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GDL 2023- Ciclo Rougon- Macquart- 20) “Il dottor Pascal” – “Le docteur Pascal”
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Iniziato e letti i primi 3 capitoli. Che bello ritrovare tanti personaggi conosciuti in altre opere.
Maxine col male ai piedi mi fa troppo ridere: la carriera di un libertino dalle stelle alle stalle😝😝😝
Maxine col male ai piedi mi fa troppo ridere: la carriera di un libertino dalle stelle alle stalle😝😝😝

(view spoiler)
Sto leggendo quest'edizione in ebook

Che terribile copertina!!
Il mio compagno mi ha chiesto se quell'uomo era Vasco Rossi 😂😂😂😂["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>

Dagio, sei sempre bravissima a esprimere perfettamente quello che penso io.
Aggiungo solo un'impressione : io mi sono ritrovata nell'atmosfera di 'la joie de vivre', con la giovane educata nel positivismo e nella scienza, col risultato di un sano ottimismo, in contrapposizione ai tanti modelli di educazione deteriore incontrati ad es. In 'Pot-Bouille'. Questo è il modo di educare le giovinetto, ci dice Zola/Pascal. Ma con che risultato, non saprei...
@Dagio, sto leggendo anche io la tua stessa edizione e, confermo, copertina pessima!!!
Sono al capitolo 5, quindi per ora lo spoiler non lo leggo ^^
Sono al capitolo 5, quindi per ora lo spoiler non lo leggo ^^
Caspita, che scheggia! Io sono a metà del capitolo 9.
Ma come finisce? Male pure questo??? Le premesse ci sono tutte per l'ennesima tragedia alla Zola :(
Ma come finisce? Male pure questo??? Le premesse ci sono tutte per l'ennesima tragedia alla Zola :(
Ho scollinato. Con il capitolo 9 la parabola del dott. Pascal e di Clotilde prende la sua curva discendente.
(view spoiler)
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Ma come finisce? Male pure questo??? Le premesse ci sono tutte per l'ennesima tragedia alla Zola :("
Le faccine tristi sono più che altro per la fine del cIclo!! 😜
(che poi leggendola così si potrebbe anche fraintedere 😅)

Vogliamo parlare della fine di Maquart? Incenerito lui solo, senza che si appicchi un in..."
(view spoiler)

Svizzarritevi con considerazioni varie.
Io vi raggiungo domani o al massimo giovedì.
Da telefono questo è il limite massimo dei miei messaggi 😥💕
Comincio io e vi copio il mio commento (mi piace vincere facile😝😝😝)
La vita non temeva di crearne uno in più, nella coraggiosa sfida della sua eternità. Proseguiva la sua opera, propagava le sue leggi, indifferente alle ipotesi, in cammino verso la sua grande opera. Anche a rischio di forgiare dei mostri, era necessario creare, poiché, quantunque essa crei anche malati e folli, non si stanca mai di creare coltivando la speranza che un giorno possano nascere esseri sani e i saggi. La vita, la vita che scorre come un torrente, che continua a ricominciare verso una fine sconosciuta! La vita in cui ci immergiamo, la vita dalle correnti interminabili e infinite, sempre mobile e immensa, come un mare senza confini!
Ultimo romanzo della saga dei Rougon-Maquart, tira le fila dei personaggi di tutta la famiglia. Per chi, come me, ha letto l'intera saga in un arco di tempo (relativamente) limitato, è una lettura che ha qualcosa del ritorno a casa dopo un lungo periodo di assenza, quando ci si ritrova attorno ad un tavolo per raccontare aneddoti ed episodi su questo e su quello. Così veniamo a conoscenza del destino di alcuni personaggi lasciati nei romanzi precedenti in momenti critici della loro esistenza, alcuni fanno capolino nella storia chi con una ruolo limitato come il libertino Maxine, ormai infermo, chi inveve con un ruolo da comprimario come la matriarca della famiglia, la terribile Felicitè.
L'affresco anche in questo romanzo è drammatico. I nostri personaggi, quanto a sfortune, non rivaleggiano con nessuno. Le tematiche probabilmente erano (e in tempi di cancel culture sono) destinate a fare scalpore perché la storia d'amore tra il sessantenne Pascal e la ventenne Clotilde si colora di note di incesto visto che sono zia e nipote. Ho trovato a volte inquietante il ritratto di quest'uomo anziano che ritrova virilità e vigore (parole di Zola) grazie alla giovinetta che gli si dona. Inquietante perché mi induce a riflettere su quanto, allora come ora, sia importante per gli uomini essere sessualmente attivi fino a tarda età e soprattutto procreare (il successo del viagra del resto non è un caso). Inquietante perché la scelta del partner sessuale non cade su una donna matura, ma su una ragazza nel fiore degli anni, qualcuno che ci si è potuti crescere. Il dottor Pascal non è descritto come un manipolatore. È uno scienziato che vuole scoprire quanto l'ereditarietà possa influire sullo stato di salute delle generazioni a venire, però un qualche pensiero la sua scelta me lo dà. Tra le righe emerge che forse (view spoiler)
Sotto il profilo letterario, il libro è impeccabile. Drammatico, certo, ma con una chiusa che vuole lasciare al lettore un senso di speranza. C'è un futuro, nonostante tutto.
La vita non temeva di crearne uno in più, nella coraggiosa sfida della sua eternità. Proseguiva la sua opera, propagava le sue leggi, indifferente alle ipotesi, in cammino verso la sua grande opera. Anche a rischio di forgiare dei mostri, era necessario creare, poiché, quantunque essa crei anche malati e folli, non si stanca mai di creare coltivando la speranza che un giorno possano nascere esseri sani e i saggi. La vita, la vita che scorre come un torrente, che continua a ricominciare verso una fine sconosciuta! La vita in cui ci immergiamo, la vita dalle correnti interminabili e infinite, sempre mobile e immensa, come un mare senza confini!
Ultimo romanzo della saga dei Rougon-Maquart, tira le fila dei personaggi di tutta la famiglia. Per chi, come me, ha letto l'intera saga in un arco di tempo (relativamente) limitato, è una lettura che ha qualcosa del ritorno a casa dopo un lungo periodo di assenza, quando ci si ritrova attorno ad un tavolo per raccontare aneddoti ed episodi su questo e su quello. Così veniamo a conoscenza del destino di alcuni personaggi lasciati nei romanzi precedenti in momenti critici della loro esistenza, alcuni fanno capolino nella storia chi con una ruolo limitato come il libertino Maxine, ormai infermo, chi inveve con un ruolo da comprimario come la matriarca della famiglia, la terribile Felicitè.
L'affresco anche in questo romanzo è drammatico. I nostri personaggi, quanto a sfortune, non rivaleggiano con nessuno. Le tematiche probabilmente erano (e in tempi di cancel culture sono) destinate a fare scalpore perché la storia d'amore tra il sessantenne Pascal e la ventenne Clotilde si colora di note di incesto visto che sono zia e nipote. Ho trovato a volte inquietante il ritratto di quest'uomo anziano che ritrova virilità e vigore (parole di Zola) grazie alla giovinetta che gli si dona. Inquietante perché mi induce a riflettere su quanto, allora come ora, sia importante per gli uomini essere sessualmente attivi fino a tarda età e soprattutto procreare (il successo del viagra del resto non è un caso). Inquietante perché la scelta del partner sessuale non cade su una donna matura, ma su una ragazza nel fiore degli anni, qualcuno che ci si è potuti crescere. Il dottor Pascal non è descritto come un manipolatore. È uno scienziato che vuole scoprire quanto l'ereditarietà possa influire sullo stato di salute delle generazioni a venire, però un qualche pensiero la sua scelta me lo dà. Tra le righe emerge che forse (view spoiler)
Sotto il profilo letterario, il libro è impeccabile. Drammatico, certo, ma con una chiusa che vuole lasciare al lettore un senso di speranza. C'è un futuro, nonostante tutto.

Da una parte, è difficile leggere questo libro come romanzo a sé stante: il primo e l'ultimo volume della serie sono inestricabilmente connessi con il piano generale dell'opera, e un giudizio su di loro diventa inevitabilmente un giudizio sull'intero ciclo. Qui in particolare vengono riprese, riassunte, completate le vicende dei mille personaggi (e se non hai letto gli altri libri, questo bignamino ti dice poco), e soprattutto viene esplicitata (e messa in bocca al dottor Pascal, perfetto avatar di Zola) la teoria dell'ereditarietà e dell'influsso dell'ambiente sociale. LaCitty avanzava un sospetto di eugenetica casalinga nella storia d'amore fra Pascal e Clotilde: altrettanto raggelante è l'idea dell'educazione di Clotilde, dovuta forse, più che ad affetto e ottimismo, al desiderio di dimostrare come l'ambiente può modificare l'eredità, in senso sia morale sia fisico (v. la storia dei due fratelli separati, di cui il maschio muore di tisi mentre la sorella cresce sana e felice).
Alla stessa maniera viene chiaramente spiegata l'intenzione di fornire un ritratto completo dell'avventura del Secondo Impero, dal suo sorgere al crollo finale, attraverso un'analisi dei vari ambienti sociali. Qui, a mio parere, emerge il limite di Zola, in cui il giornalista tende a sopraffare il romanziere: "non dirmelo, mostramelo" recitava l'imperativo principe del narratore, e Zola ci ha già mostrato chiaramente i guasti del regime (come per altro i nessi ereditari nella famiglia Rougon-Macquart), ma ha ancora paura di non essere stato abbastanza chiaro, e ancora spiega e illustra e predica.
E si ritrovano in questo romanzo tanti dei temi ricorrenti: la gioia della descrizione sontuosa e minuziosa, il realismo delle situazioni mediche - ho trovato impressionante il realismo dell'angina pectoris di Pascal, ho faticato un po' di più a fidarmi dell'autocombustione dell'etilico zio Antoine - sul versante dei pregi; i dialoghi improbabili, gli epiteti fissi che ci fanno vedere in controluce il quaderno di appunti preparatori, sul versante difetti. Mai come questo volta è vero che un autore scrive sempre lo stesso libro.
L'autocombustione etilica dello zio Antoine sebbene sia un obbrobrio scientifico, è una genialata a livello narrativo. È una di quelle cose che non credo dimenticherò facilmente 😁
Concordo con te @Gufo sul fatto che questo libro non possa essere letto se non alla fine dei Rougon-Maquart, o meglio, magari uno se lo legge anche, ma si perde un sacco di cose!!
Concordo con te @Gufo sul fatto che questo libro non possa essere letto se non alla fine dei Rougon-Maquart, o meglio, magari uno se lo legge anche, ma si perde un sacco di cose!!

Concordo sulla mancanza di autonomia di questo ultimo capitolo. Leggerlo in modo a se stante non ha proprio senso.
Ques'ultima lettura ha perfettamente rispecchiato le aspettative che avevo. Non mi aspettavo nulla di più e nulla di meno.
Si è vero che l'ossatura è sempre visibile ma c'è veramente una fedeltà innapunatbile in questo lungo percorso.
Se penso alla mole di venti libri e a come Zola abbia resistito al cambio di binari veramente m'inchino. Nonostante non regessi più questo lato oscuro dell'animo umano, questa mancanza di luce che solo nello splendido finale ci regala attraverso la vita di questa nuovo essere. Non mi sono chiesta se il progetto di avere un bambino fosse per Pascal un deisiderio scientifico di vedere avverate le proprie terorie piutosto di quella universale speranza dell'uomo che generando cerca di dar vita ad una versione migliore di sé.
E' incredibile come io sia riuscita a mettere da parte il mio lato intransigente nei confronti di amori così vicini all'idea di pedofilia ed incesto. Quando ho intuito dove stava andando a parare mi sono irrigidita salvo poi dimenticarmene ogni volta che giravo pagina e vedevo dispiegato il foglio del grande progetto: l'albero con tutte le sue ramificazioni. Ed ho pensato a tutta questa famiglia anche ad lacuni che mi ero scordata.
Tre anni carissime: sono tanti eppure sono volati ❤
Io l'elemento uomo vecchio con donna giovane l'ho sentito molto, anche perché zio Emile lo ricordava ogni 3 pagine. Mi ha disturbata? Sì, ma moderatamente. Diciamo che a vent'anni un sessantenne mi avrebbe fatto abbastanza schifo da un punto di vista fisico, l'attrazione intellettuale e sentimentale ritengo siano possibili, ma poi ognuno è fatto a modo suo.
Però una sorta di "sindrome da Frankenstein" da parte del dottor Pascal che plasma Clotilde a sua misura, ce la vedo. 😝
Sulla cupezza @Dagio, io ho avuto l'impressione che aumentasse con l'avvicinarsi della fine del ciclo. Ci sono stati libri abbastanza leggeri come Il Paradiso delle Signore o Pot-Bouille, ma gli ultimi 3-4 li ho trovati belli, ma super pesanti e super cupi.
Detto questo, la lettura con voi del ciclo dei Rougon-Maquart è stata una bellissima esperienza. Le nostre discussioni sono state super ricche e utili per ragionare su aspetti su cui magari non avevo riflettuto.
Grazie a tutte e chissà, magari, ripeteremo 😁
Però una sorta di "sindrome da Frankenstein" da parte del dottor Pascal che plasma Clotilde a sua misura, ce la vedo. 😝
Sulla cupezza @Dagio, io ho avuto l'impressione che aumentasse con l'avvicinarsi della fine del ciclo. Ci sono stati libri abbastanza leggeri come Il Paradiso delle Signore o Pot-Bouille, ma gli ultimi 3-4 li ho trovati belli, ma super pesanti e super cupi.
Detto questo, la lettura con voi del ciclo dei Rougon-Maquart è stata una bellissima esperienza. Le nostre discussioni sono state super ricche e utili per ragionare su aspetti su cui magari non avevo riflettuto.
Grazie a tutte e chissà, magari, ripeteremo 😁

Ho sentito il terminare di un progetto e mi è mancato lo Zola dell'Assomoir, di Germinale.... Ovviamente ci sono anche qui molti elementi interessanti come l'autodafè dei libri di Pascal, vera scena epica.
Voi avete parlato di cupezza negli ultimi libri, è vero. Ma io vedo qui uno Zola più cedevole, Lo stesso Pascal alla fine ha una visione della natura positiva.
Scusate questi miei pensieri liberi ma volevo farvene partecipi, se questo può essere importante per una discussione.
Voi avete finito il ciclo. A me manca il Primo libro, che non riesco a trovare!!!
Grazie per il percorso!!!!!

In effetti qui il finale mi ha sorpresa alquanto: un raggio di speranza che proprio non mi aspettavo.
Elettra il primo te lo mando io!
Be', dai, dopo tutte le sfighe che Zola ha inflitto ai suoi personaggi un pochino di speranza era dovuta a mio parere, ma, fosse per me, tutti i libri dovrebbero finire bene XP
Books mentioned in this topic
Il Paradiso delle Signore (other topics)Pot-Bouille (other topics)
Il dottor Pascal (other topics)
La fortuna dei Rougon (other topics)
Il fallo dell'Abate Mouret (other topics)
Pronte per chiudere il cerchio?
Non vi nascondo una certa emozione..ma andiamo a cominciare,,
Quando
L’azione si svolge dal luglio 1872 ad agosto 1874.
Dove
L’ultimo capitolo di questo viaggio non può che ricondurci laddove tutto è cominciato: Plassans.
Luogo centrale è la Souléiade, ossia la proprietà del dottor Pascal
Soggetto
L’amore scandaloso tra il dottor Pascal ma soprattutto la famiglia dei Rougon- Maquart sotto la lente delle leggi dell’ereditarietà.
SINOSSI
Pubblicato da Zola nel 1893, il romanzo "Il dottar Pascal" costituisce il vero e proprio testo "teorico" del ciclo dei Rougon-Macquart, che comprende fra gli altri "Germinal" e "II ventre di Parigi". Pascal è fratello di Eugène, che è salito nella vita politica fino alla carica di ministro, e di Saccard, che si è arricchito con le speculazioni immobiliari e borsistiche. Medico e genetista ante litteram, Pascal ha accumulato tutta la documentazione relativa all'albero genealogico della famiglia cui appartiene; e la esamina sulla base dei principi scientifici del naturalismo di Zola, studioso di Darwin e Weismann. Convinto sostenitore del ruolo dell'ereditarietà nella determinazione dei tratti fisiologici e di carattere, Pascal avverte anche dentro di sé la tara che ha condotto
.
I due protagonisti
(tanto per rinfrescare la memoria 🤩)
Pascal è il secondo figlio di Pierre Rougon e Félicité.
Il primogenito è Eugene, segue Aristide, poi Sidonie e Marthe.
Ecco come Pascal ci viene presentato ne La fortuna dei Rougon:
” L’altro figlio dei Rougon, Pascal, quello che era nato dopo Eugène e prima di Aristide, non sembrava di quella famiglia. Era uno dei casi frequenti che smentiscono le leggi dell’eredità. La natura fa spesso nascere, in mezzo a una stirpe, un essere del quale essa attinge direttamente tutti gli elementi dalle proprie forze creatrici.
Nulla, nè quanto al fisico nè al morale, c’era in Pascal che rassomigliasse ai Rougon. Alto, col viso dolce e serio, egli aveva una dirittura di carattere, un amore per lo studio, un’esigenza di modestia, che costituivano uno strano contrasto con le ambizioni febbrili e la mancanza di scrupoli della sua famiglia.
Dopo aver compiuto a Parigi eccellenti studi di medicina, si era ritirato a Plassans per sua libera scelta, nonostante le offerte lusinghiere dei suoi professori.
Amava la vita tranquilla della provincia; sosteneva che per uno studioso quella vita è preferibile al frastuono di Parigi. Anche a Plassans, non si preoccupò affatto di accrescere la sua clientela.
Molto sobrio, dotato di un ammirevole disdegno della ricchezza, seppe accontentarsi delle visite di alcuni ammalati che solamente il caso gli mandò. Tutto il suo lusso consisteva in una piccola casa luminosa della città nuova, nella quale si teneva religiosamente chiuso, occupandosi con amore di storia naturale. Fu preso specialmente da una grande passione per la fisiologia.
Si seppe in città che egli acquistava spesso dei cadaveri dal necroforo dell’ospizio: ciò fu motivo di orrore per le signore delicate e per certi borghesi pavidi.
Per fortuna non arrivarono fino al punto di considerarlo uno stregone; ma la sua clientela diminuì ancora; lo si considerò come uno stravagante al quale le persone della buona società non dovevano affidare in cura nemmeno la punta del loro dito mignolo, se non volevano disonorarsi.
Un giorno si sentì la moglie del sindaco che diceva:
“Preferirei morire che farmi curare da quel tipo. Manda odore di cadavere”.
(…)
Guadagnava precisamente quanto gli bastava per vivere,
(…)
A Plassans non si sapeva affatto che questo stravagante, questo tipo che sapeva di cadavere, era un uomo molto noto e molto autorevole nel mondo scientifico.
(…)
Da due o tre anni, si occupava del grande problema dell’eredità, mediante confronti tra le razze animali e la razza umana, ed era tutto assorto nei sorprendenti risultati che otteneva con le sue ricerche. Le osservazioni che aveva fatto su se stesso e sulla sua famiglia erano state il punto di partenza dei suoi studi. La gente del popolo, con la sua intuizione inconscia, capiva così bene quale differenza c’era tra lui e i Rougon, che lo chiamava “il signor Pascal”, senza mai aggiungere il cognome.
E così ne Il fallo dell'Abate Mouret
” Allora il giovane prete riconobbe dei suoi zii, dottor Pascal Rougon, che il popolo di Plassans, dove egli curava i poveri gratis, chiamava semplicemente “il signor Pascal”. Sebbene avesse appena passato la cinquantina era già tutto bianco, con una gran barba e una quantità di capelli tra cui la sua bella faccia regolare prendeva un’aria di malizia piena di bontà.
Clotilde Saccard
E’ la figlia di Aristide, quindi la nipote di Pascal.
Nel 1854, lei ha sette anni quando alla morte della mamma, Aristide affida la piccola la fratello che non si è sposato.
Dopo un’infanzia felice e spensierata arriva a 25 mantenendo un aspetto infantile
Incipit
«Nell’afa di quel rovente pomeriggio di luglio regnava una grande calma nella stanza dalle persiane accuratamente chiuse. Dalle tre finestre filtrava, attraverso le fessure del legno, solo qualche sottile filo di luce; e, in mezzo all’ombra, un chiarore molto dolce bagnava gli oggetti di un bagliore diffuso e tenue. C’era fresco nella stanza, al riparo dal caldo torrido dell’esterno, dove il sole cocente incendiava la facciata.
In piedi davanti all’armadio, di fronte alle finestre, il dottor Pascal cercava un appunto che si era recato a prendere. Tra le ante spalancate, l’immenso armadio in quercia scolpita, dalle forti e belle serrature e risalente al secolo precedente, mostrava su tutti i suoi scaffali e per tutta la larghezza dei suoi fianchi uno straordinario cumulo di fogli, pratiche, manoscritti che si ammucchiavano e straripavano alla rinfusa. Da più di trent’anni il dottore vi gettava dentro tutte le pagine che scriveva, dai brevi appunti alle opere complete, i suoi grandi lavori sull’eredità. Ne conseguiva che la ricerca dei documenti non era sempre cosa facile. Con pazienza egli sfogliava, e sorrideva allorché trovava finalmente ciò che stava cercando.
Rimase ancora un istante vicino all’armadio a leggere l’appunto, sotto un raggio dorato che entrava dalla finestra centrale. In quel chiarore d’alba, egli appariva, con la barba bianca e i capelli color della neve, ben saldo e vigoroso sebbene si avvicinasse alla sessantina: con il viso così fresco, i tratti tanto fini, gli occhi rimasti limpidi come quelli di un bambino, lo si sarebbe potuto scambiare, stretto nella giacca di velluto marrone, per un giovane uomo dai riccioli incipriati.
«Toh! Clotilde» disse alla fine, «dovrai ricopiare quest’appunto. Ramond non riuscirebbe mai a decifrare la mia dannata scrittura.»
E andò a posare il foglio vicino alla ragazza, che lavorava in piedi davanti a un alto cavalletto, nel vano della finestra di destra.
«Va bene, dottore!» rispose lei.”
"Dans la chaleur de l’ardente après-midi de juillet, la salle, aux volets soigneusement clos, était pleine d’un grand calme. Il ne venait, des trois fenêtres, que de minces flèches de lumière, par les fentes des vieilles boiseries ; et c’était, au milieu de l’ombre, une clarté très douce, baignant les objets d’une lueur diffuse et tendre. Il faisait là relativement frais, dans l’écrasement torride qu’on sentait au-dehors, sous le coup de soleil qui incendiait la façade.
Debout devant l’armoire, en face des fenêtres, le docteur Pascal cherchait une note, qu’il y était venu prendre. Grande ouverte, cette immense armoire de chêne sculpté, aux fortes et belles ferrures, datant du dernier siècle, montrait sur ses planches, dans la profondeur de ses flancs, un amas extraordinaire de papiers, de dossiers, de manuscrits, s’entassant, débordant, pêle-mêle. Il y avait plus de trente ans que le docteur y jetait toutes les pages qu’il écrivait, depuis les notes brèves jusqu’aux textes complets de ses grands travaux sur l’hérédité. Aussi les recherches n’y étaient-elles pas toujours faciles. Plein de patience, il fouillait, et il eut un sourire, quand il trouva enfin.
Un instant encore, il demeura près de l’armoire, lisant la note, sous un rayon doré qui tombait de la fenêtre du milieu. Lui-même, dans cette clarté d’aube, apparaissait, avec sa barbe et ses cheveux de neige, d’une solidité vigoureuse bien qu’il approchât de la soixantaine, la face si fraîche, les traits si fins, les yeux restés limpides, d’une telle enfance, qu’on l’aurait pris, serré dans son veston de velours marron, pour un jeune homme aux boucles poudrées.
– Tiens ! Clotilde, finit-il par dire, tu recopieras cette note. Jamais Ramond ne déchiffrerait ma satanée écriture.
Et il vint poser le papier près de la jeune fille, qui travaillait debout devant un haut pupitre, dans l’embrasure de la fenêtre de droite.
– Bien, maître! répondit-elle."