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Chi non legge in compagnia...
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GDL 2022- Ciclo Rougon- Macquart- 13) “L’assomoir” - “L’ammazzatoio”

Ho deciso di fare questa rilettura in lingua originale quindi comincio oggi.
Spero di farcela anche perchè credo che linguisticamente sia tra i più ardui 😱😱😱😱

Dunque, propongo lettura fino al capitolo VII° compreso
Dal 21- 22 commenti a questa prima parte
Come vi sembra?
A me va bene!
Spero di farcela...😅
Nella mia edizione (Garzanti) sono circa 250 pagine e i caratteri sono abbastanza piccoli ma (purtroppo!) non ci sono note quindi dovrei riuscire a procedere più spedita...
Spero di farcela...😅
Nella mia edizione (Garzanti) sono circa 250 pagine e i caratteri sono abbastanza piccoli ma (purtroppo!) non ci sono note quindi dovrei riuscire a procedere più spedita...
Dagio_maya wrote: "Buongiorno.
Ho deciso di fare questa rilettura in lingua originale quindi comincio oggi.
Spero di farcela anche perchè credo che linguisticamente sia tra i più ardui 😱😱😱😱"
💪
Ho deciso di fare questa rilettura in lingua originale quindi comincio oggi.
Spero di farcela anche perchè credo che linguisticamente sia tra i più ardui 😱😱😱😱"
💪

Spero di farcela...😅
Nella mia edizione (Garzanti) sono circa 250 pagine e i caratteri sono abbastanza piccoli ma (purtroppo!) non ci sono note quindi dovrei riuscire a procedere più ..."
Ma non c'è ne I meridiani?
Dagio_maya wrote: "Ma non c'è ne I meridiani?"
Sì, ma purtroppo non è disponibile. 😌
https://www.amazon.it/Romanzi-1-%C3%8...
L'ho cercato anche in altri siti di e-commerce ma niente.
Sì, ma purtroppo non è disponibile. 😌
https://www.amazon.it/Romanzi-1-%C3%8...
L'ho cercato anche in altri siti di e-commerce ma niente.
Io ho l'edizione Mondadori, L'Assommoir, con copertina monocromatica (accidenti, l'avrei potuto giocare in almeno 2 task dei buoni propositi questo libro 🙄😝) e conta 500 pagine circa di libro (scritto normale, nè piccolo nè grande) più 200 di note😱
Questo escluso la prefazione, 25 pagine fuori conteggio. Mi riprometto di leggere tuuutto
Ok per le tempistiche. Io credo che partirò con in paio di giorni di ritardo perché sto finendo La fiera delle vanità, altro notevole mattonazzo sia per dimensioni che per qualità (mi sta piacendo tantissimo!!!)
@Dagio, grazie per il ricapitolo su Gervaise, ne avevo bisogno 😁
Questo escluso la prefazione, 25 pagine fuori conteggio. Mi riprometto di leggere tuuutto
Ok per le tempistiche. Io credo che partirò con in paio di giorni di ritardo perché sto finendo La fiera delle vanità, altro notevole mattonazzo sia per dimensioni che per qualità (mi sta piacendo tantissimo!!!)
@Dagio, grazie per il ricapitolo su Gervaise, ne avevo bisogno 😁

Molto apprezzato anche da me il riepilogo su Gervaise!
Arrivederci al 21 per i commenti sui primi sette capitoli.


SiMo: peccato!!!
Quando riuscirai a leggerlo passa comunque a farci sapere cosa ne pensi 😉

Ieri ho iniziato mettendomi d'impegno ma con scarso risultato..😥💪🏼
LaCitty wrote: "Io ho l'edizione Mondadori, L'Assommoir, con copertina monocromatica (accidenti, l'avrei potuto giocare in almeno 2 task dei buoni propositi questo libro 🙄😝) e conta 500 pagine circ..."
Anche la mia edizione è circa 500 pagine- 250 sono solo le pagine della prima parte. E anche nella mia edizione c'è una corposa edizione ma niente note.
Nella tua, le 200 pagine di note 🤩 sono alla fine del libro come nelle edizioni Meridiani?
Perché sto pensando di prendere l'ebook della tua edizione e affiancare la lettura delle note "in digitale" a quella cartacea del romanzo. 🤔
Anche la mia edizione è circa 500 pagine- 250 sono solo le pagine della prima parte. E anche nella mia edizione c'è una corposa edizione ma niente note.
Nella tua, le 200 pagine di note 🤩 sono alla fine del libro come nelle edizioni Meridiani?
Perché sto pensando di prendere l'ebook della tua edizione e affiancare la lettura delle note "in digitale" a quella cartacea del romanzo. 🤔
Sì, Fede, le note sono tutte alla fine 😁
Un po' però mi inquietano tutte 'ste note, temo mi spezzettino troppo la lettura. Alla peggio le leggo dopo aver finito ciascun capitolo
Un po' però mi inquietano tutte 'ste note, temo mi spezzettino troppo la lettura. Alla peggio le leggo dopo aver finito ciascun capitolo

Ci sono termini che non trovo neppure sul dizionario!
Faccio un esempio: la parola "chameau "solitamente significa cammello, per l'argot è pu****a 😬🤦🏼♀️
Tanto per fare un esempio.
Io ho due ebook: garzanti e Newton Compton. Sto dando un'occhiata proprio ora e, incredibilmente, mi sembra migliore la traduzione NC!!!
LaCitty wrote: "Sì, Fede, le note sono tutte alla fine 😁
Un po' però mi inquietano tutte 'ste note, temo mi spezzettino troppo la lettura. Alla peggio le leggo dopo aver finito ciascun capitolo"
Sì, ti conviene fare così. Diventa troppo scomodo ogni volta andare alla fine del libro e la fluidità della lettura ne risente.
Un po' però mi inquietano tutte 'ste note, temo mi spezzettino troppo la lettura. Alla peggio le leggo dopo aver finito ciascun capitolo"
Sì, ti conviene fare così. Diventa troppo scomodo ogni volta andare alla fine del libro e la fluidità della lettura ne risente.
Dagio_maya wrote: "Io ho due ebook: garzanti e Newton Compton. Sto dando un'occhiata proprio ora e, incredibilmente, mi sembra migliore la traduzione NC!!!"
😱😱😱😱
😱😱😱😱

Questo libro è bello davvero.

💖💖💖💖💖💖💖💖
Ehi, è il 22, dove siete???
Dunque, io sono partita in ritardo, ma il libro sta prendendo tantissimo anche me e ad oggi sono leggermente oltre il previsto, ma mi atterrò all' "ordine" di limitarsi a commentare solo i primi 7 capitoli.
Riflessioni sparse: mi sembra che zio Emile sia tornato in ottima forma dopo alcuni romanzi così così.
Pur non essendo un romanzo che si possa definire di suspence, i primi capitoli sono sottesi da un filo per me molto palpabile di tensione verso il disastro che mi dà un'ulteriore spinta (come se ce ne fosse bisogno) ad andare avanti. Il personaggio di Gervaise è molto ben costruito, con il suo desiderio di una felicità fatta di piccole cose: stare bene, mangiare bene, avere una quantità di denaro sufficiente a tirare avanti la famiglia e concedersi qualche piccola cosa.
A questo proposito, il pendolo di Gervaise mi ha ricordato una scultura di vetro che raffigura due uccelli che mia nonna aveva su una credenza e di cui era gelosissima. Da bambina mi piaceva tantissimo e tutte le volte che andavo a casa sua volevo "accarezzare" questi due uccelli. Non sto a dirvi che era assolutamente PROIBITO!!!! Mia nonna si sarebbe fatta togliere un rene per me, ma la sua statuetta, no, non si poteva toccare XD
Da grande, ovviamente, la trovo decisamente kitsch, ma tant'è piccole felicità e soprattutto de gustibus ^^
A proposito di scene strepitosamente raccontate, quella delle lavandaie con sculacciata finale è spettacolare, un bellissimo spaccato di vita quotidiana tra solidarietà, spacconate e litigi tra donne.
Le note della mia edizione dicono che, oltre all'osservazione diretta, Zola potrebbe essersi basato per la descrizione anche su alcuni quadri coevi di Degas.
Questo sotto con le lavandaie curve sotto il peso delle ceste

Questo con la stiratrice in controluce e le lenzuola appese ricorda una delle scene ambientate nel negozio

E anche questo, in cui fa la sua comparsa una bella bottiglia di vino che "aiuta l'operaio a lavorare"!
Dunque, io sono partita in ritardo, ma il libro sta prendendo tantissimo anche me e ad oggi sono leggermente oltre il previsto, ma mi atterrò all' "ordine" di limitarsi a commentare solo i primi 7 capitoli.
Riflessioni sparse: mi sembra che zio Emile sia tornato in ottima forma dopo alcuni romanzi così così.
Pur non essendo un romanzo che si possa definire di suspence, i primi capitoli sono sottesi da un filo per me molto palpabile di tensione verso il disastro che mi dà un'ulteriore spinta (come se ce ne fosse bisogno) ad andare avanti. Il personaggio di Gervaise è molto ben costruito, con il suo desiderio di una felicità fatta di piccole cose: stare bene, mangiare bene, avere una quantità di denaro sufficiente a tirare avanti la famiglia e concedersi qualche piccola cosa.
A questo proposito, il pendolo di Gervaise mi ha ricordato una scultura di vetro che raffigura due uccelli che mia nonna aveva su una credenza e di cui era gelosissima. Da bambina mi piaceva tantissimo e tutte le volte che andavo a casa sua volevo "accarezzare" questi due uccelli. Non sto a dirvi che era assolutamente PROIBITO!!!! Mia nonna si sarebbe fatta togliere un rene per me, ma la sua statuetta, no, non si poteva toccare XD
Da grande, ovviamente, la trovo decisamente kitsch, ma tant'è piccole felicità e soprattutto de gustibus ^^
A proposito di scene strepitosamente raccontate, quella delle lavandaie con sculacciata finale è spettacolare, un bellissimo spaccato di vita quotidiana tra solidarietà, spacconate e litigi tra donne.
Le note della mia edizione dicono che, oltre all'osservazione diretta, Zola potrebbe essersi basato per la descrizione anche su alcuni quadri coevi di Degas.
Questo sotto con le lavandaie curve sotto il peso delle ceste

Questo con la stiratrice in controluce e le lenzuola appese ricorda una delle scene ambientate nel negozio

E anche questo, in cui fa la sua comparsa una bella bottiglia di vino che "aiuta l'operaio a lavorare"!


Gervaise è decisamente di carne e di sangue, con un suo lindo candore (non a caso, col mestiere che fa...) che passa incontaminato anche attraverso la fucina di Goujet e che la accomuna alla sorella Lisa, l'ambiziosa salumiera del "Ventre di Parigi", dove però ben diverso era il simbolismo dell'opposiziopne bianco/nero.
E a proposito della fucina di Goujet, nel cap. VI, magnifico il duello frai due cavalieri-fabbri, il biondo Goujet e Bec-Salé detto anche Boit-sans-Soif (e citato sempre con entrambi i soprannomi: l'unico caso che ho riscontrato qui in cui si avverte la presenza del taccuino di appunti!), con le loro mazze Fifine e Dédèle, battezzate col nome proprio come la Durlindana di Orlando, a cui assiste tra spaventata e compiaciuta la dama Gervaise.
E tremenda la sorte dei bambini: Claude di cui la mamma si libera appena possibile, Etienne preso a calci dal patrigno e mandato a 'fortunatamente' a lavorare in officina, o la bimba di due anni così saggia che la si può lasciare a casa da sola perché non gioca mai coi fiammiferi, o quella che a quattro anni sorveglia la cena che cuoce sul fuoco, o quella che vede il padre massacrare di botte la moglie, o Nana, sempre allontanata e sgridata e maligna...
E l'opulento quanto angoscioso (ah, quel vestito e quella fede impegnati al Monte! ah, l'insistente presenza di Lantier! ah, l'infida amicizia di Virginie! ah, l'ubriaca assenza di Coupeau!) banchetto di compleanno di Gervaise, che sembra illustrare quel "Matrimonio campestre" davanti a cui siamo passati al Louvre, il giorno del matrimonio, nel cap. III.
Insomma, una fagottata di roba.

Riemergo da una settimana abbastanza faticosa .
Dunque, inutile dire quanto sia contenta che vi stia piacendo quindi non lo dirò.-😜
Per quanto mi riguarda, mi ero illusa, di avere vita facile o, perlomeno, fattibile, leggendo il romanzo in originale conoscendo già la storia.
Non è stato così e, di fatto, sto facendo una doppia lettura, perché veramente ci sono termini che il mio dizionario non riporta neppure. Ma ve lo già detto e mi scuso per la ripetizione.
@LaCitty: che tenerezza il ricordo che ti ha suscitato la pendola di Gervaise! 😍
Magari anche tua nonna teneva lì nascosto il libretto per quello non voleva che toccavi.🤭
Grazie per i quadri di Degas sicuramente hanno dato il loro contributo alle descrizioni di Zola.🙏
@Gufo: è proprio così. Gervaise è decisamente di carne e di sangue, e poveri bambini che non hanno mai una carezza o un insegnamento.
Gervaise in effetti non è per nulla materna e probabilmente per necessità di scena. I riflettori puntano sulla sensualità e laboriosità. Volendo rubarti l'immagine di quel libretti direi che io l'ho sentita più con i bambini ed in particolare con Nanà ma , probabilmente, dico questo, perchè ho letto quasi tutti romanzi dove sono protagonisti (tranne l'Opera).

Segni
Il romanzo si apre con un’attesa: vana e disperata. Gervaise – come tante donne ingannate- aveva voluto credere all’uomo che l’ha resa madre ancora ragazzina. Lei che è cresciuta nella crudeltà e nell’inganno aveva voluto affidarsi nella speranza di qualcosa di buono.
Ora Gervaise è stata abbandonata con due figli. La descrizione della stanza che segue è quella di puro squallore: la misérable chambre
La rovina della sua vita si riflette negli oggetti che la circondano: spezzati, unti.
Così anche i vestiti che spuntano dalla valigia: usurati tanto da non poter essere neppure venduti.
La telecamera si sposta sui bambini: Claude 8 anni, Etienne 4.
Da subito vediamo che i bambini non sono considerati: Lantier proprio non se ne occupa e Gervaise crede di potersene servire per farlo restare.
Questi capitoli sono disseminati di avvertimenti. Zola non vuole nasconderci niente
Alors, Gervaise se sentit étouffer, saisie d’un vertige d’angoisse, à bout d’espoir ; il lui semblait que tout était fini, que les temps étaient finis,
-->> Gervaise si sentì allora soffocare, in preda alla vertigine dell’angoscia. Si sentì al termine d’ogni speranza, le sembrava che tutto fosse finito, che i tempi fossero finiti,
Così il racconto è puntellato da segni premonitori della rovina.
Ai lavatoi
Un ambiente che assale tutti i sensi.
La vista imponente dell’edificio:
C’était un immense hangar, à plafond plat, à poutres apparentes, monté sur des piliers de fonte, fermé par de larges fenêtres claires.
I vapori : comme un brouillard laiteux.
Odori : odeur savonneuse, une odeur fade, moite, continue ; et, par moments, des souffles plus forts d’eau de javelle dominaient.
C’è poi la sensualità delle lavandaie: Le long des batteries, aux deux côtés de l’allée centrale, il y avait des files de femmes, les bras nus jusqu’aux épaules, le cou nu, les jupes raccourcies montrant des bas de couleur et de gros souliers lacés.
Suoni --> Una volgarità (NB-->> ordurières, brutales, dégingandées, -->> sguaiate, brutali, esagitate) sottolineata anche dal vociare disordinato che nel capannone rimbomba ; lo sbattere dei panni, lo scrosciare dell’acqua
Colori—Il rosso delle mani, il bianco dei panni / l’azzurro del turchinetto
des rais de soleil entraient à gauche, par les hautes fenêtres, allumant les vapeurs fumantes de nappes opalisées, d’un gris rose et d’un gris bleu très tendre.
Temperatura ---> un caldo insopportabile dovuto ai vapori
Zola umanizza le macchine:
tandis que la machine à vapeur, allant son train, sans repos ni trêve, semblait hausser la voix, vibrante, ronflante, emplissant l’immense salle. Mais pas une des femmes ne l’entendait ; c’était comme la respiration même du lavoir, une haleine ardente amassant sous les poutres du plafond l’éternelle buée qui flottait.

Questo romanzo suscita ricordi @Gufo😁
Cmq, anche io sono dovuta andarmelo a cercare il turchinetto
Nel frattempo vi comunico che questa mattina l'ho finito e vi confermo che mi è piaciuto tantissimo e che sicuramente rientra tra i miei Zola preferiti. Forse il migliore in assoluto letto finora.
Non vi nascondo neanche che sono molto curiosa di leggere Nana (se non sbaglio ci arriveremo a breve) perché, anche lei, come Gervaise è un personaggio molto vivo nel racconto.
Non aggiungo altro per ora. E vado a leggere la prefazione. Quella mi manca ancora
@Dagio, le note della mia edizione lasciavano intuire che l'argot fosse ostico. Se pensi che lo stesso Zola si è avvalso di un dizionario specifico per scrivere il romanzo... abbiamo detto tutto !
Cmq, anche io sono dovuta andarmelo a cercare il turchinetto
Nel frattempo vi comunico che questa mattina l'ho finito e vi confermo che mi è piaciuto tantissimo e che sicuramente rientra tra i miei Zola preferiti. Forse il migliore in assoluto letto finora.
Non vi nascondo neanche che sono molto curiosa di leggere Nana (se non sbaglio ci arriveremo a breve) perché, anche lei, come Gervaise è un personaggio molto vivo nel racconto.
Non aggiungo altro per ora. E vado a leggere la prefazione. Quella mi manca ancora
@Dagio, le note della mia edizione lasciavano intuire che l'argot fosse ostico. Se pensi che lo stesso Zola si è avvalso di un dizionario specifico per scrivere il romanzo... abbiamo detto tutto !


Una riflessione..
Trovo molto importante tutta la questione delle "macchine" che attraversa il romanzo:
dal lavatoio, dall'Assommoir di Pére Colombe, all'officina dove lavora Goujet.
Le macchine sono queste bestie possenti sembrano talmente vive che Zola le fa respirare:
AL LAVATOIO
"tandis que la machine à vapeur, allant son train, sans repos ni trêve, semblait hausser la voix, vibrante, ronflante, emplissant l’immense salle. Mais pas une des femmes ne l’entendait ; c’était comme la respiration même du lavoir, une haleine ardente amassant sous les poutres du plafond l’éternelle buée qui flottait."
(mentre la macchina a vapore, procedendo al suo solito ritmo, senza tregua né riposo, sembrava alzare la voce, vibrando, sbuffando, riempiendo l’immensità del capannone. Ma nessuna di quelle donne la sentiva più: era come la respirazione stessa del lavatoio, un fiato ardente che ammassava sotto le travi del soffitto l’eterno fluttuante vapore.)
ALL 'ASSOMMOIR
"le grand alambic de cuivre rouge, qui fonctionnait sous le vitrage clair de la petite cour…peine entendait-on un souffle intérieur, un ronflement souterrain ; c’était comme une besogne de nuit faite en plein jour, par un travailleur morne, puissant et muet."
( L’alambicco, con i suoi recipienti di forma strana, le innumerevoli spirali di tubi, aveva un aspetto piuttosto cupo: non ne usciva fumo, e si sentiva appena, proveniente dal suo interno, una specie di profonda respirazione, un russare nascosto. Sembrava la fatica notturna compiuta in pieno giorno da un lavoratore tetro, robustissimo e silenzioso.)
Zola, da buon positivista, sicuramente non condanna le macchine ma gli uomini e l'uso che ne fanno.
Cosa ne pensate?
A me il tema delle macchine ha colpito molto nel capitolo sulla fabbrica di Goujet quando il lavoro del fabbro viene paragonato a quello dell'operaio. È l'unico momento in cui sembra ci sia una critica (quasi luddista?) alle macchine che man mano sottraggono tempo lavoro e di conseguenza salario all'operaio.
In tutti gli altri casi, il suo sguardo mi è sembrato più neutro, una constatazione della loro esistenza e degli effetti della loro presenza sull'uomo. È anche vero, però, che nel descrivere le macchine il tono ha sempre qualcosa di spaventoso, quasi delle macchine-mostro che ciascuna a modo suo divora l'umanità.
In tutti gli altri casi, il suo sguardo mi è sembrato più neutro, una constatazione della loro esistenza e degli effetti della loro presenza sull'uomo. È anche vero, però, che nel descrivere le macchine il tono ha sempre qualcosa di spaventoso, quasi delle macchine-mostro che ciascuna a modo suo divora l'umanità.

E proprio per questo non mi pare neutro. Non si limita a descrivere un oggetto ma gli dà vita: quel respiro di sottofondo io l'ho trovato molto inquietante!!!
Comunque sulla questione sociale operaio/macchina è sicuramente nell'officina dove lavora Goujet dove inesorabilmente si va verso tagli delle giornate di lavoro.
Bello e importante questo scambio di battute:
Alla fine un’espressione di dolcezza e di rassegnazione ammorbidì i suoi lineamenti. Si volse verso Gervaise, che si stringeva a lui, con un sorriso triste:
«Che ne dite? Queste macchine ci mettono fuori combattimento! Ma forse, più tardi, serviranno a far felice la gente».
Gervaise se ne infischiava, della felicità della gente. Trovò che i bulloni fatti a macchina erano brutti.

Mi piace che Gervaise non sia semplicemente la portavoce del pensiero di Zola: la ricordo via via accettare, con le altre lavandaie, il respiro di sottofondo della macchina a vapore; poi osservare incuriosita il grande alambicco dell'Assommoir; ma quando esprime la sua solidarietà con Goujet e i suoi bulloni fatti a mano, io vedo più un abbandonarsi all'amitié amoureuse che un prevedere la crisi del lavoro operaio.
E comunque, sì: un patito dei preannunci e dei temi ricorrenti come Zola, da tempo ci mette sull'avviso: sta arrivando la Bête Humaine!

Mi piace che Gervais..."
A proposito di Bête Humaine io vi raccomando di conservare le sottolineature che riguardano i figli di Gervaise che sono poi i futuri protagonisti delle nostre prossime letture.
Ho notato che, ogni tanto, nel racconto Gervaise sostiene di avere due figli 🙄 che in realtà sono quelli rimasti in casa prima che sistemi Etienne.
Il figlio rinnegato è Jacques, mai nominato e lasciato a Plassant all'età di sei anni (https://www.rougon-macquart.fr/dictio...).
La cosa strana è che lo stesso Zola sembra dimenticarsi di lui.
Ne La fortuna dei Rougon dice:
Gervaise, maltrattata, cresciuta per la strada coi ragazzi del vicinato, divenne incinta a quattordici anni.
(...)
Quattro anni dopo, Gervaise ebbe un secondo bambino,
In realtà (ed è chiaro guardando l'albero genealogico) i figli sono:
1842 -Claude Lantier
1844- Jacques Lantier
1846 - Etienne Lantier
1852- Anna Coupeau


Jacques Lantier è il protagonista de La bestia umana, ora non ricordo se li parlava della madre. Controllerò.
Comunque l'albero genealogico parla chiaro 😉


Vado a memoria, ma nelle note della mia edizione, a proposito dei figli di Gervaise, si dice che Jacques è stato aggiunto dopo come una sorta "ripensamento" perché gli serviva un protagonista per La bestia umana e non voleva "riciclare" un personaggio già utilizzato in altri volumi della serie. Per questo non compare in L'Assommoir.
Sulle cognizioni mediche di Zola, sempre le note (santissime) spiegano che le parti sul delirio di Coupeau sono prese pari pari da un trattato di medicina sul delirium tremens di un medico suo contemporaneo
Sulle cognizioni mediche di Zola, sempre le note (santissime) spiegano che le parti sul delirio di Coupeau sono prese pari pari da un trattato di medicina sul delirium tremens di un medico suo contemporaneo

All'inizio de La bestia umana ho trovato questa ulteriore conferma:
"Si sforzava di calmarsi e avrebbe voluto farsene una ragione. Che cosa aveva dunque di diverso rispetto agli altri?
Già a Plassans, durante l’adolescenza, spesso s’era interrogato in questo senso.
La madre, Gervaise, è vero, era giovanissima, quindici anni e mezzo, quando l’aveva messo al mondo; ma era arrivato secondo, lei toccava appena il quattordicesimo anno quando aveva partorito il primo, Claude; e nessuno dei due fratelli, né Claude, né Etienne, nato più tardi, parevano soffrire di essere venuti al mondo da una madre tanto giovane e da un padre, anche lui ragazzino, quel bel Lantier dal cuore di pietra che tante lacrime doveva costare a Gervaise.
Poteva darsi che anche i fratelli avessero ciascuno qualche male, che non confessavano, specie il grande che si mangiava il fegato nel voler fare il pittore, con un tale accanimento che lo consideravano un maniaco. La famiglia non era per niente equilibrata, molti avevano un’incrinatura. In certi momenti lui era perfettamente conscio di quella incrinatura ereditaria.."
...La famiglia non era per niente equilibrata, molti avevano un’incrinatura. In certi momenti lui era perfettamente conscio di quella incrinatura ereditaria...
Ah, le incrinature di zio Emile!!! Sono super curiosa dei libri dedicati ai figli di Gervaise
Ah, le incrinature di zio Emile!!! Sono super curiosa dei libri dedicati ai figli di Gervaise

la banban.
Che suono vero?
Secondo me ha un suono infantile che calca sulla presa in giro perfida di quell'odiosa donna...
Così, mi era venuto in mente e volevo condividerlo con voi.
Sappiate che, anche se è stata una rilettura, questa storia mi si è appiccicata addosso 😬

Proprio perché questo libro solleva i ricordi dal fondo polveroso della memoria, quando frequentavo l'università io (1965-70) c'era in facoltà un bidello molto più sciancato di Gervaise, che veniva detto - ma solo in sua assenza! - "zénqv e tri òt", "cinque e tre fanno otto". Eravamo giovani e impietosi, ma non cattivi, in fondo...
Books mentioned in this topic
L'opera (other topics)La fortuna dei Rougon (other topics)
L'Assommoir (other topics)
L'Assommoir (other topics)
La fiera delle vanità (other topics)
More...
Troviamo il romanzo con diversi titoli:
mantenendo quello originale -->> L'Assommoir
oppure tradotto ( a me non sono mai piaciute nessuna delle due versioni)
con L'ammazzatoio
oppure
Lo scannatoio
L’azione de La gioia di vivere era collocata tra il 1862 ed il 1880.
Qui si comincia dal 1850 per terminare nel 1868.
Torniamo a Parigi ma questa volta usciamo dai salotti o dalle botteghe; protagonista qui è il mondo operaio.
Il tema principale è l’alcolismo.
Una storia di degrado che ci farà scendere nella scala sociale dove predomina l’abbruttimento.
Protagonista principale è Gervaise Macquart:
seconda figlia di Antoine Macquart e Joséphine Gavaudan.
Sorella di Lisa ( protagonista de Il ventre di Parigi) e Jean (protagonista de "La terra").
Madre di:
--> Claude che diventerà pittore; lo abbiamo conosciuto ne(“Il ventre di Parigi” e ed è protagonista de “L’Opera”
--> Jacques, protagonista de “La bestia umana”
--> Etienne Lantier (protagonista di “Germinal”)
-->> e Anna Coupeau altrimenti detta..Nanà..
Gervaise Macquart l’abbiamo conosciuta nel primo romanzo del ciclo (ehm.. settembre 2019!!!): “La fortuna dei Rougon”
Per chi non lo avesse letto o, semplicemente, non ricordasse riporto alcuni passaggi importanti per inquadrare il personaggio e la storia:
” La seconda figlia, Gervaise, di un anno più piccola, era nata storpia. Concepita nell’ubriachezza, probabilmente in una di quelle notti vergognose in cui i due coniugi si ammazzavano a botte, aveva la coscia destra deviata e assottigliata: strana riproduzione ereditaria del trattamento brutale che sua madre aveva dovuto subire in un’ora di lotta e di ubriacatura folle. Gervaise rimase malaticcia, e Fine, vedendola così pallida e debole, le fece bere regolarmente l’anisetta, col pretesto che aveva bisogno di rinforzarsi. La povera creatura intristì ancor più. Era una ragazza alta e mingherlina. I vestiti, sempre troppo larghi per lei, le ondeggiavano addosso come se sotto ci fosse il vuoto. Al di sopra del corpo emaciato e deforme, aveva una deliziosa testa di bambola, una faccina rotonda e pallida di squisita delicatezza. La sua stessa deformità aveva qualcosa di grazioso; la sua figura si fletteva dolcemente ad ogni passo, in una specie di ondeggiamento cadenzato.”
” Gervaise andò a snocciolare mandorle da un negoziante dei paraggi; guadagnava dieci soldi al giorno, che il padre, con gesto sovrano, intascava, senza che neppure la madre osasse chiedere che fine faceva quel denaro. Poi la ragazza entrò come apprendista presso una lavandaia, e, quando fu assunta come lavorante e riscosse due franchi al giorno,”
”Gervaise, maltrattata, cresciuta per la strada coi ragazzi del vicinato, rimase incinta a quattordici anni. Il padre del bambino che doveva nascere non aveva ancora diciott’anni. Era un lavorante conciatore di pelli; si chiamava Lantier. Macquart andò su tutte le furie. Poi, quando seppe che la madre di Lantier, che era una brava donna, era disposta ad allevare il bambino, si calmò. Ma tenne con sè Gervaise (guadagnava già venticinque soldi), ed evitò di parlare di matrimonio. Quattro anni dopo, Gervaise ebbe un secondo bambino, che, ancora una volta, la madre di Lantier prese con sè.”
” Gervaise portava a casa fino a sessanta franchi al mese, e andava vestita di straccetti..”
” le due donne rimanevano a tavola, con l’orecchio teso, per far scomparire la bottiglia e i bicchierini al minimo rumore. Se Macquart faceva tardi, capitava che esse si ubriacassero così, a piccole dosi, senza rendersene conto. Inebetite, guardandosi negli occhi con un sorriso incerto, madre e figlia finivano per balbettare. Macchie rosee spuntavano sulle guance di Gervaise; la sua faccina di bambola, così delicata, si annegava in un’espressione di beatitudine incosciente, e nulla era più straziante a vedersi che quella ragazza malaticcia e pallida, ubriaca fradicia, col riso idiota degli alcolizzati che le errava sulle labbra umide.”
” Ma, un mese dopo, Gervaise, stanca delle continue esigenze del padre, andò via coi suoi due bambini e con Lantier, la cui madre era morta. I due amanti si rifugiarono a Parigi”
“L’assomoir” parte proprio dall’arrivo a Parigi...
POLEMICHE E ARGOT
"Lorsque L’Assommoir a paru dans un journal, il a été attaqué avec une brutalité sans exemple, dénoncé, chargé de tous les crimes."
Così scrive Zola nella prefazione alla prima ristampa.
Il libro fu oggetto di aspre e brutali critiche per la crudezza del linguaggio ("Mon crime est d’avoir eu la langue du peuple. Ah ! la forme, là est le grand crime !").
Ne parleremo.
Per ora vi basti sapere che il romanzo utilizza molto l'argot...
SINOSSI
Romanzo che esplora i costumi del popolo, la vita del proletariato ai tempi di Napoleone III. L'Ammazzatoio è ancora riconosciuto come uno dei capolavori di Emile Zola.
Una storia di amore e morte incentrata sulla figura di Gervaise, lavandaia e poi stiratrice, il cui impossibile riscatto dalla miseria si riflette nel destino di uomini consumati dall'alcool e dall'indigenza nel quartiere della Goutte-d'Or, brulicante cosmo popolare che risulta alla fine l'autentico protagonista della vicenda.
L'Assommoir (Il Mattatoio) del titolo, l'osteria-scannatoio, ne è insieme l'epicentro e il luogo di più marcata connotazione simbolica: tutti prima o poi vi arrivano, sognando di evadere ma in realtà innescando il processo della propria autodistruzione.
Il vino, la baldoria, la prostituzione del corpo e dell' anima sono le chimere di una classe che paga fino all' olocausto il prezzo della modernizzazione capitalistica, il costo di una rivoluzione industriale che ha necessità di trasformare gli individui in merci, in una condizione di totale dipendenza economica.
INCIPIT
“Gervaise avait attendu Lantier jusqu’à deux heures du matin. Puis, toute frissonnante d’être restée en camisole à l’air vif de la fenêtre, elle s’était assoupie, jetée en travers du lit, fiévreuse, les joues trempées de larmes. Depuis huit jours, au sortir du Veau à deux têtes, où ils mangeaient, il l’envoyait se coucher avec les enfants et ne reparaissait que tard dans la nuit, en racontant qu’il cherchait du travail. Ce soir-là, pendant qu’elle guettait son retour, elle croyait l’avoir vu entrer au bal du Grand-Balcon, dont les dix fenêtres flambantes éclairaient d’une nappe d’incendie la coulée noire des boulevards extérieurs ; et, derrière lui, elle avait aperçu la petite Adèle, une brunisseuse qui dînait à leur restaurant, marchant à cinq ou six pas, les mains ballantes, comme si elle venait de lui quitter le bras pour ne pas passer ensemble sous la clarté crue des globes de la porte..”
"Gervaise aveva aspettato alla finestra Lantier fino alle due del mattino. Poi, tremante di freddo, per essere rimasta, in camicia, esposta all’aria della notte, si era assopita, buttata di traverso sul letto, febbricitante, con le guance bagnate di lacrime. Da otto giorni, quando uscivano dal «Veau à deux têtes», dove abitualmente cenavano, lui la spediva a casa a dormire, insieme ai bambini, per ricomparire soltanto a tarda notte, dicendo che era andato a cercare lavoro. Quella sera, mentre ne spiava il ritorno, le era parso di vederlo entrare al ballo del Grand-Balcon, le cui dieci finestre, vividamente illuminate, gettavano un bagliore d’incendio sui bui viali della circonvallazione esterna. Dietro di lui, a pochi passi di distanza, le era sembrato di scorgere la piccola Adèle, un’operaia brunitrice di metalli che di solito cenava al loro stesso ristorante. La ragazza camminava con le mani penzoloni, come se avesse appena lasciato il braccio dell’uomo, per non passare insieme a lui sotto la luce cruda delle lampade appese sopra l’arcata del portone."