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Hild - parte 1 (cap. 1 - 9)
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Il primo impatto che ho avuto iniziando Hild è proprio il fatto di non essere un romanzo immediato o leggibile scorrevolmente.
In primo luogo, proprio per il linguaggio, per l'intento mimetico dell'autrice nei confronti della lingua del tempo, utilizzandone alcuni vocaboli chiave.
Questo (a causa della mia ignoranza dell'inglese antico) non mi ha di certo agevolato (per fortuna il glossario dà una mano), anche se ho apprezzato l'intento.
La ricostruzione storica si vede essere basata su studi e ricerche, non improvvisata. A dire il vero, forse è fin troppo dettagliata - nel senso che in questi primi capitoli mi chiedevo se fossi alle prese con un saggio storico o un romanzo.
Per quanto sia interessante saperne di più su un'epoca che conoscevo in modo approssimativo, mi chiedo: è giusto che un romanzo storico abbia basi solide e den documentate (almeno io ho percepito che Hild sia così), ma quanto spazio c'è allora per la storia "inventata"? Se penso, ad esempio, ad alcuni libri di historical fiction di Guy Gavriel Kay, mi sembra di essere di fronte a due cose completamente diverse.
Hild per il mio gusto soffre di eccessiva parte storica, tanto da diventare un po' macchinoso e ripetitivo.
Forse nei capitoli successivi "accadrà qualcosa".
La nostra protagonista all'inizio mi è sembrata una pedina nelle mani della madre, ma ben presto ho trovato fosse di suo molto scaltra e sveglia da saper gestirsi da sola. Di sicuro le è stato assegnato un ruolo difficile e il fatto di dover essere infallibile, dire sempre le cose giuste, avere sulle proprie spalle un pesante fardello, probabilmente segneranno a fondo il suo carattere - sarà curioso vedere in quale modo.
Ammetto che già in questi primi capitoli Hild ha iniziato ad essermi alquanto antipatica; di sicuro non sono riuscita ad empatizzare con il suo personaggio.
Interessante il valore e il ruolo che l'autrice dà alle donne (quelle di nobile famiglia, almeno), che pur dietro le quinte riescono ad avere un'importante influenza. Non so se storicamente ciò fosse vero, oppure donne simili siano esistite come casi davvero sporadici.
In primo luogo, proprio per il linguaggio, per l'intento mimetico dell'autrice nei confronti della lingua del tempo, utilizzandone alcuni vocaboli chiave.
Questo (a causa della mia ignoranza dell'inglese antico) non mi ha di certo agevolato (per fortuna il glossario dà una mano), anche se ho apprezzato l'intento.
La ricostruzione storica si vede essere basata su studi e ricerche, non improvvisata. A dire il vero, forse è fin troppo dettagliata - nel senso che in questi primi capitoli mi chiedevo se fossi alle prese con un saggio storico o un romanzo.
Per quanto sia interessante saperne di più su un'epoca che conoscevo in modo approssimativo, mi chiedo: è giusto che un romanzo storico abbia basi solide e den documentate (almeno io ho percepito che Hild sia così), ma quanto spazio c'è allora per la storia "inventata"? Se penso, ad esempio, ad alcuni libri di historical fiction di Guy Gavriel Kay, mi sembra di essere di fronte a due cose completamente diverse.
Hild per il mio gusto soffre di eccessiva parte storica, tanto da diventare un po' macchinoso e ripetitivo.
Forse nei capitoli successivi "accadrà qualcosa".
La nostra protagonista all'inizio mi è sembrata una pedina nelle mani della madre, ma ben presto ho trovato fosse di suo molto scaltra e sveglia da saper gestirsi da sola. Di sicuro le è stato assegnato un ruolo difficile e il fatto di dover essere infallibile, dire sempre le cose giuste, avere sulle proprie spalle un pesante fardello, probabilmente segneranno a fondo il suo carattere - sarà curioso vedere in quale modo.
Ammetto che già in questi primi capitoli Hild ha iniziato ad essermi alquanto antipatica; di sicuro non sono riuscita ad empatizzare con il suo personaggio.
Interessante il valore e il ruolo che l'autrice dà alle donne (quelle di nobile famiglia, almeno), che pur dietro le quinte riescono ad avere un'importante influenza. Non so se storicamente ciò fosse vero, oppure donne simili siano esistite come casi davvero sporadici.
In generale trovo difficile empatizzare con qualsiasi dei personaggi che a volte sono piuttosto macchinosi nell'azione all'interno del romanzo: si perde il gusto del coinvolgimento - che non saprei come altrimenti definire - per una visione dal taglio più didattico - storica.
Tra l'altro bisognerebbe effettivamente capire quanto sia "inventato": leggendo wikipedia ho avuto la percezione che buona parte dell'infanzia di Hild fossero state create/adattate dall'autrice; la presenza di personaggi dichiaratamente di fantasia non aiuta certo nel dipanare il problema.
Rispetto a Gavriel Kay c'è un baratro, nei romanzi dell'autore c'è di nuovo tutto il gusto del racconto e di farsi raccontare una storia, Hild patisce molto del dettaglio storico che sinceramente sto trovando molto pesante da reggere.
Tra l'altro bisognerebbe effettivamente capire quanto sia "inventato": leggendo wikipedia ho avuto la percezione che buona parte dell'infanzia di Hild fossero state create/adattate dall'autrice; la presenza di personaggi dichiaratamente di fantasia non aiuta certo nel dipanare il problema.
Rispetto a Gavriel Kay c'è un baratro, nei romanzi dell'autore c'è di nuovo tutto il gusto del racconto e di farsi raccontare una storia, Hild patisce molto del dettaglio storico che sinceramente sto trovando molto pesante da reggere.
Anch'io credo che la storia personale di Hild (non essendoci fonti) sia stata creata dall'autrice, come afferma nella postfazione.
E qui sta il punto (o il problema) per me: hai tra le mani la possibilità di far vivere un personaggio femminile molto interessante, "inventandoti" la sua vita, le sue emozioni; perché me lo racconti come un pezzo di saggistica (alla prossima tappa avrò altro rant al riguardo ;))?
E qui sta il punto (o il problema) per me: hai tra le mani la possibilità di far vivere un personaggio femminile molto interessante, "inventandoti" la sua vita, le sue emozioni; perché me lo racconti come un pezzo di saggistica (alla prossima tappa avrò altro rant al riguardo ;))?
Francesca wrote: "Anch'io credo che la storia personale di Hild (non essendoci fonti) sia stata creata dall'autrice, come afferma nella postfazione.
E qui sta il punto (o il problema) per me: hai tra le mani la poss..."
Ma anche come un pezzo di legno... cioè, capibile che essendo la luce guida non può apparire "spontanea" alla corte, ma un po' più di emotività interiore potrebbe trasparire.
Adesso sono al 65% ma non è certo una lettura leggera.
E qui sta il punto (o il problema) per me: hai tra le mani la poss..."
Ma anche come un pezzo di legno... cioè, capibile che essendo la luce guida non può apparire "spontanea" alla corte, ma un po' più di emotività interiore potrebbe trasparire.
Adesso sono al 65% ma non è certo una lettura leggera.
Francesca wrote: "Per quanto sia interessante saperne di più su un'epoca che conoscevo in modo approssimativo, mi chiedo: è giusto che un romanzo storico abbia basi solide e den documentate (almeno io ho percepito che Hild sia così), ma quanto spazio c'è allora per la storia "inventata"?"
a me è proprio quello che piace dei romanzi storici: il mix perfetto di storia e finzione, che non devo essere in grado di riconoscere. Esigo che ci sia credibilità nelle psicologie, per dire, e nei meccanismi emotivi - che comunque si sono in parte evoluti nel tempo.
L'autrice parte in effetti avvantaggiata sotto questo punto di vista: moltissimo spazio viene concesso all'invenzione, a parte alcuni dati fondamentali; ma trovo la sua scrittura di una pesantezza rara.
non tanto per l'inserimento di termini dell'inglese antico (anche se pure quelli non hanno aiutato...) quanto perché la trovo veramente troppo dettagliata: e se capisco che per certe cose sia necessario per mostrare il tipo di mente di Hild, volta a raccogliere e analizzare informazioni (da qui tutti i pistolotti semi-incomprensibili, almeno per me, sulla politica locale...) dall'altra mi sembra, cinicamente, un puro sfoggio di erudizione.
Apprezzo che non ci siano rigurgiti informativi, ma anche questo è a doppio taglio. è effettivamente più faticoso seguire le vicende.
Sul ruolo delle donne sono convinta che proprio in tempi e società come quelle le donne agissero nell'ombra e influenzassero notevolmente la politica agendo con i loro mezzi; e trovo l'intrigantissima madre di Hild un personaggio interessante, anche se un po' inquietante nel percepire le figlie principalmente come pedine in un gioco di potere; ma son d'accordo con voi che non ho empatizzato con nessuno dei personaggi, che pure trovo credibili. =.=
Mi ha affascinato, devo dire, il momento in cui Hild realizza il potere del denaro e della scrittura, separatamente: monete e lettere sono veramente due dei motori che hanno cambiato il mondo, e vederli attraverso gli occhi di una ragazzina cresciuta troppo in fretta e molto intelligente è come scoprirli per la prima volta.
Detto questo, temo che il paragone con Kay sia ingiusto. fatto salvo che per me Kay è uno scrittore migliore in tutto (e infatti i suoi libri li bevo come l'acqua, questo me lo sto trascinando un po' come gamba zoppa nonostante gli riconosca dei meriti), lui costruisce romanzi basandosi su ambientazioni storiche, ma non ha le costrizioni di mentalità, eventi attestati e personaggi a cui deve sottostare uno scrittore di romanzi storici come Nicola Griffith.
Che poi mi stia mangiando le mani perché non posso leggere River of stars e sono incastrata con Hild è un altro paio di maniche... =.=
PS: ma perché è stato candidato al Nebula? O_o Voglio dire, mi piace molto che le sue presunte capacità magiche e mistiche siano il risultato di osservazione, intelligenza, astuzia e addestramento, ma non dovrebbe essere un premio per romanzi fantastici? :S
a me è proprio quello che piace dei romanzi storici: il mix perfetto di storia e finzione, che non devo essere in grado di riconoscere. Esigo che ci sia credibilità nelle psicologie, per dire, e nei meccanismi emotivi - che comunque si sono in parte evoluti nel tempo.
L'autrice parte in effetti avvantaggiata sotto questo punto di vista: moltissimo spazio viene concesso all'invenzione, a parte alcuni dati fondamentali; ma trovo la sua scrittura di una pesantezza rara.
non tanto per l'inserimento di termini dell'inglese antico (anche se pure quelli non hanno aiutato...) quanto perché la trovo veramente troppo dettagliata: e se capisco che per certe cose sia necessario per mostrare il tipo di mente di Hild, volta a raccogliere e analizzare informazioni (da qui tutti i pistolotti semi-incomprensibili, almeno per me, sulla politica locale...) dall'altra mi sembra, cinicamente, un puro sfoggio di erudizione.
Apprezzo che non ci siano rigurgiti informativi, ma anche questo è a doppio taglio. è effettivamente più faticoso seguire le vicende.
Sul ruolo delle donne sono convinta che proprio in tempi e società come quelle le donne agissero nell'ombra e influenzassero notevolmente la politica agendo con i loro mezzi; e trovo l'intrigantissima madre di Hild un personaggio interessante, anche se un po' inquietante nel percepire le figlie principalmente come pedine in un gioco di potere; ma son d'accordo con voi che non ho empatizzato con nessuno dei personaggi, che pure trovo credibili. =.=
Mi ha affascinato, devo dire, il momento in cui Hild realizza il potere del denaro e della scrittura, separatamente: monete e lettere sono veramente due dei motori che hanno cambiato il mondo, e vederli attraverso gli occhi di una ragazzina cresciuta troppo in fretta e molto intelligente è come scoprirli per la prima volta.
Detto questo, temo che il paragone con Kay sia ingiusto. fatto salvo che per me Kay è uno scrittore migliore in tutto (e infatti i suoi libri li bevo come l'acqua, questo me lo sto trascinando un po' come gamba zoppa nonostante gli riconosca dei meriti), lui costruisce romanzi basandosi su ambientazioni storiche, ma non ha le costrizioni di mentalità, eventi attestati e personaggi a cui deve sottostare uno scrittore di romanzi storici come Nicola Griffith.
Che poi mi stia mangiando le mani perché non posso leggere River of stars e sono incastrata con Hild è un altro paio di maniche... =.=
PS: ma perché è stato candidato al Nebula? O_o Voglio dire, mi piace molto che le sue presunte capacità magiche e mistiche siano il risultato di osservazione, intelligenza, astuzia e addestramento, ma non dovrebbe essere un premio per romanzi fantastici? :S
Tintaglia wrote: "Francesca wrote: "Per quanto sia interessante saperne di più su un'epoca che conoscevo in modo approssimativo, mi chiedo: è giusto che un romanzo storico abbia basi solide e den documentate (almeno..."
I premi vanno come vanno, ovvero a caso come nel caso di Hugo e Nebula.
I premi vanno come vanno, ovvero a caso come nel caso di Hugo e Nebula.
Evabbè, ma non mettere a caso le nomination sarebbe carino. No, giusto per far mostra di averlo letto, il libro. O.O
Tintaglia wrote: "Evabbè, ma non mettere a caso le nomination sarebbe carino. No, giusto per far mostra di averlo letto, il libro. O.O"
A parte che saranno svenuti al 30% di Hild... un po' come gli italiani che si bullano di aver letto Quel pasticciaccio brutto di Gadda e dicono che è il loro romanzo preferito -.-
A parte che saranno svenuti al 30% di Hild... un po' come gli italiani che si bullano di aver letto Quel pasticciaccio brutto di Gadda e dicono che è il loro romanzo preferito -.-
Saretta wrote: "A parte che saranno svenuti al 30% di Hild... un po' come gli italiani che si bullano di aver letto Quel pasticciaccio brutto di Gadda e dicono che è il loro romanzo preferito -.- "
MITO! XD
MITO! XD
Tintaglia wrote: "Saretta wrote: "A parte che saranno svenuti al 30% di Hild... un po' come gli italiani che si bullano di aver letto Quel pasticciaccio brutto di Gadda e dicono che è il loro romanzo preferito -.- "MITO! XD "
Quoto! XD
Tornando al "problema" del romanzo storico, come dicevo, Hild sembra quasi più un saggio che un romanzo - e non solo per la sovrabbondanza di ricostruzione storica (che ci può stare), ma proprio per la struttura narrativa in sé (che me l'ha reso così pesante).
Sorry per il paragone con Kay, è il primo che mi è venuto in mente, anche se concordo che sono due cose molto diverse. ;)
Quoto! XD
Tornando al "problema" del romanzo storico, come dicevo, Hild sembra quasi più un saggio che un romanzo - e non solo per la sovrabbondanza di ricostruzione storica (che ci può stare), ma proprio per la struttura narrativa in sé (che me l'ha reso così pesante).
Sorry per il paragone con Kay, è il primo che mi è venuto in mente, anche se concordo che sono due cose molto diverse. ;)
Assistiamo alla crescita della giovane veggente, che poi altri non è che una ragazza particolarmente brillante ed osservatrice di ciò che la circonda.
Il romanzo mi pare abbia una ricostruzione storica fedele (ma non sono certo un’esperta del periodo), uno dei primi elementi che si nota è il linguaggio - con tanto di glossario in conclusione.
Alcuni temi su cui riflettere:
- l’effettiva valenza storica del romanzo (wiki - aka fonte per me di verità - dice che prima del Battesimo di St. Ilda di lei si sa pochissimo): quanto è vero / verosimile / inventato?
- il rapporto tra Hild e sua madre che spicca per astuzia tra le donne del romanzo
- l’infanzia rubata: il dover essere la luce guida priva Hild di un’infanzia “normale”
- il tema della perdita: in questi capitoli un sentimento che emerge è il senso di solitudine della protagonista che si vede allontanare sorella, madre, amici
- la religione e la superstizione: grandi eventi guidati dalle visioni di ciarlatani, la presenza crescente di preti Romani, la necessità di imparare a leggere