillard rigurgita) e Bataille (la parte maledetta, un po' più altisonante) per riferirsi al fatto che gli oggetti straripano dalla forma ideale attraverso cui il soggetto li filtra e li accomoda al suo territorio d'uso.
Giustissima osservazione che l'oggetto non è inerte e che irrompe nel mondo del soggetto. Ma mi sfugge chi abbia pensato che la materia fosse inerte nel senso che il mondo se ne resta fermo per essere studiato e contemplato. L'estraneità di certi filosofi alle pratiche scientifiche (che spesso desterebbero assai più ammirazione che deformazione descrittiva) non cessa di sorprendermi.
Ma caro Baudrillard, se la verità è ebbrezza (di vivere, di ineffabile, di inafferrabile, di irrazionale etc etc), è anche vero che prima è uva. Ma allora, è proprio necessario fare la volpe?
Comunque sia, questa sezione sull'oggetto, a parte il fatto di apparire come appunti di un qualsiasi studente un po' acculturato della triennale con un po' più di sicumera degli altri (o confidenza, se piace di più), non è male.
Questa sezione si conclude dicendo che l'oggetto "mette a nudo gli strumenti, li rende enigmatici". Poetico e decisamente interessante.
Ma attenzione, che a partire da qui assistiamo a un collasso ciclopico.
La sezione 2 ispirata alla parola (iap da ora in avanti, perché se dico "sul valore" poi mi si dice che non ho capito quanto il superbo Baudrillard non parlasse DI oggetti, come su cose inerti, ma ispirato dalle parole SLEGATE dalla loro funzionalità di corrispondenza etc etc, e siccome non voglio farmi crescere la barba dalla noia non insisto), la sezione 2 insomma parte con delle castronerie che un liceale di intelligenza MEDIA che abbia letto la sezione su Kant della sua antologia non avrebbe scritto.
"La trascendenza si origina dalla manipolazione dei valori".
"trascendere" significa " andare al di là" di qualcosa. Possiamo usarlo in senso teologico-platonico, nel senso che la croce di legno "trascende" la realtà materiale, perché ci mette in comunicazione con lo Spirito mediante il suo simboleggiare la passione di Cristo; oppure lo possiamo usare in senso epistemologico (come fa Kant) per indicare quella conoscenza che esula dal campo della nostra esperienza (e che quindi riguarda la ragion pratica, la morale, l'agire secondo la legge morale del bene o del male dentro di noi senza bisogno di conoscere le ignote conseguenze).Possiamo anche interpretarla come un generico superamento, sia empirico (esperienza trascendente quelle di prima rispetto ad una qualche qualità) sia tecnico (la relatività generale trascende la meccanica celeste di Newton, nel senso che la include come un suo caso particolare).
Possiamo anche usarla come ora va di moda nei video di motivazione, nel senso cioè di valutazione che va al di là del piacere immediato e in vista di un obiettivo futuro di maggiore importanza. In questo senso religioso degenerato in psicologia la parola è simile a "lungimiranza".
Ma Baudrillard non è mica un tale sempliciotto. Ci informa che lui intende trascendere dal VALORE Quale valore? Valore di scambio, di uso (economici), valore morale ed estetico (che vigliacchissimamente, per insicurezza di incorrere nei critici dell'esaustività, come se Baudrillard ci desse il 10% di quello che sa davvero, presenta così:
PER ESEMPIO il bene e il male (per la morale) o PER ESEMPIO il bello e il brutto (per l'estetica).
Come PER ESEMPIO? è evidente che in quel momento, quando ti manca un'ebbrezza da lettura di libri complicati, in un momento di rara lucidità in cui non corri subito a cercare l'ispirazione per un torrente di parole, tu capisci in modo CHIARO E DISTINTO ;) che la morale indaga i confini del bene e del male, così come l'estetica indaga le esperienze del bello e del brutto. Ma non sia mai dire qualcosa di così CATEGORICO, di così CHIARO, penseranno che sei uno scemo superficiale!!
E infatti, per una specie di paura per la chiarezza appena accennata, Baudrillard ci continua a deliziare con delle corbellerie di primo rango:
Il piacere delle parole, nel ritmo della poesia, trascende il loro significato.
Sì, caro Baudrillard, ma ATTRAVERSO il loro significato. Puoi scrivere anche dei trattati sul fatto che il valore delle parole non si riduce al riferimento, alla corrispondenza, alla computazione etc etc, ma di fatto un qualche significato ce lo hanno, e il loro valore è semplicemente la loro scelta e la loro adeguatezza al fine e al tema. Oltre questo, come noi poveri mortali sappiamo, le parole NON HANNO SENSO.
Potevo ancora interessarmi ad una specie di trattazione siffatta: le parole sono una geometria magica. Infatti, come vediamo certe combinazioni di colori che colpiscono l'occhio con una certa frequenza destare le crisi epilettiche, così certe combinazioni di figure, linee possono colpire l'occhio e destare effetti notevoli.
Però, il nostro affabulatore non aveva le prove empiriche né la bravura letteraria per supportare un simile saggio.
E allora cosa fa? Bene, se dico 3 sciocchezze di fila, magari si cancellano? E la spara grossa. Secondo lui, i CONTRATTI, a differenza dei PATTI, sono tali che permettono la sostituibilità degli attori coinvolti. Evidentemente Baudrillard temeva per la sua cattedra, oppure non ha mai appaltato dei lavori. Il contratto in economia ha sicuramente anche un significato antropologico di forma di cooperazione, ma non è qualcosa di campato in aria sulla "astrattezza dei suoi termini". Qualcuno rassicuri il povero Baudrillard che se avesse firmato un contratto per ristrutturare la casa, ebbene la ditta scelta avrebbe avuto RECIPROCA responsabilità di fare proprio la sua casa, e non a qualcun altro. Baudrillard ignora l'ELEMENTARE fatto che il contratto è per sua natura asimmetrico: c'è un appaltante (che fa una promessa) e un appaltatore (che chiede una prestazione). Ma queste sono quisquilie per il nostro eroe, e lui continua a blaterare a casaccio per qualche altra pagina.
Passiamo allo SCAMBIO SIMBOLICO, titolo peraltro di una sua opera più estesa. Ma SE quest'opera più estesa sia valida non so. Quello che so per certo è che questa sezione è DELIRANTE, roba da sbellicarsi.
"La reversibilità appartiene continuamente a vita e morte, bene e male, a tutto ciò che che ABBIAMO ORGANIZZATO in valori antitetici, alternativi." p.22
Letteralmente questa frase è falsa. è così basilare notarne la falsità che non si può fare altro che pensare ad una specie di "senso del ritmo" dietro la sua formulazione. Infatti 1. non mi risulta che la morte sia reversibile, né che il male possa essere disfatto per farne del bene o viceversa (sebbene sul fronte del bene che diventa male ci sia stato parecchio impegno, ma in quel caso c'è una spiegazione più verosimile: si catturava la fiducia facendo del bene in vista di fini malvagi). 2. è assolutamente ridicolo dire che ABBIAMO ORGANIZZATO la vita e la morte, il bene e il male in valori antitetici. SONO valori antitetici. E a tutti i cavillosi invito a dire se un pedofilo (che è MALE senza appello) è reversibile. Andatelo a dire a chi ha subito il male. Il mondo è ingiusto in due sensi: a volte il bene capita ai malvagi e a volte il male a chi si comporta bene. Nondimeno, si parla di SORTE, CASO, FORTUNA, e non che "al male e al bene come valori antitetici appartiene la reversibilità". Questa è una frase senza alcun senso. Un bambino normale delle elementari a cui si spiega il significato di reversibile saprebbe che questa frase non ha senso.
Pensavo fosse un errore di traduzione, ma subito più avanti si capisce perfettamente che o Baudrillard non ha la minima idea di cosa voglia dire Reversibile (qualcosa può tornare allo stato iniziale da cui è cambiato) oppure la traduzione è completamente sbagliata:
"Reversibile è l'affermazione di una cosa ad esclusione dell'altra".
Ma andiamo avanti con la parola chiave SEDUZIONE. Se no, come si fa ad essere alternativi, se non si usa una parola di pertinenza sessuale e poi si fa vedere quanto le persone limitate di mente confinano la parola al sesso, e di quanta superficialità c'è nell'antitesi dei generi sessuali binari, come si fa ad essere un vero intellettuale? Qui Baudrillard ci informa che
"Seduciamo le cose deviandole dal loro valore verso il simbolo".
e ci istruisce con altre massime di vita della stessa, massima importanza, quali:
"Intendo il femminile come superamento dell'opposizione tra maschile e femminile e annullamento dell'identità sessuale."
"Il mondo della produzione ha il potere, ma la potenza è schierata dalla parte della seduzione." (p.30)
E poi ci delizia anche con una bella voltagabbanata:
"[la seduzione] Non nega il valore accumulativo-produttivo, ma lo mette in gioco."
Qui quasi me la posso fare addosso dal ridere. E inoltre:
" [la seduzione] è il più potente sistema di produzione- ricchezza, senso, godimento- a cui pertanto gli altri sono SUBORDINATI."
A quando la catena di bordelli Baudrillard?
Mi ricorderò sempre la mia lettura di "l'essere e il nulla" di Sartre. Ad un certo punto, dopo un'analisi di stampo heideggeriano di certi autori come Spinoza etc. Sarte se ne viene fuori con una frase che cito a memoria: "Questo atteggiamento, ci pare la malafede." Se prima credevo ancora di cercare, povero classico e ingenuo ragazzo 19enne, la verità, o anche solo un insegnamento nel libro di Sartre (e tradizione), qui fu un punto di svolta. Dopo avere passato le ore successive a cercare di capire il passaggio che conducesse a questa "verità", avendo incolpato me stesso di ignoranza e di poca apertura mentale, mi sono reso conto che Sarte, semplicemente, aveva formulato un'opinione, o, per fare come lui, con un po' più di aderenza, diciamolo in modo più fenomenologico: "Sartre l'aveva BUTTATA Lì." Sartre è salvabile perché fu anche un letterato, e La Nausea è un ottimo libro. Ma di certo non c'è da scervellarsi dietro caterve di opinioni (quasi tutte false) sputate a suon di giri di parole fino a comporre libroni enormi: il tesoro non vale la sforzo.
Perla a conclusione di questo raffazzonato dizionario filosofico:
"n un mondo che vuole eliminare la morte e la negatività, liberarsene, il pensiero deve svolgere il ruolo di precursore del disastro, essere il protagonista del gioco della catastrofe e fomentarlo."
Ah davvero? Baudrillard sei proprio un burlone. L'ultima oscenità che hai fatto è probabilmente mangiare della cioccolata o comprare un brutto copridivano e te ne vai a predicare che il filosofo è un predicatore del caos. Ma per favore, abbi un po' di dignità.
E che aspettarci del resto, se con la parolina magica "gioco" l'autore ci avverte fino dall'inizio che non è in grado di pensare, e che le parole produrranno pensieri per lui? ma lui lo dice in modo diversissimo e profondissimo e tale che i suoi seguaci mi obietteranno anche l'anima ;)
Spero di avervi fatto ridere abbastanza, perché sapere ridere dei mali che non possiamo curare, come diceva il Leopardi, è davvero una grande virtù. E Ridere è una medicina economica, con effetti collaterali risibili nel più dei casi, come ricordava anche Byron.
E perché, quindi, non ridere del non senso? Di certo è meglio che pubblicarlo, e ancora meglio che comprarlo ;)
oooo, passwords? what a fabulous idea for a book, for a theory, for a topic to write about. I love language. I love different ways of thinking about and understanding the world. Honestly, I love Baudrillard. I can't wait to read this book.
I hadn't thought this book would be as useful as it turned out to be for me. As such it is just a thin volume made up of 16-something short 4-5 page pieces on different concepts and ideas that Baudrillard has dealt with throughout his career, such as, Object, Value, Seduction, Obscene, The Virtual, The Perfect Crime, etc. It was published in 2000 so it gives us a Baudrillard that has done most of his theoretically important writings already, has gone from his Marxist-structuralist phase to a properly 'postmodern' one, and is looking back at his oeuvre.
But then, is it an introduction? No, do not make the mistake of thinking this book an introduction to Baudrillard, you'll be totally lost if you get into this without having a good solid idea of what all Baudrillard has written already. System of Objects, Symbolic Exchange and Death, Simulacra & Simulation, The Perfect Crime, etc., are texts you need to already have a rough idea of.
Then how is this text useful? Well, it is useful in how it allows one to cull out a consistent, or rather, a full picture of Baudrillard's thought, which is impossible to get from reading any one or two of his texts, and still extremely difficult from having read most of his important works. By way of looking back at these important concepts, Baudrillard reveals a consistent line that can be traced from 1968 to 1981 and 1995, and in allowing one to do that, this text is useful, as it was to me when I was writing a paper using Baudrillard.
Contrary to the description on Goodreads, I contend that rather than giving us many entry points into Baudrillard, this book allows us the opportunity to excavate a full Baudrillard from under the many different essays presented in the book.
"I attempt to free myself from a referential, teleological thinking precisely in order to pursue the play of a thinking which is aware that something else thinks it."
This is a very interesting read...I've not heard any other contemporary thinker convey such deep, complicated thoughts with this level of brevity and clarity. Through a discussion of "the virtual," Baudrillard analyzes life under what Heidegger called Technicity, advancing the discussion in light of modern hyper-competitive, finance-driven capitalism and the advent of previously unimaginable technologies. As I understand it, Baudrillard's thesis is that human life has always featured some medium of exchange, but in the modern world exchange has become increasingly symbolized and virtual, which makes it harder to grasp both what is real and what signifies the real. For Baudrillard, this propels us towards a profound uncertainty. Written in 2003, it is hard to ignore the prescience of his analysis.
Daha önce dediğim gibi Baudrillard okumayı seviyorum. Kuramını da ilginç ve ilgi çekici buluyorum. Bu sene buna yönelik bir miktar okuma yaptım. Bu eser de yazarın kuramına dair anahtar sözcükleri daha detaylı anlatıyor. Bu da kuramı anlamak veya kurama dair ayrıntılı okuma yapmak isteyen okurlar için çok değerli. Terimler gayet anlaşılır bir dille anlatılmış. Daha sonra tekrar tekrar dönüp bakılabilir. Son sözden. "Ölümü, olumsuzluğu kesinlikle ortadan kaldırıp, onlardan kurtulmak isteyen bir dünyada düşünce, bir felaket habercisi rolü oynamak, felaket oyununun bir kahramanı olmak ve kışkırtmak zorundadır. Ancak bu düşünce aynı zamanda insanca olmak, insan konusunda kaygılanmak ve bunun için de iyi ve kötü, insanca olan ve olmayanın nasıl ters yüz edilebileceğini bulmak durumundadır."
As clear as Baudrillard gets, but by no means an introduction to his thought. It should be rather viewed as clarification of some terms than full philosophy book, so having grasp of philosophical inquires and observations he had been building since late sixties is definitely must - Simulacra, Symbolic Exchange, La seduction - at least one of them is required I'd say.
Other amazing thing is that it is full Baudrillard's thought in nutshell - from the late sixties to early zeroes. Starting from Value, through Symbolic Exchange and so on, wequite simple summary of all Baudrillard's bibliography.
Will be probably great if you'll ever get lost reading other stuff of this sad, nihilistic post-Plato guy.
Baudrillard grew on me so quickly — he seamlessly connects one idea into the next, and even when he introduces seemingly left field analogies they usually end up making sense later. I don’t even think I agree with his point that the digital world wrongfully reconfigures reality, but I got on board with a few parts of his argument (the value of seduction and obscurity, the illusion of conquering the object, and progress as something we lack control over). I’ve also never written so many question marks on a book ever, but this essay won me over.
We live in the world Baudrillard describes, a world of semiotic and teleologic collapse, where the of the physical and the metaphorical, the referent and its sign has imploded and rebounded in on itself, where meaning is what we make it and where we are ever more lost than before even as we try to push the boundaries of understanding and explanation.
Baudrillard's genius is at work here in this short volume, and it serves as a good--if frustratingly incomplete and lacking in detail--introduction to his work.
Like a lot of other reviews have said, this one tends towards abstraction on account of it's sparseness. Many of the terms he uses eventually get their own chapters, so once you get to the end, you understand the whole more. But for the most part this is an overview of concepts with very little direct analysis and few examples of the thought being put into practice.
Sorte d’abécédaire de Baudrillard dans lequel il revient sur quelques grands concepts de sa pensée (valeur, échange symbolique, séduction etc.) et articule ces concepts précieux entre-eux.
Le livre ne se suffit pas à lui-même mais à le mérite d’offrir un panorama accessible et bref aux concepts fomentés par l’un des plus grands penseurs contemporains.
Passwords, as an/the entry point(s) into the dialectics of semantics - does away with the duality of the subject and its object. Refocuses on the subjectivity of the object and the objectivity of the subject. Rightly describes, ‘weavers of spell and magic’ or ‘passers’ or ‘vehicles of ideas’ - words are beares and generators of ideas.
Espectacular escrito corto, recopilación de pensamientos del francés al comienzo del siglo. Es una especie de discusión de conceptos metafísicos y sus puntos de fuga para aplicar a diferentes cosas, es una herramienta más que un libro sobre algo concreto. Me gusta mucho este estilo y es una lectura amena y profundamente poderosa para pensar procesos comunicacionales. Recomiendo.
Insightful but very very short and its hard to get a grip on his ideas. I love jean baudrillad writings but definitely this is very brief with alot of unexplored ideas. To understand this book you have to read his other books.
This is the most approachable Baudrillard book. A great one to start with. Much more coherent and humble than simulacra and simulation. Even though it came out so much later, this is probably the best place to embark.
There was much in this book that I felt I couldn’t understand with my current knowledge. Nonetheless, several parts were interesting, and it still seems like it was worth the read.
A glossary of sorts to a number of words/ideas key to Baudrillard's philosophy, each accompanied by a short essay so inscrutable as to be nearly poetic.
66 pages in and Baudrillard sounds a bit like an old blowhard in this book. (Makes sense - he was 84 when it was published). So far I'm half intrigued and half suspicious of the passages I've read. There's some good stuff here - the sections on Value, Symbolic Exchange and The Obscene have really interesting ideas for sure - but others continue in an outdated vein of fearmongering about technology, the image-saturation of society leading to an eventual implosion of meaning, etc. I think this vein of thought is tired.
For instance: "But in the perfect crime, it is the perfection that is criminal. To perfect the world is to finish it, to fulfil it - and hence to find a final solution for it." [Note: the reference to the Holocaust with 'final solution' is intentional here] "...I have in mind the parable of the Tibetan monks who, for centuries, have been deciphering all the names of God, the nine billion names of God. One day they call in the people from IBM, who turn up with their computers, and within a month they have finished the whole job. Now the monks' prophecy said that once this listing of the names of God was finished, the world would come to an end. Obviously the IBM people do not believe this but, as they are coming back down the mountain, with their inventory completed, they see the stars in the sky extinguished one by one. This is a very fine parable of the extermination of the world by its ultimate verification, which perfects in with calculations, with truth." (p 65-66).
So, here's a basic Baudrillard parable of simulacra 'exterminating' the original. In other places in the book, he problematizes notions of 'original', 'end' etc., but still speaks about some mythical, previous state of society with nostalgia: "...If there is no longer any end or finitude, if the subject is immortal, then he no longer knows who he is. And it is this immortality that is the ultimate phantasm of our technologies." (p 62).
I much prefer when his attitude leans towards the Utopian: "Perhaps we are always in a dual morality... There might be said to be a moral sphere, that of commodity exchange, and an immoral sphere, that of play or gaming, where all that counts is the event of the game itself and the advent of shared rules.... Exchange must never have an end, it must always increase in intensity, possibly continuing until death. Gaming might also be said to be of the order of this form of exchange, in so far as money no longer has any fixed value within that sphere, since it is always put back into circulation according to the symbolic rule - which is clearly not the moral law. In this symbolic rule, money won must in no circumstances become commodity value again; it must be put back into play within the game itself." (p 11-16). I think he's still imposing a value judgment here, but the concept of game over commodity exchange I think is full of Utopian potential.
* * * Update: no update. The 2nd half didn't redeem any of the stuff I didn't like here. I think the strongest passages were nearer to the beginning of the book.