Colosseum. Sfide all'ultima pagina discussion
Chi non legge in compagnia...
>
GDL 2022- Ciclo Rougon- Macquart- 14) “L’Œuvre” - “L’Opera”
date
newest »


Io inizierò martedì o mercoledì.
Voi?
Io slitto di qualche giorno. Credo che riuscirò ad iniziarlo non prima di settimana prossima causa incrocio pericoloso di sfide per cui devo dare precedenza ad altro, ma @Dagio, tu hai lo stesso "incrocio" pericoloso che ti "impone" di iniziare prima, quindi andate sereni.
Il libro non è cicciosissimo e conto di raggiungervi presto ^^
Adesso mi leggo anche la scheda sopra :))
Il libro non è cicciosissimo e conto di raggiungervi presto ^^
Adesso mi leggo anche la scheda sopra :))


Ho preso un libro in biblioteca (Taccuini. Un'etnografia inedita della Francia) e mi sono spoilerata la fine!!!!!
😱😱😱😱

Dagio_maya wrote: "Sono a metà lettura e conto di finirlo domani 😬
Ho preso un libro in biblioteca (Taccuini. Un'etnografia inedita della Francia) e mi sono spoilerata la fine!!!!!
😱😱😱😱"
Nuuuuuu!!!
Io lo inizio tra qualche giorno. Il mio ingorgo di libri comincia a sbrogliarsi :)))
Ho preso un libro in biblioteca (Taccuini. Un'etnografia inedita della Francia) e mi sono spoilerata la fine!!!!!
😱😱😱😱"
Nuuuuuu!!!
Io lo inizio tra qualche giorno. Il mio ingorgo di libri comincia a sbrogliarsi :)))

Io credo che riuscirò ad iniziarlo domani. In caso cominciate pure a commentare.
Cmq, sono contenta che sia meglio del previsto 😁
Cmq, sono contenta che sia meglio del previsto 😁

Sto ancora ricopiando le sottolineature e facendo un collage con appunti presi su fogli volanti.
Molto al di sopra delle mie aspettative...
Ho letto i primi due capitoli, ma c'è la storia d'ammoreeee???
Sapete che ho l'animo romantico, mi si compra con poco 😝
Sapete che ho l'animo romantico, mi si compra con poco 😝
Sono a metà del capitolo 9. È decisamente una storia d'amore. Non per una donna, ma per l'arte.
Non ho potuto fare a meno di identificare il primo (e unico ad ora) quadro che Claude riesce a esporre al Salon de Refusee con questo quadro di Manet
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Colaz...
Fatte le dovute differenze, ci sono anche parecchie somiglianze, ma magari sto clamorosamente sbagliando e quando leggerò la prefazione scoprirò cose che noi umani non ci immaginavamo nemmeno!
Vogliamo parlare di Sandoz/Zola?! 😁
Lanciato questo sasso, vado a nascondere la mano... cioè a leggere 😝
Edit: ultimo commento, ma solo a me questo romanzo ricorda un po' Martin Eden?
Non ho potuto fare a meno di identificare il primo (e unico ad ora) quadro che Claude riesce a esporre al Salon de Refusee con questo quadro di Manet
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Colaz...
Fatte le dovute differenze, ci sono anche parecchie somiglianze, ma magari sto clamorosamente sbagliando e quando leggerò la prefazione scoprirò cose che noi umani non ci immaginavamo nemmeno!
Vogliamo parlare di Sandoz/Zola?! 😁
Lanciato questo sasso, vado a nascondere la mano... cioè a leggere 😝
Edit: ultimo commento, ma solo a me questo romanzo ricorda un po' Martin Eden?

Non ho potuto fare a meno di identificare il primo (e unico ad ora) quadro che Claude riesce a esporr..."
Il quadro sì, è proprio quello ma il personaggio di Claude s'ispira a Cèzanne che non la prese molto bene 😬:
"Nello stesso anno l’amicizia con Zola si fece sempre più aspra e la rottura definitiva avvenne in seguito alla pubblicazione del libro dello scrittore L’opera: il romanzo raccontava di una artista fallito, con tutti i suoi sogni e le sue miserie, e in esso Cézanne si riconobbe immediatamente. Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso: i due amici d’infanzia non si parlarono mai più"
Martin Eden? No, sinceramente non ci avevo pensato

Un vero e proprio manifesto 👍🏼
Finito!!! Vi copio il mio commento, giusto per dare inizio alle danze
Studiare l'uomo così com'è, non più il fantoccio metafisico, ma l'uomo fisico, determinato dal suo ambiente naturale, operante sotto la spinta di tutti i suoi organi
Queste le parole pronunciate da uno degli artisti presenti in questo romanzo, parole che indubbiamente rispecchiano la filosofia di Zola e il suo modo di fare letteratura.
L'Opera è più di un semplice romanzo del ciclo dei Rougon-Maquart, è un manifesto del pensiero e del modo di lavorare del grande scrittore francese, ma anche dei suoi dubbi, delle sue ansie, dei momenti di esaltazione
Noi non siamo una fine, ma una transizione, un inizio di qualche altra cosa
e di quelli di crisi
Dal momento che non possiamo creare niente, che non siamo che dei riproduttori fiacchi, tanto varrebbe fracassarci la testa immediatamente
Al centro del romanzo il rapporto tra Claude, pittore figlio di Gervaise, e la sua arte, un rapporto assoluto, ineluttabile, che fa passare tutto il resto in secondo piano: gli amici, la dolce Christine di cui si innamora, musa e vittima, la sicurezza economica, la salute.
Se non puoi essere un grande pittore, ci resta la vita
Eppure la vita sembra tanto una soluzione di ripiego di fronte alla possibilità di creare un'opera unica, memorabile, perfetta e innovativa.
Un romanzo che parte un po' in sordina, ma cresce di capitolo in capitolo fino al finale ampiamente prevedibile, ma pur sempre amarissimo.
Studiare l'uomo così com'è, non più il fantoccio metafisico, ma l'uomo fisico, determinato dal suo ambiente naturale, operante sotto la spinta di tutti i suoi organi
Queste le parole pronunciate da uno degli artisti presenti in questo romanzo, parole che indubbiamente rispecchiano la filosofia di Zola e il suo modo di fare letteratura.
L'Opera è più di un semplice romanzo del ciclo dei Rougon-Maquart, è un manifesto del pensiero e del modo di lavorare del grande scrittore francese, ma anche dei suoi dubbi, delle sue ansie, dei momenti di esaltazione
Noi non siamo una fine, ma una transizione, un inizio di qualche altra cosa
e di quelli di crisi
Dal momento che non possiamo creare niente, che non siamo che dei riproduttori fiacchi, tanto varrebbe fracassarci la testa immediatamente
Al centro del romanzo il rapporto tra Claude, pittore figlio di Gervaise, e la sua arte, un rapporto assoluto, ineluttabile, che fa passare tutto il resto in secondo piano: gli amici, la dolce Christine di cui si innamora, musa e vittima, la sicurezza economica, la salute.
Se non puoi essere un grande pittore, ci resta la vita
Eppure la vita sembra tanto una soluzione di ripiego di fronte alla possibilità di creare un'opera unica, memorabile, perfetta e innovativa.
Un romanzo che parte un po' in sordina, ma cresce di capitolo in capitolo fino al finale ampiamente prevedibile, ma pur sempre amarissimo.

”... lui che dipingeva a denti stretti,
con una fredda rabbia, non appena sentiva che la natura gli sfuggiva.”
Un temporale tanto improvviso quanto violento.
Claude Lantier, giovane pittore, dopo aver girovagato per le strade di Parigi, sta rientrando nella sua mansarda, quando davanti al portone di casa appare una misteriosa ragazza.
La pioggia inizia a battere sempre più forte i lampi illuminano il suo viso disperato:
è così che Claude e Christine si vedono per la prima volta.
Lei, orfana cresciuta in un convento.
Lui (già presente ne Il ventre di Parigi) che dall’età di sette anni è stato separato dalla madre (la Gervaise Maquart protagonista de L'Assomoir) e messo sotto l’ala protettrice di un mecenate che finanzia i suoi studi artistici.
Christine sale da Claude.
La descrizione del percorso per salire nella sua stanza che apre questo romanzo, mi è sembrata una metafora di tutta questa storia:
gli alti e scricchiolanti gradini, il buio, la mancanza di una ringhiera.
Tutto così precario, tutto così difficile.
Un romanzo che si muove sui binari della passione:
da un lato il viaggio dell'Amore carnale tra i due protagonisti,
dall’altro un rapporto tormentato con l’Arte.
Una scrittura emozionata dai ricordi di cui è impregnata a partire dalla cerchia di giovani artisti così ammirati e temuti, allo stesso tempo, con quel loro bisogno di incrinare le regole e di dettare le nuove forme dell’Arte.
Questo movimento rivoltoso ha come bersaglio principale L'Académie e il Salon, insomma i luoghi che sono l’istituzionalizzazione di un arte romantica che vogliono abbattere.
Il movimento che propone l’en plain air vuole liberare ogni forma artistica. Il naturalismo che rivendica il ruolo della Verità.

Zola è riconoscibile nell’amico più caro di Claude:
Pierre Sandoz, scrittore che conoscerà il successo grazie ad un suo progetto:
"Prenderò una famiglia e ne studierò i membri, uno per uno da dove vengono, dove vanno, come reagiscono, gli uni rispetto agli altri; infine, una umanità in piccolo, la maniera in cui l’umanità preme e si comporta.
D’altra parte, metterò i miei pupazzi in un periodo storico determinato, per disporre dell’ambiente e delle circostanze, un brano di storia... Eh? Capisci, una serie di libretti, quindici, venti, episodi che saranno connessi pur avendo ciascuno una propria autonomia, una serie di romanzi che mi procureranno una casa per la vecchiaia, sempre che non mi distruggano"
Il progetto zoliano e il naturalismo stesso possono essere non condivisibili (” Car la vérité absolue, la vérité sèche, n’existe pas, personne ne pouvant avoir la prétention d’être un miroir parfait. “ scriveva Maupassant) ma è proprio qui tra queste pagine che l’autore ci rende partecipi della passione e della fede nella sua idea letteraria.
Grande amore per la Letteratura.
Grande Romanzo.

tanta emozione.
La passione che c'è in questo romanzo nelle sue varie forme è qualcosa che mi ha completamente travolto.
Davvero c'è da chiedersi il perchè questo romanzo passi come minore quando è un vero e proprio manifesto oltre che un prezioso documento autobiografico dell'autore.
Io l'ho trovato grandioso dall'inizio (oh, quel temporale e quelle scale per salire in soffitta!) alla fine.
Febbre, fame, fregola...sono le parole ripetute per esprimere quell'impeto verso l'arte. Qualcosa di talmente forte da impazzirci!
Poi è stato bello leggere sapendo collegare i riferimenti, come ad esempio:
"Qui viveva allo stato brado, con un disprezzo assoluto per tutto quello che non fosse pittura, in urto con la famiglia che lo disgustava; aveva rotto con una zia, che faceva la salumaia alle Halles perché se la passava troppo bene, tenendosi nel cuore la piaga segreta della miseria della madre, sfruttata e spinta alla rovina dagli uomini."
"Ti ricordi quel mio quadro delle Halles, quei due ragazzini sopra un mucchio di legumi, beh, l’ho raschiato, senza rimorsi:"

Questo l’ho cominciato con aspettative bassissime, in base al sillogismo: 1. i critici sanno quel che dicono, e i libri famosi sono i più belli; 2. questo non l’ho mai sentito nominare nella storia della letteratura francese; 3. sarà certamente una ciofeca. Bene, non so perché non venga annoverato tra i libri migliori del ciclo, ma a me è sembrato il più vero fra quelli che ho letto finora, quello per cui Zola non ha dovuto studiare altri ambienti ma ha messo in scena il mondo degli artisti che conosce di prima mano, e il suo credo artistico, la sua poetica del verismo, perfino se stesso, appena camuffato col nome e la faccia di Sandoz, l’amico leale, coerente, fedele. C’è dunque l’amore per l’arte - sia pittura, letteratura o musica -, c’è la spiegazione del passaggio dalla pittura accademica alla luce nuova del plein air, il Salon des Refusés, lo scandalo del Déjeuner sur l’herbe col suo nudo in primo piano che rifiuta la foglia di fico dell’ambientazione mitologica; c’è la dichiarazione del manifesto del verismo, la polemica con i critici, l’angoscia della creazione, il terrore della decadenza, l’impeto creativo che passa sopra agli affetti o li usa come strumenti, si tratti della donna amata o del cadavere del proprio figlio. E il tutto si armonizza in un amalgama plausibile e coerente.
Parla in modo particolare al mio cuore proustiano il cap. XI, con il pranzo in casa Sandoz del vecchio gruppo di amici, ormai irrimediabilmente divisi dalla vita, dai compromessi accettati, dai fallimenti, dai matrimoni d’interesse, su cui spicca la figura dell’ex-erborista Mathilde, vecchia megera dai denti rifatti e portata alla rispettabilità dal matrimonio: impossibile non ricordare la Totentanz del “Temps retrouvé” col nuovo avatar dell’insopportabile M.me Verdurin.
Insomma, una felice sorpresa.
Io mi sono fatta il ragionamento che, dopo un capolavoro come L'assommoir, zio Emile non poteva sfornare un altro "bel" libro e invece...
La parte iniziale per me, come vi dicevo, è stata un po' faticosa, ci sono entrata davvero in sintonia attorno alla metà.
Sarà che la descrizione della fase dell'innamoramento non è uno dei punti di forza di Zola: i suoi innamoratini sembrano tutti dei bambini deficienti 😝, quando si arriva al dunque è decisamente più convincente.
Tolta Christine, che ha decisamente la vocazione alla sofferenza, le altre due donne del libro, Irma e Mathilde, ne escono con le ossa rotte: intriganti, pronte a seguire il miglior offerente, corrotte e corruttrici.
Be', c'è anche la moglie di Sandoz, ma mi sembra un personaggio di contorno, un angelo del focolare e poco altro.
Su Christine aggiungo che mi è piaciuta la descrizione del suo "rapporto" con l'arte di Claude. Il suo iniziale allontanarlo da Parigi per averlo tutto per se, il ritorno in città, suo malgrado, e il rapporto con il quadro, la se stessa più giovane ritratta/creata da lui in colori crudi e irrealistici.
E infine lui che si suicida davanti all'opera, ragazze, che brividi mi ha dato
La parte iniziale per me, come vi dicevo, è stata un po' faticosa, ci sono entrata davvero in sintonia attorno alla metà.
Sarà che la descrizione della fase dell'innamoramento non è uno dei punti di forza di Zola: i suoi innamoratini sembrano tutti dei bambini deficienti 😝, quando si arriva al dunque è decisamente più convincente.
Tolta Christine, che ha decisamente la vocazione alla sofferenza, le altre due donne del libro, Irma e Mathilde, ne escono con le ossa rotte: intriganti, pronte a seguire il miglior offerente, corrotte e corruttrici.
Be', c'è anche la moglie di Sandoz, ma mi sembra un personaggio di contorno, un angelo del focolare e poco altro.
Su Christine aggiungo che mi è piaciuta la descrizione del suo "rapporto" con l'arte di Claude. Il suo iniziale allontanarlo da Parigi per averlo tutto per se, il ritorno in città, suo malgrado, e il rapporto con il quadro, la se stessa più giovane ritratta/creata da lui in colori crudi e irrealistici.
E infine lui che si suicida davanti all'opera, ragazze, che brividi mi ha dato
Ciao a tutte, come al solito sto cominciando ad incastrare libri per le prossime sfide, quindi mi chiedo e vi chiedo: quando vorreste leggere il prossimo Zola che, se non sbaglio, è La bestia umana?
Vi butto lì un metà maggio. Che ne pensate?
Vi butto lì un metà maggio. Che ne pensate?
Books mentioned in this topic
La bestia umana (other topics)Il ventre di Parigi (other topics)
L'Assomoir (other topics)
L'opera (other topics)
Martin Eden (other topics)
More...
Quando
L’azione de L'Assommoir si svolgeva dal 1850 per terminare nel 1868.
Qui si parte dal 1862 a si finisce nel 1876.
Dove
A Parigi e a Bonnecourt
Chi
Protagonista principale è Claude Lantier primogenito di Gervaise Macquart
All'inizio de La bestia umana si dice:
" (...) La madre, Gervaise, è vero, era giovanissima, quindici anni e mezzo, quando l’aveva messo al mondo; ma era arrivato secondo, lei toccava appena il quattordicesimo anno quando aveva partorito il primo, Claude; e nessuno dei due fratelli, né Claude, né Etienne, nato più tardi, parevano soffrire di essere venuti al mondo da una madre tanto giovane e da un padre, anche lui ragazzino, quel bel Lantier dal cuore di pietra che tante lacrime doveva costare a Gervaise.
Poteva darsi che anche i fratelli avessero ciascuno qualche male, che non confessavano, specie il grande che si mangiava il fegato nel voler fare il pittore, con un tale accanimento che lo consideravano un maniaco. La famiglia non era per niente equilibrata, molti avevano un’incrinatura. In certi momenti lui era perfettamente conscio di quella incrinatura ereditaria.."
Il tema
L’inaccessibile infinito dell’arte
SINOSSI
Il dramma del protagonista, il pittore Claude Lantier, è quello - scrive Lanfranco Binni nell'introduzione - «del rapporto con il proprio lavoro, con la durezza della materia; è lo stesso dramma del lavoro-passione e del lavoro-fatica che Zola medesimo prova quotidianamente. L'opera infatti non è un romanzo autobiografico soltanto per l'ambiente che accuratamente descrive, l'ambiente più direttamente conosciuto da Zola; è un romanzo autobiografico soprattutto perché testimonia l'atteggiamento dello stesso Zola nei confronti del proprio lavoro letterario, ed è proprio per questa ragione un romanzo di centrale importanza per conoscere la sua concezione del mondo e la sua poetica».
.
INCIPIT
Claude passava davanti all’Hôtel de Ville: l’orologio suonava le due del mattino quando scoppiò il temporale. Si era smemorato a vagabondare per le Halles, in quella rovente sera di giugno, artista ozioso, innamorato della Parigi notturna. Bruscamente i goccioloni s’infittirono e cominciò a correre a perdifiato, scomposto, stravolto, lungo il Quai de la Grève. Ma al ponte Louis-Philippe s’arrestò furibondo per il fiatone: la paura dell’acqua gli sembrò demenziale, e nel buio fitto, sotto la sferza del diluvio che allagava i becchi dei lampioni a gas, attraversò il ponte lentamente, le mani ciondoloni.
Del resto Claude non aveva più che pochi passi da fare. Non appena svoltò sul Quai de Borbone, nell’isola Saint-Louis, un lampo vivido illuminò la fila dritta e piatta dei vecchi palazzi allineati di fronte alla Senna, lungo la stretta carreggiata.