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Caterina di Mordor
Guida galattica per gli autostoppisti
Il romanzo comincia con il protagonista alle prese con i bulldozer che vogliono abbattere la sua casa per costruire un’autostrada, mentre si sdraia nel fango è ignaro del fatto che una squadra di demolizione Vogon sta per fare la stessa cosa con il nostro pianeta per far spazio a un’autostrada interstellare. Per sua fortuna il suo amico Ford è l’inviato di una guida galattica per autostoppisti, arrivato sul nostro pianeta per aggiornare le notizie utili. Comincia così un viaggio fra i pianeti, ho trovato il libro molto divertente, pieno di un umorismo stralunato non vedo l’ora di leggere il seguito
Ecco a voi alcuni versi di poesia Vogon (terza peggior poesia dell’intero universo) così, per torturarvi un po’
Oh, acciacciato grugnosco…
“le tue minzioni mi appaiono / Come ciance di sebi su luride api.”
Deh! Impiacciami, imploroti
sgabazzone rampante!
“Sciasciami, sprusciami, sprusciami coi crespi tentachili, / O ti strapperò gli sputtoni coi miei scassagangli, CAPITO?”

2017 A.D. di Vera Q.
Un breve romanzo profondamente nero. I quattro protagonisti, condomini, vivono in un Italia distopica in cui regnano anarchia e disordine sociale. Uniscono le finanze per costruire un bunker, ultima difesa contro la distruzione. A dispetto delle apparenze distinte e delle occupazioni normali, le loro anime sono nere. Il finale ci fa assistere ad una specie di giustizia ma non mi ha sono sentita soddisfatta. Le ottime premesse non sono state corroborate da una conclusione brillante .

Bello! Avevo già visto la serie TV che ne è stata tratta e devo dire che l'ho trovata abbastanza fedele al libro.
Molto interessante la ricostruzione del tessuto sociale in cui operano queste levatrici nella Londra degli anni 50. Le condizioni igieniche sono molto precarie e i mezzi di cui si dispone molto limitati, ma c'è una passione infinita da parte della protagonista e delle sue colleghe nello svolgere il proprio lavoro, qui davvero vissuto come una missione. E la cosa più bella di tutte è che si tratta di una storia vera, in quanto l'opera altro non è se non il diario tenuto dall'autrice durante i suoi anni di lavoro come levatrice.

Mi è piaciuta molto l'analisi lucida e ironica che la protagonista fa di un argomento così ostico come la discriminazione razziale: ne ha per tutti, anche per la sua stessa razza.
Mi ha toccato molto la descrizione della frattura creatasi in lei dopo la sua partenza dalla Nigeria; il distacco dalla famiglia, dagli amici, dal fidanzato. Così come l'esperienza da immigrata (nera), le difficoltà di adattamento, di inserimento sociale, di trovare un lavoro.
Sono stata sorpresa ma allo stesso tempo contenta della sua decisione di tornare in Nigeria, dopo il ricco ma difficile percorso americano.
Ritornata in Nigeria da "Americanah", deve nuovamente cominciare ad ri-ambientarsi, a ri-conoscere il suo paese, i suoi connazionali.
D'altronde, non è mai facile, la vita.

Abc wrote: "Io non riesco ad aggiornarlo, ho messo un link sbagliato, ma non riesco a toglierlo."
Te l'ho tolto io
Te l'ho tolto io


Te l'ho tolto io"
Potresti inserirmi #ciollansia: Il Libro Nero del Disagio?


Una lettura che non può lasciare indifferenti e che spinge a varie riflessioni.
Maria, ancora bambina, viene abusata dal padre ripetutamente, mentre la madre non si accorge di nulla e non nutre il benché minimo sospetto.
Anche quando la psicologa scolastica cerca di instillarle qualche sospetto su quello che sta accadendo nella sua famiglia, lei rifiuta di crederci e se ne va adirata e offesa.
Nel romanzo non è ben chiaro se la mamma arriva mai a capire quello che ha davanti agli occhi. Mi piace pensare che alla fine se ne renda conto vedendo l'atteggiamento spavaldo e provocante di Maria verso il suo nuovo compagno, Antonio. Ma forse mi illudo...
Ho provato tanta pena per Maria, soprattutto perché mi è sembrata molto sola per tutto il periodo coperto dalla narrazione. Sia in Marocco che a Roma nessuno, tranne forse la psicologa, la ascolta veramente, nonostante il suo comportamento manifesti un disagio evidente. Quante volte questo succede anche nella realtà? Quante vittime sono lasciate sole ad affrontare i loro mostri?


Periodi lunghi e complicati da rileggere spesso più volte. Largo uso di figure retoriche assurde. Pagine e pagine di descrizioni inutili di personaggi e ambienti che poco arricchivano la trama.
E poi atmosfere cupe, da medioevo più che da rinascimento. Utilizzo di personaggi tutti negativi, abietti, violenti e dissoluti. Forse un filosofo troverà più spunti di me nelle lunghe e contorte elucubrazioni; è già tanto che io sia arrivata alla fine!

Il romanzo avrebbe dovuto parlare di una storia d’amore o passione di uno studioso giapponese per una geisha che lavora presso un paese termale in montagna. I dialoghi erano spezzettati e le ragioni di uno e dell’altra non le ho capite, è stato come osservare due contendenti di uno sport di cui non conosco le regole. In compenso ho trovato affascinanti le descrizioni degli ambienti, dei paesaggi e delle usanze dei luoghi montani, si riesce quasi a sentire il freddo, il ronzio degli insetti, le donne che lavano, il fruscio dei kimono.

Mi aspettavo molto di più da questo saggio. In realtà ho fatto fatica a leggerlo perché lo stile è poco accattivante e a tratti confusionario.
Alcuni concetti mi sono sembrati tirati per i capelli, come se si volesse a tutti i costi piegare i fatti a dimostrare la propria tesi.

Questo è il primo romanzo di una serie che per protagonista ha Aristotele nella insolita veste di investigatore. Il romanzo è ambientato ad Atene e descrive gli sforzi di Stefanos di scagionare il cugino Filemone dall’accusa di aver assassinato Basileus, un importante cittadino. Nelle sue indagini Stefanos si appoggia ad Aristotele suo maestro di retorica. L’immagine del filosofo che emerge da queste pagine è di un personaggio vivace, amante delle comodità, un uomo di buon cuore e di grande intelligenza, ricco di interessi dal vasellame alle armi.

Mi è piaciuto un sacco questo romanzo, racconta del giorno del diciottesimo compleanno del protagonista Leonard Peacock, il giorno in cui lui ha deciso di togliersi la vita. Lo scrittore è riuscito a tenermi incollata alle pagine mentre scorrevo la vita di Leonard con gli occhi e col cuore. Commovente.

Bellissimo, questo romanzo. Avvincente e scioccante allo stesso tempo. L'ho divorato, senza potermene staccare. Il conto alla rovescia dei capitoli accentua l'inesorabilità degli eventi verso un finale prevedibile ma non per questo meno appassionante. Le descrizioni di come e quanto il "potere" (politico e/o religioso e/o economico) possa alienare la mente di chi lo possiede sono davvero agghiaccianti. Leggerò sicuramente dell'altro di questa autrice.

Il romanzo racconta la storia di Tita, di come nacque in cucina e come nella cucina trascorse quasi tutta la sua vita sfortunata. Si innamora di Pedro ma lui è costretto a sposare la sorella di Tita. I sentimenti potenti provocati da questa situazione si riverseranno nelle pietanze che prepara e nelle persone che le mangeranno. Una bella storia, a tratti magica, con delle ricette interessanti al suo interno.

Premesso che mi piace molto la letteratura giapponese, affermo che questo libretto non mi è piaciuto per niente. Molto suggestive le descrizioni del paesaggio ma incomprensibili per me i dialoghi e anche le descrizioni delle usanze. Sembra che non succeda mai niente, o meglio quello che succede è tutto dentro ai protagonisti. Altrimenti non si spiega come possa durare un rapporto con una persona che hai visto due volte in due anni; un rapporto fra un uomo sposato e con figli e una geisha che, in quanto tale, vive e lavora per il piacere degli altri. Insomma, meno male che erano poche pagine perché altrimenti lo avrei abbandonato molto presto!

È stata una lettura piacevole, anche se l'aspetto storico si perde un po' nel grande lavoro di fantasia dell'autrice, al punto che non saprei se definirlo un romanzo storico o un romance.
Tuttavia è bello trascorrere qualche ora in un'epoca lontana, alla corte di Enrico VIII. Ovviamente sappiamo tutti che razza di personaggio fosse questo monarca, che nella sua vita non ha fatto altro che cambiare moglie a ripetizione, nutrendo sempre la speranza di poter avere un figlio maschio che gli succedesse al trono.
Qui la storia viene narrata dal punto di vista di Catherine Parr, appunto l'ultima moglie di Enrico. La lettura mi ha dato modo di riflettere ancora una volta su quanto fossero marci gli ambienti di corte (un po' come la politica di oggi) e su quanto fosse misera la vita delle persone comuni, in particolare delle donne.

Il mio primo Fenoglio. Questo libro ho incominciato a leggerlo con uno stato d'animo tranquillo, ben diverso, per esempio, dall'inizio del Diario di Anne Frank.
Argomento noto e già letto, quasi rassicurante. Mi aspettavo insomma un libro "ordinariamente" emozionante, ma presto mi sono dovuta ricredere perché presto è entrata in gioco la "questione privata" del titolo, che ha cambiato le carte in tavola. E il romanzo sui partigiani italiani della seconda guerra mondiale è diventato il romanzo del giovane partigiano Milton e i 4 giorni più difficili della sua vita. Da quel momento è stato tutto un crescendo di emozioni, dalla spasmodica ricerca di Giorgio fino alle vicende del giovane Riccio, che mi hanno fatto mancare un battito del cuore, e fino al dramma finale. Caro Beppe, non posso però perdonarti di aver lasciato un finale così aperto.

Personaggio ostico, Charles Strickland, nel quale si rivela la figura di Paul Gauguin. Ci viene presentato come una persona egoista, odiosa, irresponsabile e ingrata (e potrei andare avanti ancora).
Tuttavia Somerset Maugham ha la capacità di descrivere le vicende in modo talmente fluido e quasi magnetico che il fastidio nel leggere le pagine sulle azioni deprecabili compiute dal protagonista, è letteralmente scomparso e, capitolo dopo capitolo, pennellata dopo pennellata, si svela solamente e semplicemente l'uomo e il suo genio.
La mia prima esperienza con questo autore è indubbiamente positiva e quindi non sarà l'ultima.

Ero molto indecisa fra le due e le tre stelline perché purtroppo non si può dare il mezzo punto. Alla fine però ho optato per le due perché sinceramente questo libro è parecchio inconsistente. Ci lascia con più domande che risposte e la trama è praticamente inesistente dal momento che non succede nulla.
Cos'è successo sulla terra? Perché non ci sono più abitanti? Chi è Iris? Che rapporto c'è tra l'astronauta e l'astronomo protagonisti del romanzo? No, non accetto di essere lasciata così in sospeso. Mi sento presa in giro.
E poi vogliamo parlare di questi due personaggi? Due sociopatici che la metà basta. Lui mi è stato antipatico fin dall'inizio e quando ho conosciuto la sua storia l'ho proprio detestato. Meno male che si è rintanato al polo nord, almeno non può più fare danni!
La copertina recita: " un romanzo che esplora i temi fondamentali dell'esistenza - l'identità, la memoria, la perdita - e racconta la fragilità dei rapporti umani"...ma dove??? Io non ho proprio visto nulla di tutto questo. Forse ho letto un altro libro...

Gli ho assegnato due stelline. L'italiano antiquato della traduzione probabilmente non ha aiutato ma ho trovato il romanzo un po' noioso, parlando solo di intrighi amorosi e politici. Condensato in poche pagine, c'erano tantissimi nomi e cariche, tanti re e regine e principi e principesse che alla fine non si capiva bene di chi si stava parlando. Il periodo storico è interessante ma trattato così mi è sembrato un romanzo da "addetti ai lavori". L'analisi psicologica della protagonista è stata un po' relegata rispetto ai fatti narrati e anche quel poco che ne emerge (le ragioni morali che spingono la principessa di Cleves) è probabilmente difficile da comprendere per noi lettori moderni.

Quattro stelle per questo bel libro.
E' la storia di tre generazioni di una famiglia sarda raccontata dalla giovane nipote in procinto di sposarsi, attraverso i ricordi trasmessi dalla madre ma soprattutto dalla nonna. La nonna molto amata, forse anche di più della madre. I pregiudizi e le difficoltà di essere donna in un paesino retrogrado dell'ante guerra, gli amori e le speranze, ma soprattutto i colori della natura e il rumore del mare che si vede dalle finestra della casa di Via Manno, a Cagliari.
Libro molto malinconico, carico di nostalgia, letto magistralmente dalla calda voce di Margherita Buy.

Romanzo breve ma intenso.
"Abbiamo l'obbligo morale di essere responsabili delle nostre azioni e anche delle nostre parole e perfino dei nostri silenzi". Così parla padre Sebastian nella prima pagina di questo bel libro.
La sua è una confessione, un racconto delirante (è a letto, con la febbre e forse teme di morire) della sua storia e della storia del suo paese, prima, durante e dopo la dittatura di Pinochet.
Quanta responsabilità ha lui, padre Sebastian, nella deriva del suo paese? Sembra che si chieda proprio questo nella notte più difficile della sua vita, quando tanti ricordi tornano a tormentarlo e a risvegliargli la coscienza.
La mia prima esperienza con questo autore è stata indubbiamente positiva. La narrazione scorre fluida e veloce senza stancare e senza annoiare, anche se purtroppo tanti riferimenti e dotte citazioni mi sono risultati sconosciuti e quindi probabilmente mi sono persa una parte del significato più profondo del romanzo.


Non ero preparata alla particolare struttura di questo romanzo è inizialmente ne sono rimasta spiazzata. In realtà mi aspettava una storia lineare basata sulla trama letta in quarta di copertina. Invece il libro inizia presentando dei personaggi che sembrano non avere nulla a che vedere con la bambina a cui fa riferimento il titolo. Poi si capisce che tutti questi persone direttamente o indirettamente sono coinvolti nella vicenda.
Tuttavia, mentre mi ha conquistata la storia di Charlotte e della sua famiglia che cerca di scampare in ogni modo alle persecuzioni naziste, non sono stata altrettanto coinvolta dalle avventure sul campo di battaglia.

Ho trovato questo libro molto interessante e coinvolgente. Ho da poco terminato di leggere i Vicerè e la descrizione dei rappresentanti della nobiltà siciliana è molto diversa nei due romanzi. Il protagonista qui, sebbene sia un uomo pratico e un amministratore prudente, non è un personaggio gretto, ha una sua profondità di pensiero, una conoscenza intima di se stesso e un occhio preciso nel giudicare gli altri con giustizia. L'autore in questo romanzo ha tratteggiato con precisione la percezione che i personaggi, nobili e plebei, hanno dei fatti storici che si trovano ad affrontare, il romanzo infatti è ambientato in gran parte durante lo sbarco dei mille in Sicilia. Io non ho mai visto il film ma i protagonisti della pellicola sono perfetti per immortalare i personaggi di Angelica, Tancredi e il Conte Salina, penso di guardarlo appena possibile.

Mi piacciono molto i romanzi storici e questo non fa eccezione. Scritto in maniera fresca e fluida, racconta piacevolmente la storia di Costanza di Altavilla, strappata alle mura del suo convento di clausura per essere data in moglie al secondogenito di Federico il Barbarossa. Intrighi politici e ragion di stato ci mostrano una donna molto bella e sensibile trattata come un oggetto di scambio, senza che lei possa in alcun modo intervenire sulla sua vita. Il tutto in un periodo storico indubbiamente difficile, dove gli scenari potevano cambiare da un giorno all'altro, a seconda del "ghiribizzo" di un sovrano soggiogato dalla figura paterna, frustrato, maleducato e ignorante.

Troppa carne al fuoco. Il romanzo ha diversi livelli di lettura. C'è la storia di questo patriarca che giunge in America con i suoi figli dopo che nel suo paese ha vissuto una tragedia devastante che l'ha convinto a tagliare i ponti col passato per intraprendere una nuova vita.
In parallelo c'è la storia di un Paese come l'America che nutre grandi aspettative verso Obama, neoeletto presidente, al quale poi succederà l'indicibile, tutt'ora da metabolizzare.
In mezzo a questo ci sono tutta una serie di riferimenti cinematografici che francamente appesantiscono di molto la lettura.
Il romanzo mi è piaciuto solo a tratti. Molte parti sono fin troppo prolisse e disturbano il lettore che desidera capire lo svolgersi degli eventi.

Undici racconti legati fra loro da qualche particolare che va ricercato nei singoli testi. È una lettura non lineare che non svela tutto, ma lascia dei punti oscuri. Nella postazione l'autrice dice: "c'è un'idea, di primo acchito imbarazzante per uno scrittore, che Jorge Luis Borges ha trasformato in una possibilità davvero affascinante: il pensiero per cui, qualunque opera stesse per scrivere, fosse già stata scritta da qualcun altro". Mi pare possa riassumere bene il senso di questa raccolta di racconti in cui si fatica a capire chi scrive e chi, invece, viene narrato. I racconti di richiamano a vicenda come opere di personaggi differenti. A proposito dei personaggi a me ha colpito il fatto che non abbiano un'identità ben definita, tant'è che nessuno di loro ha un nome, al massimo viene concessa loro un'iniziale. Questo, a mio parere, è espressione dell'intento di utilizzarli solo come strumenti per esprimere il concetto che la violenza e la follia sono insiti in ognuno di noi e aspettano solo il detonatore giusto per esplodere, dopodiché si può tornare benissimo ad essere delle persone "normali". Siamo tutti dei borderline insomma.
Immagino che questa recensione non vi abbia chiarito molto le idee riguardo il libro, ma se vi ha incuriosito leggetelo e siate consapevoli di leggere un'antologia molto particolare.

Un bellissimo giallo ambientato nella Torino bene degli anni 60, la moglie annoiata di un ricco industriale ed un suo amico si ritrovano invischiati nell'omicidio di un equivoco architetto. Un fascinoso commissario di polizia farà luce sulla vicenda, magistrale la parte ambientata nel mercato, gli autori mi hanno veramente trasmesso l'impazienza di scoprire cosa sarebbe accaduto. Il colpo da maestro è che il lettore si aspetta che succeda qualcosa che però rimane continuamente in sospeso mentre e protagonisti si muovono fra le bancarelle, senza per questo arrivare a perdere di intensità. Intrigante.


Non credo che leggerò altro di Virginia Woolf. Almeno non nell'immediato futuro. La storia in sé l'ho apprezzata: un'occasione per ripensare con nostalgia e rimpianto alla propria vita passata ma anche per ribadire la bellezza della vita stessa e della natura. Lo stile è stato per me molto difficile da affrontare, basandosi su descrizioni lunghissime e piene di metafore (anche stravaganti) riguardanti ogni dettaglio e personaggio del libro, anche il meno importante. Sembra proprio che l'autrice si sia lasciata andare a scrivere tutto ciò che le passava per la testa, senza filtro. Spesso mi perdevo, in queste descrizioni costituite da periodi lunghissimi di cui faticavo a capire il senso senza rileggerli almeno una volta. Credo che questo sia proprio lo stile caratteristico di Virginia Woolf ma se è così, allora non fa per me.
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