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La sfida dell'Alfabeto > L'AbBeCeDrilli 2023

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message 1: by Drilli (last edited Dec 19, 2023 09:29AM) (new)

Drilli | 5052 comments Riproviamoci! (riciclando molti titoli dalla scorsa lista...)

A. Asimov, Isaac - Tutti i miei robot
📗B. Bradbury, Ray - Fahrenheit 451 - LETTO: 1 LL + 2 NC = 3 PUNTI
📗 C. Calvino, Italo - Marcovaldo ovvero Le stagioni in città - LETTO: 1 LL + 2 NC = 3 PUNTI
📗 D. Dumas, Alexandre - Il Conte di Montecristo (in lettura) - 1 LL + 8 P + 1 E + 2 NC = 12 punti
📗 E. Emezi, Akwaeke, Acquadolce - LETTO: 1 LL + 2 NC = 3 PUNTI
📗 F. Funke, Cornelia, Fearless: Il mondo oltre lo specchio
LETTO: 1 LL + 2 NC = 3 PUNTI
G. Goodrich, Heddi, Perduti nei Quartieri Spagnoli
H. Hesse, Herman, Narciso e Boccadoro
I. Ishiguro, Kazuo, Quel che resta del giorno
📗 J. James, Henry, Washington Square - LETTO: 1LL + 2NC + 1E = 4 punti
📗 K. Kawaguchi, Toshizaku, Basta un caffè per essere felici - LETTO: 1 LL + 2 NC = 3 punti
L. Lukyanenko Sergei, I guardiani della notte
📗 M. Manfredi, Valerio Massimo, Lo scudo di Talos - LETTO: 1 LL + 2 NC = 3 punti
📗 N. Nothombe, Amelie, Stupore e tremori LETTO: 1 LL + 2 NC = 3 punti
📗 O. Otsuka, Julie, Venivamo tutte per mare - LETTO: 1 LL + 2 NC = 3 punti
P. Pavese, Cesare, Lotte di giovani e altri racconti
📗 Q. Queneau, Raymond, Il diario intimo di Sally Mara - LETTO: 1 LL + 2 NC = 3 punti
R. Rosenberg, Marshall, Le parole sono finestre (oppure muri). Introduzione alla comunicazione nonviolenta
📗 S. Sapkowski, Andrzej, Il battesimo del fuoco - LETTO: 1 LL + 2 NC = 3 punti
📗 T. Tokarczuk, Olga, I vagabondi - LETTO: 1 LL + 2 NC = 3 punti
U. Ulitskaya, Lyudmila, Medea
V. Vian Boris, La schiuma dei giorni
W. Woolf, Virginia, Orlando
X. --lascio in sospeso--
📗 Y. Yourcenar, Marguerite, L'opera al nero LETTO: 1 LL + 2 NC = 3 punti
📗 Z. Zerocalcare, Dodici LETTO: 1 LL+ 2 NC = 3 punti

PUNTEGGIO TOTALE: 49 punti

Spero sia tutto a posto :D

PROMEMORIA PUNTEGGI
-1 punto per ogni libro letto (LL)
-1 pt. per i libri di almeno 500 pag e 1 pt. ogni 100 pagine eccedenti le 500 (P)
-1 pt. per i libri pubblicati prima del 1900 (E)
-1 pt. per i libri abbandonati in precedenza (A)
-1 pt. per i saggi (S)
-1 pt. per i libri letti in lingua straniera (LS)
-2 pt. se il libro letto corrisponde alla scelta iniziale fatta con la lista preliminare obbligatoria (NC)

Terminato l'alfabeto saranno inoltre conteggiati ulteriori:
-100 pt.
ai quali si sommano:
-50 pt. se si segue nella lettura, dall'inizio alla fine, l'ordine alfabetico A-Z
-15 pt. se si è scelta la modalità alfabeto completo (26 libri)


message 2: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments Vedo tanti bei libri...alcuni già letti, altri che vorrei leggere!
buon Alfabeto :)


message 3: by Debora (new)

Debora (nynaeved) | 2067 comments In questa lista ci sono tre dei classici che ho amato di più!
Il conte di Montecristo, Fahrenheit 451 e Narciso e Boccadoro.
Ottime scelte! buona lettura, Drilli!


message 4: by Kiarup (new)

Kiarup | 1968 comments "il conte di Montecristo" è meraviglioso! Invece quel libro di Ishiguro non mi ha entusiasmato.. Buone letture!


message 5: by Ajeje (new)

Ajeje Brazov | 8375 comments Nella A e B hai inserito due capolavori, poi altri autori straordinari!
Buone letture :-)


message 6: by LaCitty, web jumper (new)

LaCitty | 15860 comments Mod
C, J, N e O sono ottime scelte.
Curiosa del tuo parere in particolare sul libro della Nothomb, uno dei pochi che mi è veramente piaciuto, sebbene con alcune esagerazioni su se stessa, almeno a mio parere


Caraliotiscrivo | 1544 comments Mod
La lista va bene :)
Buone letture!


message 8: by Giulia (new)

Giulia | 90 comments Splendido Il conte di Montecristo. Stupore e tremori davvero tagliente!


message 9: by Acrasia (new)

Acrasia | 6261 comments B, C, D, V .... capolavori per me!
Tornerò a leggere i tuoi commenti :)
Buone letture.


message 10: by Hypatia (new)

Hypatia | 1781 comments Anche tu Zerocalcare 😍 , e uno dei pochi libri che ancora non ho letto. Sono proprio curiosa di conoscere la tua opinione!
Abbiamo in comune anche I e K, sempre con titoli diversi.

Per il resto, mi associo a chi dice che B e D sono capolavori.

Buona sfida!


message 11: by Drilli (new)

Drilli | 5052 comments Grazie a tutti di essere passati!
La B è una rilettura che volevo fare già lo scorso anno ma alla fine mi sono persa... ho un po' di timore a rileggerlo dopo tanto tempo (ne avevo 16 la prima volta!) ma conto che mi piacerà comunque, seppure forse in modo diverso.
La D è lì sullo scaffale che mi fissa da troppo tempo, dovevo decidermi ad affrontarlo! Tutti i commenti positivi che ho letto in proposito qui su Colosseum mi hanno finalmente fatto vincere la ritrosia dovuta al numero di pagine!
La N, la O e la V pure sono "colpa" di Colosseum :P

@Hypatia: con Zerocalcare sto semplicemente andando in ordine di pubblicazione, ma saltando le raccolte delle vignette pubblicate sul blog... Dopo averli regalati per anni al marito mi sono finalmente decisa a leggerli anche io e penso di avergli fatto degli ottimi regali 🤣
Per la K magari ti aspetto... metti che il primo ti piace e decidi di proseguire col secondo 😁

Intanto ho terminato la mia prima lettura, quella per la lettera C: Marcovaldo ovvero Le stagioni in città.

20 racconti, almeno 40 spunti di riflessione diversi.
Racconti in apparenza molto semplici, ma che presentano svariati livelli di lettura (perché nessun dettaglio è casuale).
Un protagonista con cui è facile immedesimarsi e al quale è ancora più facile affezionarsi (un sognatore imbranato che non trova pace né in città né a contatto con la natura, ma che non perde mai ottimismo e determinazione).
Situazioni quasi comiche, che strappano più di un sorriso nel loro svolgersi, ma che lasciano addosso tanta tristezza per quei loro finali amari che capovolgono significati e punti di vista.
Lo stile originale e impeccabile di Calvino, che riesce a regalare descrizioni di rara bellezza.
Un libro che ha quasi 60 anni, ma che per molteplici aspetti è ancora attuale.
Insomma... un vero classico.
Uno di quelli che, pur essendo figlio del suo tempo (il boom economico italiano del secondo dopoguerra, di cui illustra con leggerezza e attenzione le principali criticità e contraddizioni), avrà sempre qualcosa da dire.
Ci sarebbe tanto altro da aggiungere... ma in fondo ha già detto tutto Calvino stesso nella sua prefazione al libro (che invito caldamente a non saltare... ma forse è meglio leggerla alla fine!).
Consigliatissimo!


message 12: by Hypatia (last edited Jan 27, 2023 05:02PM) (new)

Hypatia | 1781 comments Drilli wrote: "@Hypatia: con Zerocalcare sto semplicemente andando in ordine di pubblicazione, ma saltando le raccolte delle vignette pubblicate sul blog... Dopo averli regalati per anni al marito mi sono finalmente decisa a leggerli anche io e penso di avergli fatto degli ottimi regali 🤣
Per la K magari ti aspetto... metti che il primo ti piace e decidi di proseguire col secondo 😁


Pensa che si invece per me è il contrario, è mio marito che mi regala i libri di Zerocalcare per Natale! 😆
Prima o poi spero che vinca la pigrizia e li legga anche lui...

Per Kawaguchi, lo leggo per la sfidina stagionale, quindi entro marzo, se mi piace e vuoi aspettarmi per il secondo me sarò felicissima 😊


message 13: by Drilli (new)

Drilli | 5052 comments Hypatia wrote: "Per Kawaguchi, lo leggo per la sfidina stagionale, quindi entro marzo, se mi piace e vuoi aspettarmi per il secondo me sarò felicissima 😊"
Pensavo di leggerlo tra marzo e aprile... e sicuramente lo proporrò nella sfida dei Desideri in caso, i cui GDL sono aperti a tutti, anche a chi non partecipa alla sfida... giusto per tua informazione 😛

Intanto ho letto anche la E di Emezi con Acquadolce.

Acquadolce è senza dubbio uno dei romanzi più originali che ho letto ultimamente. Lo stile di scrittura, così coinvolgente, mi ha catturata subito, e ancora di più mi ha affascinata il modo in cui l'autrice gestisce il punto di vista: la sua protagonista è al tempo stesso una e molti, dunque la voce narrante è per la maggior parte del tempo un noi che racconta gli avvenimenti talvolta con l'indifferenza di un osservatore esterno e altre volte con tutta la partecipazione emotiva che viene dal fatto di essere in tanti in un solo corpo; la "vera" protagonista emerge pochissime volte e in quelle rare occasioni non lascia molto di sé, è quasi una comparsa nella sua stessa storia, che lascia raccontare alla voce collettiva degli ogbanje che la abitano oppure ad alcune personalità singole che prendono il sopravvento e che vengono quindi infine delineate molto di più e molto meglio della protagonista stessa. Personalmente, non posso non apprezzare l'originalità di una tale scelta e il perenne senso di straniamento che ne deriva.
Ho apprezzato molto anche il lato "magico/soprannaturale" della faccenda e gli accenni continui alle credenze e agli spiriti africani, sui quali mi è rimasta molta curiosità e che sicuramente approfondirò in futuro. Così come mi è piaciuto che la narrazione è condotta in modo tale da lasciare al lettore la scelta: si tratta davvero di spiriti o è un caso di disturbo della personalità? L'ipotesi più probabile è la seconda, ma, se ci si lascia trascinare dalla storia senza porsi domande è facile credere anche alla prima. E qualsiasi sia l'interpretazione che si sceglie di seguire - quella emotiva o quella razionale - resta una situazione estremamente affascinante.
Quello che proprio non mi è piaciuto è il fatto che vengano trattati tanti temi, anzi troppi, col risultato che nessuno di essi riceve (a mio avviso) l'attenzione e l'importanza che merita; nel leggere di questioni importanti come abusi, violenze, famiglie in pezzi, solitudine, autolesionismo, la non-identificazione in un genere e tanto altro ancora la mia aspettativa è quella di restare colpita e toccata nel profondo e spinta all'immedesimazione e alla riflessione... invece, in questo caso, tutti questi temi mi hanno solo sfiorata di lontano, perché è chi vive queste difficoltà ad essere lontano dal lettore: ovvero, la protagonista stessa.
La narrazione così originale, quindi, è al tempo stesso punto di forza e punto di debolezza di un romanzo che resta comunque, a mio avviso, estremamente originale e affascinante e per questo meritevole di essere letto - non capita spesso di avere tra le mani un libro veramente diverso.


message 14: by Hypatia (new)

Hypatia | 1781 comments Drilli wrote: "Pensavo di leggerlo tra marzo e aprile... e sicuramente lo proporrò nella sfida dei Desideri in caso, i cui GDL sono aperti a tutti, anche a chi non partecipa alla sfida... giusto per tua informazione 😛"

Ottimo! Penso che il primo lo leggerò a febbraio, quindi dovrei esserci: essendo una lettrice un po' ondivaga e con tempistiche variegate, di solito temo un po' di partecipare ai GDL, ma questa mi sembra un magnifica occasione per provare 😊 


message 15: by Drilli (new)

Drilli | 5052 comments Hypatia wrote: "Drilli wrote: "Pensavo di leggerlo tra marzo e aprile... e sicuramente lo proporrò nella sfida dei Desideri in caso, i cui GDL sono aperti a tutti, anche a chi non partecipa alla sfida... giusto pe..."

Allora ti aspettiamo! Considera che quelli della sfida dei desideri sono GDL moooolto liberi: non è necessaria la contemporaneità di lettura né ci sono tappe da seguire, basta leggere e commentare il libro entro il mese corrente ;)

Intanto ho letto la lettera S di Sapkowski!

Il battesimo del fuoco
Come col libro precedente, dopo una prima metà parecchio lenta in cui quasi nulla accade, la seconda mi è risultata tanto avvincente da non riuscire a staccarmene, e si verificano alcuni avvenimenti di notevole interesse che mi fanno ben sperare per il prossimo capitolo della saga.
A difesa della prima metà posso però dire che la sua è una lentezza "realistica": del lungo viaggio di Geralt, Ranuncolo e Milva viene raccontato praticamente tutto, passo per passo, e nonostante il mio continuo pensare "ok, ma quand'è che succede davvero qualcosa?" devo dire che è piacevole questo modo di Sapkowski di mostrarci "la quotidianità del viaggio" e le numerose piccole disavventure che possono verificarsi nel mezzo, soprattutto in tempo e in terreno di guerra. Ha proprio un sapore da videogioco, niente da fare (e infatti spero che i rumors su una nuova serie di videogiochi che segua da capo la trama dei romanzi siano veritieri).
I punti di forza di questo romanzo sono due: il primo è il modo in cui la guerra ci viene presentata - non occasione di eroiche gesta da compiersi seguendo chissà quali ideali, ma assurda idiozia di cui si fatica a comprendere le ragioni e che porta solo danno, dolore e soprusi. Ma ciò che più mi è piaciuto sono senz'altro i nuovi personaggi introdotti. Non che sentissi la necessità di introdurre nuovi personaggi (mi sarebbe stato benissimo continuare a concentrarsi solo su Geralt, Ciri e Yennefer) però Cahir, Zoltan e soprattutto Regis sono davvero una bellissima aggiunta alla storia - gli ultimi due li ho "ritrovati" dopo aver giocato a The Witcher 3 completo di espansione, ed è stato un ritrovarsi molto piacevole. Meno gradita è stata invece l'aggiunta di Milva, personaggio che di fatto ottiene il maggior numero di pagine del romanzo e che poteva essere una novità interessante... ma che personalmente ho trovato un personaggio molto, molto piatto.
Mi è mancata Ciri, invece, di cui speravo di sapere di più dato il modo in cui l'avevamo lasciata nel volume precedente, ma quei pochi capitoli in cui ci viene mostrata sembrano preparare un terreno ancora più interessante per il futuro... quindi staremo a vedere.
I momenti più interessanti restano, per me, quelli con protagoniste le maghe. Per quanto i maghi di Sapkowski sembrino caratterialmente tutti uguali tra loro (salvo poche eccezioni) i loro intrighi sono il vero motore della trama e mi piacerebbe che se ne mostrasse di più nel loro concreto svolgersi, invece che limitarsi a farci assistere ai loro incontri complottisti.
Insomma, in questa saga continuano ad esserci cose che mi piacciono moltissime e altre che, più che non piacermi, hanno troppo il sapore di potenziale sprecato.
Andrò naturalmente avanti nella speranza di nuovi risvolti e magari un finale col botto.


message 16: by Drilli (new)

Drilli | 5052 comments Quest'anno mi sta riuscendo davvero difficile gestire gli aggiornamenti delle sfide, quindi aggiorno adesso tutte le letture fatte tra febbraio e marzo...!

Procedo in ordine alfabetico e inizio dalla D di Dumas con Il Conte di Montecristo.

E' sempre molto difficile scrivere un commento a romanzi di tale (meritata e immortale) fama. Cosa si potrebbe mai aggiungere che non sia già stato detto e ridetto? Nulla, e dunque ci rinuncio in partenza e mi limito a ribadire l'ovvio, ché del resto è la verità: Il Conte di Montecristo è un romanzo intenso, appassionante, emozionante, trascinante, che commuove e diverte, che offre grandi dolori e grandi soddisfazioni, che lascia meravigliati e sconvolti e che, nonostante la sua età e la sua mole, si legge in scioltezza e ha scarsissimi momenti di affaticamento; ciò è possibile per la trama sapientemente costruita che fa invidia a qualsivoglia serie televisiva odierna, con cliffhanger e colpi di scena continui che si alternano a brillanti dialoghi e profondi monologhi, personaggi indelebili e racconti nei racconti che se anche rallentano il ritmo trovano comunque una loro giustificazione all'interno della trama più ampia.
Sono molto felice di averlo letto, fidandomi di chi diceva che non bisognava lasciarsi spaventare dalla mole, perché di pesante c'è solo l'involucro fisico (problema peraltro evitabile con un ebook!), non certo il contenuto.

Punteggio: 1 LL + 8 P + 1 E + 2 NC = 12 punti

Lettera K di Kawaguchi con Basta un caffè per essere felici.

Continuo a nutrire sentimenti contrastanti nei confronti di questa serie, anche a conclusione del secondo volume, che è poi quel che mi succede spesso quando mi decido a leggere acclamati bestseller.
Capisco bene le motivazioni che lo hanno portato al successo, e sono poi le stesse cose che sono piaciute anche a me: la scrittura pacata che infonde un senso di calma e calore; storie di quotidiano dolore che fanno leva sui nostri migliori sentimenti; personaggi comuni e positivi coi quali è facile empatizzare e che vorresti per amici; una scena, quella del cafè, accogliente e rassicurante e i membri del cui staff fanno al tempo stesso da protagonisti e da cornice, perché ce ne vengono narrate le storie un pezzettino alla volta, quasi per caso, fidelizzando il lettore alla serie col desiderio di conoscerli meglio.
Però... al tempo stesso non posso fare a meno di pensare come tutto questo sembri costruito a tavolino per accalappiarsi la simpatia e i portafogli dei lettori, o, meno malignamente, che il libro sia stato scritto così perché così piace alla maggior parte dei lettori e allora bisogna far così - gli stessi pensieri, insomma, che mi suscita la maggior parte degli acclamati bestseller.
In più, devo dire che le storie raccontate, confrontate con quelle del libro precedente, sono meno incisive ma soprattutto un pelo ripetitive.

Resta però il fatto che è una lettura che fa bene, che rilassa, che scalda il cuore. E allora... perché no? Ogni tanto ci vogliono libri del genere, che ti fanno trascorrere serenamente del tempo senza stancarsi o appesantirsi, piccole coccole per sentirci meglio, svagare la mente e ricordarci che la nostra felicità viene soprattutto da noi stessi e dalle nostre scelte - piccole o grandi che siano. Per essere felici bisogna innanzitutto decidere di esserlo.

Punteggio: 1 LL + 2 NC = 3 punti

M di Manfredi con Lo scudo di Talos.

Secondo tentativo con Manfredi e seconda delusione.
La prima stella va alla sua indubitabile e profonda conoscenza della storia greca, che gli consente di destreggiarsi facilmente tra i suoi avvenimenti e mescolare ad essi vicende e personaggi inventati senza snaturare i fatti storici.
La seconda stella va alla prima metà del romanzo (fino alla battaglia di Platea) in cui le capacità di cui sopra fanno ancora perdonare quei salti temporali frettolosi, quei dialoghi irrealistici e quei personaggi così piatti.
Le premesse della storia di Talos sono infatti molto interessanti, e il modo in cui si evolve il rapporto tra lui e Brithos sono senza dubbio l'elemento migliore della trama. L'epicità innata degli eventi storici di sfondo, poi (come si fa a leggere una qualunque cosa che parli di Maratona, delle Termopili e di Platea senza esaltarsi? da classicista non posso proprio farne a meno) trascina il lettore nella storia senza lasciargli tempo di porsi troppi interrogativi.
Ma dopo... dopo i difetti si vanno più evidenti: la trama è più labile, i salti temporali e spaziali si fanno ampi al punto da perdere il contatto con Talos e la sua storia (che infatti, in un certo senso, sparisce - non dico di più per non spoilerare - e la cui caratterizzazione si fa ancora più piatta), le azioni compiute dai personaggi si realizzano in modo frettoloso e senza intoppi (tranne quelli che non fossero palesemente prevedibili o proprio previsti) e il finale è quantomai sbrigativo e insulso (ma del resto, un finale diverso avrebbe intralciato gli eventi storici e questo l'autore certamente non poteva permetterselo, né lo voleva...).
Darò una terza possibilità a Manfredi perché ho in casa un altro suo libro, che mi fu regalato tempo fa, e perché non c'è due senza tre. Ma se, come temo, incapperò nella stessa piattezza di personaggi e dialoghi... lascerò definitivamente perdere i suoi libri, pur senza negargli le capacità di storico e di divulgatore. Forse si sarebbe dovuto limitare a raccontare la Storia così com'è per diffonderla a un pubblico più ampio, perché quello sì che lo sa fare bene: i momenti migliori del romanzo, come dicevo sopra, sono quelli che la Storia - o le fonti che ce l'hanno raccontata - hanno reso abbastanza epici da entusiasmare qualunque lettore senza bisogno di alcun fronzolo aggiuntivo, e già solo farli conoscere al grande pubblico per come sono, senza inutili e ridicoli stravolgimenti hollywdoodiani (sì, alludo al film "300"!) è opera buona, giusta e meritevole!

Punteggio: 1 LL + 2 NC = 3 punti

O di Otsuka con Venivamo tutte per mare.

Ho trovato veramente efficace la tecnica narrativa impiegata in questo romanzo: una prima persona plurale che non rende protagonista nessuna delle donne di cui si racconta, eppure non ne trascura nessuna; ci dà perfettamente il senso di quante vite siano state colpite dallo stesso destino, ma al tempo stesso dà valore a ciascuna di quelle vite non mancando di far emergere quanto differenti potessero essere le storie delle singole persone che hanno condiviso un simile destino; mi è parso una sorta di coro da tragedia greca che, passando continuamente dal generale al particolare, racconta di eventi storici poco battuti e ci mostra lati poco noti dei popoli e delle nazioni coinvolte.
Il tutto è raccontato in modo molto pacato e delicato, ma dotato di una musicalità che mi ha spesso fatto venir voglia di leggerlo ad alta voce, e più in generale mi ha coinvolta ed emozionata molto.
Leggerò sicuramente altro della Otsuka.

Punteggio: 1 LL + 2 NC = 3 punti

T di Tokarczuk con I vagabondi.

Ho volutamente lasciato passare un bel po' di tempo prima di scrivere un commento a questo libro, eppure ancora adesso fatico a inquadrarlo, a capirlo, a dire cosa ho letto.
E' un libro troppo frammentato per i miei gusti, che ha sì un filo conduttore che lega i vari episodi, ma troppo labile perché si riesca ad essere coinvolti. Il tema di fondo, quello del viaggio, è pienamente nelle mie corde ed è affrontato in modi che proprio non ti aspetti, e molti degli episodi (tutti piuttosto insoliti) sono molto interessanti. Quelli più lunghi sono il motivo principale della terza stella e anche ciò che mi spingerà a leggere sicuramente altro dell'autrice, che ha uno stile di scrittura asciutto ma curatissimo e che senza dubbio sa offrire al lettore spunti di riflessione interessanti e soprattutto diversi. Questo strano libro lascia intravedere, insomma, una mente affascinante di cui spero di approfondire la conoscenza.

Punteggio: 1 LL + 2 NC = 3 punti


message 17: by Drilli (new)

Drilli | 5052 comments (Ri)letta anche la lettera B di Bradbury con Fahrenheit 451!

Riletto a più di 16 anni di distanza da quando lo scoprii, a 16 anni, temevo potesse non piacermi come la prima volta - perché era stata anche la mia prima distopia e mi aveva sconvolta e travolta ed era stata la prima di una lunga serie. Invece mi è piaciuto altrettanto, solo che per motivi diversi. Non ricordavo ormai praticamente nulla della trama, se non l'inizio e la fine, né ricordavo quanto fosse bello lo stile di Bradbury: uno stile che non assocerei mentalmente a un romanzo distopico, perché è poetico, lirico, tutt'altro che asciutto, e quasi carezzevole; ma con questa carezza ti accompagna in un vortice di riflessioni tutt'altro che dolci.
Quello che mi colpì alla prima lettura erano gli aspetti più eclatanti del romanzo: i pompieri che invece di spegnere il fuoco lo appiccano, la messa al bando di tutti i libri, il modo in cui per le persone diverse dalla massa, semplicemente, non ci sia posto: spariscono. Quello che invece mi ha colpito e incupito oggi sta negli aspetti più quotidiani e banali della società che Bradbury descrive, perché sono così assurdamente attuali, e perché ti portano a capire come non ci sia bisogno di uno stato totalitario o di azioni efferate ed eclatanti, per piegare un intero popolo a pensare e agire come "dall'alto" si desidera che pensino e agiscano. Il che, tra le tre "grandi utopie", avvicina Fahrenheit 451 molto più al Mondo Nuovo di Huxley che al 1984 di Orwell... anche se nei miei ricordi di 16enne era il contrario. Il modo in cui si instupidiscono le persone con un intrattenimento continuo (che si tratti di televisori a tutto schermo che interpellano te in prima persona per "legarti" a loro, talkshow in cui si parla di tutto senza in realtà dire niente, microcuffie che ti accompagnano in ogni momento della giornata e ti isolano da tutti gli altri, sport per tutti e ovunque che ti facciano sentire parte di una squadra e al tempo stesso ti stanchino fisicamente, eccetera) ha un che di diabolico eppure è così ridicolmente banale... tenerti occupato per non darti il tempo di pensare. Niente di più semplice... e niente di più attuale.

Punteggio: 1LL + 2NC = 3 punti


message 18: by Drilli (new)

Drilli | 5052 comments Torno ad aggiornare anche qui dopo la lettura di Fearless: Il mondo oltre lo specchio per la F di Funke!

Sono tornata nel Mondo Oltre lo Specchio, ed è stato un ritorno più felice rispetto all'esperienza del primo volume.
Pregi e difetti sono i medesimi: da un lato, un'ambientazione curata, che ci catapulta in un'Europa alternativa in cui le favole dei fratelli Grimm sono la realtà, ovvero un mondo fantasy dalle tinte fosche e a volte inquietante, ma che comunque fa desiderare al lettore di poterne essere parte; dall'altro, una narrazione frettolosa con un tale rapido susseguirsi di avventure e colpi di scena che si rischia a momenti di perdere il filo della trama.
Rispetto al primo volume, però, l'immersione mi è stata decisamente più facile; in parte è dovuto al fatto che, semplicemente, conosco già i personaggi e il mondo in cui si muovono quindi non ho avuto bisogno di "ambientarmi", ma credo che ciò che soprattutto mi ha catturata, questa volta, è il fatto che la trama segue Jacob nel suo lavoro, ovvero quello di cacciatore di tesori magici. Sebbene ciò che lo spinge all'azione non sia una commissione, ma la necessità di trovare un rimedio per salvare la propria vita, vedere Jacob all'opera nel suo campo (anche se non al massimo della forma), e per di più in competizione con un altro cacciatore, ha reso la lettura molto più avvincente.
Ulteriore elemento a favore del secondo volume è che i due protagonisti di questa avventura (non più Jacob e Will ma Jacob e Volpe) sembrano cresciuti e maturati, così come il rapporto tra loro, al quale il pericolo che corrono li spinge a guardare e pensare con occhi diversi.
Resto parzialmente insoddisfatta, perché avrei voluto capitoli più lunghi e approfonditi, o comunque più pagine, ma l'esperienza di lettura è stata nel complesso migliore rispetto a quella del primo volume, e dunque proseguirò senza dubbio anche col terzo.

LETTO: 1 LL + 2 NC = 3 PUNTI


message 19: by Drilli (new)

Drilli | 5052 comments Ho letto anche la J e la N!

J come James, Henry, con Washington Square.

Questo James mi è parso un po' sottotono. Non che abbia letto già molto di James - sono appena al terzo incontro con l'autore! - eppure, se paragono questo romanzo a Daisy Miller, mi sembra decisamente meno brillante e meno riuscito. Del resto, lo stesso James considerava Washington Square come una sua "opera minore"...
Non che sia un brutto libro, affatto.
Pur accadendo molto poco, è un romanzo che si lascia leggere e che riesce a risultare avvincente, ad appassionare persino. I ritratti dei personaggi sono come al solito mirabili, a tutto tondo, super sfaccettati e approfonditi, però... sono personaggi più netti, più immutabili... granitici, quasi, rispetto a quelli che ho incontrato nelle altre opere di James lette; privi insomma di quell'ambiguità di fondo che è solitamente considerata la "cifra stilistica" dell'autore.
In Washington Square James si fa infatti narratore onnisciente: noi lettori non mettiamo mai in dubbio le sue affermazioni o quelle dei personaggi, e non ci lascia dubbi sulla "vera natura" di questi personaggi, che anzi, vengono bollati e "condannati" sin da subito nei loro difetti e nel loro egoismo (primo tra tutti il pretendente di Catherine: non avremo mai dubbi sulle sue reali intenzioni, e non era quel che mi aspettavo da James).
Non viene risparmiata neppure Catherine, la protagonista, l'eroina della storia; è vero che è lei l'unica a cambiare, a evolversi, a crescere, e che è in fondo l'unica fra i protagonisti ad essere un "personaggio positivo", ma l'autore non ci va affatto piano con lei: non in quello che le fa subire da parte degli altri né nelle vicende che le fa capitare, ma soprattutto nel descrivercela. Ce ne parla infatti come di una ragazza stupida, tonta e ingenua (ma non nel senso positivo che talvolta il termine può avere!), senza quindi di fatto mai smentire il terribile padre che, pur ricercando in fondo il suo bene, si comporta male con lei e la disprezza apertamente per la sua stupidità. Né di lei hanno una migliore opinione gli altri personaggi.
Questo "filtro negativo" che James applica alla sua eroina mi ha impedito di empatizzare completamente con lei e "schierarmi dalla sua parte", perché getta ombre anche sulle sue doti positive come la sua determinazione e la sua coerenza con se stessa e le decisioni prese.
Coerenza che, comunque, resta ammirevole: il modo - doloroso - in cui Catherine riuscirà ad affrancarsi a se stessa, (view spoiler) è indice di grande coraggio e grande forza d'animo, niente affatto scontati per l'epoca in cui il romanzo si ambienta.
Insomma, nonostante l'onta di stupidità che l'autore le imprime, Catherine rientra comunque a tutti gli effetti tra le tipiche - forti, coraggiose, indipendenti - eroine di James, più che pronte a combattere le loro piccole ma fondamentali battaglie quotidiane e che quindi tanto hanno da dirci e insegnarci ancora oggi.

LETTO: 1LL + 2NC + 1E (1880) = 4 PUNTI

E poi la N di Nothombe, Amelie, con Stupore e tremori.

Un libricino in pieno stile Nothomb: arguto, caustico, divertente, che si fa leggere in brevissimo tempo e intrattiene più che piacevolmente.
La storia raccontata - quella di una donna occidentale che lavora per un anno in una ditta giapponese - resta costantemente ai limiti del grottesco e può portare, in più momenti, alla sospensione dell'incredulità o a far storcere il naso al lettore. Quando però si comincia a sospettare che si tratti di un testo autobiografico, e alla fine del libro se ne ha la conferma, tutto acquista improvvisamente una nuova luce, e da grottesco si fa spaventoso, da divertente quasi angosciante - del resto, è la realtà lavorativa giapponese in sé ad esserlo, ancora oggi (sperando però che qualcosa sia cambiato, dagli anni '90 a ora!).
Sinceramente, non so se quella di raccontare in modo così leggero e divertente una situazione che non lo è affatto sia stata poi una decisione così felice. A me non ha convinto del tutto, ma mi rendo conto che è questione di gusti e di inclinazioni personali. Conosco persone come la protagonista, che restano inamovibilmente ottimiste e proattive anche di fronte alle situazioni più avvilenti, e sono splendide e ce ne vorrebbero molte di più al mondo...! Ma in questo caso il modo in cui Amelie-san reagisce a quanto le accade mi ha lasciato più irritata che ammirata.
C'è però senz'altro da dire che le pagine in cui il racconto si fa critica - ed è critica dura e pungente ma brillante e splendidamente condotta - sono veramente degne di nota, come quelle che illustrano così bene le condizioni di vita della donna giapponese; sono pagine che fanno male perché coincidono con tanto altro che ho letto e visto e ascoltato negli ultimi anni sull'argomento, del quale si fanno davvero una mirabile sintesi.

Insomma, sono combattuta: leggo sempre che la Nothomb o la si ama o la si odia, mentre io sto ancora nel mezzo, a cercare di capire se mi piace oppure no. Cioè; di base mi piace, ma anche stavolta non mi ha convinta. Seguiranno altre letture per schiarirmi le idee!

LETTO: 1 LL + 2 NC = 3 PUNTI


message 20: by Drilli (new)

Drilli | 5052 comments Spunto dall'elenco anche la lettera Y di Yourcenar, con L'opera al nero.

Ottobre è stato per me un mese di libri impegnativi da leggere, e L'Opera al nero è senza dubbio il più impegnativo tra essi.
E' infatti un romanzo di notevole densità e complessità: attraverso gli occhi del protagonista Zenone - medico, alchimista, scienziato, filosofo, teologo, pensatore finissimo - si racconta e si sviscera il XVI secolo tutto, di cui la Yourcenar traccia un quadro vivo e ricchissimo; è un periodo storico estremamente complesso, fatto di trasformazioni, in bilico tra le certezze del passato e il timore che le numerose novità del secolo - di pensiero soprattutto, ma anche tecniche, scientifiche, geografiche, religiose - portano con sé.
Per stessa ammissione dell'autrice, Zenone pesca tratti caratteriali, episodi biografici, ricerche, riflessioni, scoperte e altro ancora da svariati personaggi storici più o meno noti di quel periodo, accomunati tutti dall'aver osato pensare e agire in modo nuovo, diverso, mettendo continuamente in discussione ogni verità - vecchia o nuova che fosse. In Zenone ci sono Leonardo, Paracelso, Copernico, Galileo, Campanella, Bruno e numerosi altri a me meno noti (ma tutti elencati nella preziosissima nota finale dell'autrice). E come tutti loro Zenone pensa, dubita, ragiona, rielabora; su ogni accadimento che vive o a cui assiste, su ogni scoperta che fa o di cui viene a sapere, su ogni persona che incontra... e il lettore con lui.
Ne L'Opera al nero gli episodi storici si affiancano a quelli della vita (movimentata) di Zenone, mescolandosi a quelli di altri personaggi a lui legati ma soprattutto a numerose, numerosissime, riflessioni. La proporzione tra questi elementi, però, non è felice - non secondo i miei gusti, almeno, avvicinando il testo più a un saggio che a un romanzo. Soprattutto nella prima metà (quella della vita errante di Zenone), ci si sofferma poco su quanto accade al protagonista e moltissimo su personaggi comprimari, episodi storici e ciò che essi portano con sé; approdiamo alla seconda metà del romanzo (quella in cui Zenone ritorna a Bruges e vi resta a lungo, dunque la più statica) senza sapere poi molto di Zenone stesso; nonostante ciò, visto che la proporzione tra accadimenti e riflessioni si riequilibra, ma soprattutto perché nel frattempo si è entrati in confidenza con lo stile dell'autrice, il romanzo scorre via con maggiore facilità; ma la densità del testo resta sempre elevatissima, dall'inizio alla fine.
Non è un romanzo che intrattiene, non è un romanzo che si possa leggere quando si è stanchi o distratti; è un'opera che ci richiede attenzione, concentrazione e interesse, e che stimola il nostro pensare. La complessità della prosa della Yourcenar - che non sono in grado di definire altrimenti che "accademica" - e l'impegno che la lettura delle sue opere richiede mi erano risultate chiare già con Le memorie di Adriano. Tuttavia, vuoi perché da un lato abbiamo un personaggio realmente esistito ed estremamente carismatico mentre dall'altro un personaggio di finzione chiuso in sé stesso e nelle proprie riflessioni; e vuoi perché da un lato c'è un romanzo ambientato in un periodo storico con cui ho grandissima familiarità e dall'altro un secolo (e un'area geografica, quella delle Fiandre) che mai ho avuto occasione di approfondire... con L'Opera al nero ho fatto molta, molta più fatica, e l'impressione finale che me ne è rimasta non è stata altrettanto favorevole. Considero Le memorie di Adriano un capolavoro; penso invece che de L'Opera al nero dimenticherò molto in fretta molte cose, pur essendo rimasta estremamente ammirata dalla cura e dall'abilità con cui l'autrice ha ricostruito l'Europa del XVI secolo con tutte le sue contraddizioni e problematiche.

Non cesserò mai di stupirmi che questa carne sostenuta dalle sue vertebre, questo tronco congiunto alla testa dall'istmo del collo, con le sue membra simmetricamente disposte intorno, contengano e forse producano uno spirito che si serve dei miei occhi e dei miei movimenti [...] Ne conosco i limiti, e so che il tempo non gli mancherà per andar più lontano, e la forza, se per caso il tempo gli fosse concesso. [...] So che esso sbaglia, erra, interpreta spesso a torto la lezione che gli impartisce il mondo, ma so anche che porta in sé di che scoprire e talvolta rettificare i propri errori. Ho percorso almeno una parte del globo nel quale ci troviamo: ho studiato il punto di fusione dei metalli e la generazione delle piante; ho osservato gli astri ed esaminato l'interno dei corpi. Sono capace di estrarre d a questo tizzo che sollevo la nozione di peso e da queste fiamme la nozione di calore. So che non so quel che non so; invidio coloro che sapranno di più, ma so che anch'essi, come me, avranno da misurare, pesare, dedurre e diffidare delle deduzioni ottenute, stabilire nell'errore qual è la parte del vero e tener conto nel vero dell'eterna presenza di falso. Non mi sono mai ostinato su un'idea per timore dello smarrimento in cui cadrei senza di essa. Né ho mai condito di menzogne un fatto vero per rendermene la digestione più facile. Non ho mai deformato le opinioni dell'avversario per confutarle più facilmente [...] O piuttosto, sì: mi sono sorpreso a farlo, e ogni volta mi sono rimproverato come si sgrida un domestico disonesto, e ho ritrovato la fiducia solo dopo essermi ripromesso di far meglio. Ho avuto anch'io i miei sogni, e non gli attribuisco valore d'altro che di sogni. Mi sono guardato bene dal fare della verità un idolo; ho preferito lasciarle il nome più umile di esattezza. I miei trionfi e i miei pericoli non sono quelli che la gente s'immagina ci sono altre glorie oltre la gloria e altri roghi oltre il rogo. Sono quasi riuscito a diffidare delle parole Morirò un po' meno sciocco di come son nato.

LETTO: 1 LL + 2 NC = 3 punti


message 21: by Drilli (new)

Drilli | 5052 comments Aggiungo la mia immancabile Q di Queneau!

Quest'anno ho letto Il diario intimo di Sally Mara

Un Queneau un po' diverso dal solito: protagonista femminile, storia non ambientata in Francia, forma diaristica, argomento praticamente monotematico... ma soprattutto un Queneau più divertente, più irriverente e molto, molto più malandrino.
Non è diverso dal solito il modo, sempre meraviglioso, in cui gioca con la lingua: ogni volta che leggo un suo libro continuo a pensare che varrebbe la pena di imparare a fondo il francese solo e soltanto per potersi godere la lettura dei suoi testi in lingua originale! Né è diversa dal solito la rocambolesca successione di eventi tragicomici e a tratti surreali, e neanche il ritrovarsi di fronte, di fatto, a un romanzo di formazione (sui generis, certo, ma comunque un romanzo di formazione).
Questa volta però tutto ruota intorno alla sessualità: trama, eventi, personaggi, giochi di parole, doppi sensi, comicità.
Assistiamo infatti all'educazione sentimental-sessuale della giovane irlandese Sally Mara, che decide di tenere un diario in francese, in onore dell'insegnante di francese per il quale ha preso una gran cotta; in una lingua che non è la sua e che ha appreso da un dongiovanni che si è palesemente divertito a insegnarle e modi di dire non propriamente consoni a una signorina perbene, Sally ci racconta i turbamenti della sua piccola anima (immortale) e tiene traccia dell'evolversi delle sue conoscenze e dei suoi pensieri man mano che sperimenta (con piglio quasi scientifico) la propria e l'altrui sessualità.
Dal candore e dall'innocenza iniziali, che si fanno irresistibilmente comiche a fronte del linguaggio sconcio che le è stato inculcato e col quale si esprime, facendoci fin troppo spesso domandare se sappia davvero cosa significano le parole che utilizza (e dandocene talvolta certezza attraverso dimostrazioni pratiche), si passa poi gradualmente al disincanto e alla delusione, non senza però rinunciare alle sue sperimentazioni, ché all'istinto non si comanda. L'effetto comico man mano scema, ma si delinea una personalità oltremodo interessante e indubbiamente anticonformista -soprattutto se si considera che la storia è ambientata negli anni '30.
Un romanzo brillante, frizzante, che molto spesso porta il lettore a chiedersi "ma che ca...?!" con genuino e divertente stupore, e che forse a ben vedere non ha né capo né coda, ma che denota, da parte del suo autore, coraggio (perché, diciamocelo, per i tempi in cui fu pubblicato è decisamente scandaloso - e conosco persone che si scandalizzerebbero ancora oggi a leggerlo!), genio e un'ottima capacità di immedesimazione nei panni di una ragazzina ingenua e curiosa.
Godibilissimo dall'inizio alla fine, ma forse non per tutti.

(e mi sa che devo rileggere Zazie nel metrò, perché non ricordo di essere rimasta così colpita, ai tempi, da questo Queneau al femminile; chissà se sono carenze della mia memoria o reali differenze nella riuscita dei due romanzi)

LETTO: 1 LL + 2NC = 3 punti


message 22: by Drilli (new)

Drilli | 5052 comments Aggiungo anche la Z, poi mi sa che dovrò iniziare a meditare dei cambi... e comunque non completerò l'alfabeto per quest'anno :(

Intanto... commento a Dodici di Zerocalcare.

Degli Zerocalcare letti finora, è al tempo stesso il meno incisivo ma anche il più divertente.
In entrambi i casi la causa è probabilmente da ricercarsi nel fatto che è la storia che più di tutte si discosta dalla realtà del quotidiano.
Però, voglio dire... ci sta, non si può mica scrivere sempre le stesse storie! Quindi va bene così.

Un altro motivo è forse anche nell'assenza di quell'amarezza di fondo che caratterizza gli altri e li rende più "profondi". Un messaggio Zero ce lo lascia anche in questo caso, come sempre: l'amore per il luogo cui si sente di appartenere, il legame indissolubile che con esso resterà per sempre. Tuttavia, il modo in cui sceglie di lasciarcelo non riesce a scavare a fondo come al solito, per quanto divertente.

Nonostante le grasse risate che mi hanno regalato Secco e Cinghiale, nel complesso però Dodici non mi ha convinta del tutto, più che altro per il finale così... affrettato, che mi ha lasciato un po' di amaro in bocca. Mi sarei aspettata qualcosina di più, ecco.

Ma piaciuto mi è piaciuto lo stesso, eh! Solo meno del solito.

LETTO: 1 LL + 2 NC = 3 punti


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