pianobi: Lettere da Vecchi e Nuovi Continenti discussion
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GdL I Fratelli Karamazov -4a tappa - Libro quarto: LE TORTURE
Tittirossa wrote: "nel primo capitolo, prima pagina, nella mia traduzione Einaudi c'è la parola ITERUM con la nota "Rendiamo in latino sacro alcune parole slavoniche usate dallo starec". Cosa significa? cioè il libro è scritto in russo, giusto? e quindi lo "slavonico" che lingua è?"
Slavonico o slavo ecclesiastico è la lingua usata dalla chiesa ortodossa russa (e forse da altre chiese ortodosse, non sono molto esperto delle chiese d'oriente) per gli scritti sacri, un po' come la chiesa cattolica usa(va) il latino.
https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_...
Slavonico o slavo ecclesiastico è la lingua usata dalla chiesa ortodossa russa (e forse da altre chiese ortodosse, non sono molto esperto delle chiese d'oriente) per gli scritti sacri, un po' come la chiesa cattolica usa(va) il latino.
https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_...
Catoblepa wrote: "Tittirossa wrote: "nel primo capitolo, prima pagina, nella mia traduzione Einaudi c'è la parola ITERUM con la nota "Rendiamo in latino sacro alcune parole slavoniche usate dallo starec". Cosa signi..."
sempre grazie savio Cato, appena sei mentovato* appari e ci chiarifichi lo conoscere tuo
*ma anche nella vostra traduzione i capitoli coi frati sono resi con un italiano un po' vecchiotto? e termini tipo mentovare, eziandio, etc?
sempre grazie savio Cato, appena sei mentovato* appari e ci chiarifichi lo conoscere tuo
*ma anche nella vostra traduzione i capitoli coi frati sono resi con un italiano un po' vecchiotto? e termini tipo mentovare, eziandio, etc?

io ho già finito anche questa tappa, letta praticamente tutta domenica e solo l'ultimo pezzo ieri.
non ho ben capito cosa pensi D. del monaco digiunatore, a me sembra dipinto come un superbo e mi stupisce che il monachino non lo rilevi, forse è un po' ingenuo.
Poi ovviamente la mia considerazione di donna del XXI secolo è sempre "pure io vedrei demoni, santi e tutte cose se digiunassi" :)
senza fare spoiler per chi non è ancora arrivato fin qui, mi è sembrata prevalentemente un libro "interlocutorio", vedremo poi cosa ci porteranno i personaggi che sono comparsi qui e quel che è successo anche a casa delle Chochlakove (altro momento molto teatrale, addirittura si scostano le tende, che probabilmente era tipico delle abitazioni russe di allora, ma mi fa tantissimo pensare alle entrate in scena).
per quanto riguarda le pagine finali di questo libro, senza entrare nei dettagli per l'appunto, ho ritrovato il melodramma dickensiano, che onestamente un po' mi irrita, ma che qui mi è sembrato anche un po' parodistico, non so quanto sia un'impressione mia. comunque per tutto il tempo della lettura mi risuonava in mente il personaggio (da me profondamente detestato!) di Tiny Tim :)
lise.charmel wrote: "nella traduzione Feltrinelli no.
io ho già finito anche questa tappa, letta praticamente tutta domenica e solo l'ultimo pezzo ieri.
non ho ben capito cosa pensi D. del monaco digiunatore, a me semb..."
allora, io le Ciocalove (non ho idea di come si pronunci, ma nella mia testa loro sono delle Ciocal'ove) le detesto, anche perchè identifico Lise con tutte le paralitiche dei cartoni, dall'amica di Heidi alla fidanza di Anthony in Candy Candy
io ho già finito anche questa tappa, letta praticamente tutta domenica e solo l'ultimo pezzo ieri.
non ho ben capito cosa pensi D. del monaco digiunatore, a me semb..."
allora, io le Ciocalove (non ho idea di come si pronunci, ma nella mia testa loro sono delle Ciocal'ove) le detesto, anche perchè identifico Lise con tutte le paralitiche dei cartoni, dall'amica di Heidi alla fidanza di Anthony in Candy Candy

flaminia wrote: "nella mia edizione (garzanti) il quarto libro è intitolato "lacerazioni", quando ho visto "torture" per un attimo ho pensato di stare leggendo tutt'altro :-)"
apperò, lacerazioni mi significa altro da torture!
altre traduzioni?
apperò, lacerazioni mi significa altro da torture!
altre traduzioni?

allora, sono andata su wiki, ho cercato IFK in russo e c'è l'elenco dei capitoli, il nostro dovrebbe essere questo
Книга четвёртая. Надрывы.
(il traduttore automatico lo traduce con "Lacrime")
a questo punto solo stareç Catopblepi può illuminarci
Книга четвёртая. Надрывы.
(il traduttore automatico lo traduce con "Lacrime")
a questo punto solo stareç Catopblepi può illuminarci
Allora, innanzitutto l'edizione Mondadori traduce come "Gli strazi".
La parola Надрывы dovrebbe più essere qualcosa tipo "Lacerati", ma chiedo alla mia compagna per avere qualche certezza in più.
La parola Надрывы dovrebbe più essere qualcosa tipo "Lacerati", ma chiedo alla mia compagna per avere qualche certezza in più.
Catoblepa wrote: "Allora, innanzitutto l'edizione Mondadori traduce come "Gli strazi".
La parola Надрывы dovrebbe più essere qualcosa tipo "Lacerati", ma chiedo alla mia compagna per avere qualche certezza in più."
Gli strazi mi sembra fantastico!
La parola Надрывы dovrebbe più essere qualcosa tipo "Lacerati", ma chiedo alla mia compagna per avere qualche certezza in più."
Gli strazi mi sembra fantastico!
Ok, mi dice che in effetti nel russo contemporaneo è usato col significato di "strappati/lacerati", ma ha fatto a sua volta una ricerca su google e pare che avesse il significato arcaico di "strazi/tormenti/scempi".
cmq
TORTURE
LACERAZIONI
STRAZI
(tormenti/scempi)
avanti il prossimo per un allegro ritrovo di famiglia karamazoviana
TORTURE
LACERAZIONI
STRAZI
(tormenti/scempi)
avanti il prossimo per un allegro ritrovo di famiglia karamazoviana

cmq è vera una cosa che ho letto: si precipitano tutti di corsa da qualche parte, dicono qualcosa a qualcuno, non ascoltano niente, e si riprecipitano di nuovo da qualche altra parte :-)
con tutti gli abitanti di Staraja, possibile che solo due fanciulle possano/vogliano contendersi il cuore dei 3 fratelli (e viceversa).
ovvio, senza questo pezzo non ci sarebbe stata la narrazione, sono curiosa di vedere quale legame/contrapposizione prenderà il sopravvento: fratelli/fratelli, fratelli/padre, fratelli/donne.
con tutti gli abitanti di Staraja, possibile che solo due fanciulle possano/vogliano contendersi il cuore dei 3 fratelli (e viceversa).
ovvio, senza questo pezzo non ci sarebbe stata la narrazione, sono curiosa di vedere quale legame/contrapposizione prenderà il sopravvento: fratelli/fratelli, fratelli/padre, fratelli/donne.
Staraja Russa aveva nel 1897 circa 15.000 abitanti (secondo Wiki), probabilmente anche meno all'epoca del romanzo. Tenendo conto della forte distinzione tra classi sociali che praticamente rendeva i Karamazov parte di un 5% che non si legava al restante 95%, non mi sembra così strano che solo due fanciulle vogliano contendersi il cuore dei tre.
Detto questo, sì, era Zweig che diceva che i personaggi sono sempre esagitati, sempre di fretta per andare da una parte o dall'altra, sempre a struggersi su questioni fondamentali o a comportarsi da perfetti idioti. In pratica sono tutti dei cocainomani (senza cocaina).
C'è da dire che tutto il romanzo Ottocentesco dà questa sensazione, da Balzac a Manzoni, da Stendhal a Dickens, da Tolstoj alle Bronte (le uniche eccezioni che mi vengono in mente sono Melville e Gončarov, ma quest'ultimo ha creato proprio un personaggio che si poneva come obiettivo essere l'antitesi dell'eroe romanzesco, un eroinomane senza eroina).
Insomma, mi pare che Dostoevskij non faccia altro che portare alle estreme conseguenze una tendenza comune a quasi tutti i suoi colleghi, si sarebbe dovuto aspettare il periodo a cavallo tra i secoli per trovare personaggi che si comportavano in maniera un po' più tipica della quotidianità (Hamsun, Čechov, Schnitzler, Mann, Conrad, Pirandello).
C'è da dire che tutto il romanzo Ottocentesco dà questa sensazione, da Balzac a Manzoni, da Stendhal a Dickens, da Tolstoj alle Bronte (le uniche eccezioni che mi vengono in mente sono Melville e Gončarov, ma quest'ultimo ha creato proprio un personaggio che si poneva come obiettivo essere l'antitesi dell'eroe romanzesco, un eroinomane senza eroina).
Insomma, mi pare che Dostoevskij non faccia altro che portare alle estreme conseguenze una tendenza comune a quasi tutti i suoi colleghi, si sarebbe dovuto aspettare il periodo a cavallo tra i secoli per trovare personaggi che si comportavano in maniera un po' più tipica della quotidianità (Hamsun, Čechov, Schnitzler, Mann, Conrad, Pirandello).

Ho letto che a Staraja trascorreva la sua villeggiatura e li ha composto buona parte del romanzo quindi la scelta è comprensibile ma perché un centro minore per I Karamazov?

con tutti..."
Tre fanciulle c'è anche Lise, tre che si contendono tre fratelli e un padre.
Anche se la personalità di Ivan è ancora molto nebulosa e confusa.
oddio Lise ci prova, per ora non mi sembra in grado di scatenare sconquassi. anche se dal trioK+1+padre mi aspetto di tutto
@evi in effetti di Ivan, delle sue passioni, al momento non sappiamo ancora molto. hanno chiacchierato tutti di sé tranne lui

Sono di diverso avviso. È vero che, generalmente, il romanzo ottocentesco prevede trame assai mosse e intrecci intricati che portano i personaggi a essere sballottati di qua e di là, in moto perpetuo, ma in questo libro specifico la sensazione è diversa, almeno per dove sono arrivato io, la mia è una visione parziale e fallibile.
I personaggi Karamazov non sembrano essere mossi nel loro agire dagli eventi come un Renzo Tramaglino qualsiasi o da degli autentici proponimenti interiori come un Jean Valjean, si muovono perché pare non ne possano fare a meno, per necessità esistenziale.
Cercherò di spiegarmi con un parallelismo: fin qui Alëša si è dimostrato essere una trottola, non sta mai fermo, è sempre affaccendato in più scenari sovrapposti; anche d'Artagnan ne I Tre Moschettieri è una molla, perennemente esagitato, e come i fratelli di Alëša, pure gli altri tre moschettieri, quando appaiono, sono sempre persi nei loro intrallazzi e tormenti, ma lì a differire è l'intento; Dumas voleva rappresentare la spensieratezza, la joie de vivre, l'élan vital della gioventù -la trilogia di d'Artagnan altro non è che una grande allegoria delle tre età dell'uomo- e a leggere le loro escandescenze si riassapora la gioia fisica della giovinezza; coi Karamazov invece si prova ansia, c’è una sottile tensione elettrica che corre lungo la narrazione; è come se i fratelli avessero tutti sempre fame d'aria, io percepisco l'assenza di ossigeno nel leggere questo romanzo. Tutto merito della tecnica narrativa, è una cosa senza dubbio voluta e cercata, ottenuta tramite il concorso di più elementi, come l'espediente di ripetere spesso la stessa frase a conclusione di un discorso, lo fa in special modo papà-Karamazov, ma direi che è un leitmotiv di tutto romanzo, nella seconda tappa pure un titolo di capitolo è anaforico: "Così sia! Così sia!"; tutto ciò alimenta la sensazione d’ansietà che pervade queste pagine.
Tanto di cappello a Dosto il Tosto.

sì, i miei sono intitolati "lacerazione in salotto" e "lacerazione nell'izba".

Sav, in generale hai ragione, ma di fronte a quei movimenti negli altri romanzi dovuti agli eventi più grandi, mai un personaggio che reagisca dicendo: "ma sì dai, oggi non c'ho voglia, magari faccio domani... mmm, però per domani danno pioggia, va beh, facciamo lunedì e non se ne parla più."
Poi nel Novecento questi personaggi sarebbero proliferati.
Poi nel Novecento questi personaggi sarebbero proliferati.

Suppongo fosse questo il senso dell’affermazione di Zweig, ciò che distingue i Fratelli Karamazov dagli altri romanzi europei coevi, lasciando fuori dal discorso il Novecento.
Tittirossa wrote: "ma anche i capitoletti interni? c'è ne sonondue che da me sono titolati "le torture + qualcosa""
Io sempre straziamenti, in salotto e nell'isba :-)
Io sempre straziamenti, in salotto e nell'isba :-)

Secondo me, è molto giusta e molto precisa la tua descrizione dei personaggi
scusate se vi ho assillato col tema della traduzione, ma lavorando con le parole, sono particolarmente attenta alla temperatura e al contesto che una parola può generare.
Arrivata (quasi, mi mancano 2 pagine) alla fine della tappa, in effetti mi sembra che "torture" sia più adatta. Non so nel contesto come sia stata reso l'uso di "straziamenti" e "lacerazioni" ma (view spoiler) .
E mi sembra che tortura sia più consona anche a quello che succede nella "stamberga" (traduzione alternativa a izba) dell'ultimo capitolo.
Vorrei capire qual è il gioco o meglio il fine ultimo di Ivan, sempre che lo abbia. Nel senso che fino a qui sembra il fratello lucido e determinato, e non in balia delle pulsioni e della lussuria (sempre per usare il termine di Dosto) come Dimitri, o della bontà? semplicità? come Alesa (interrogativo è d'obbligo, Alesa sta iniziando a mostrarsi più complesso di questo, anche se continua a farsi usare da tutti quanti per trasmettere messaggi e/o quattrini)
Arrivata (quasi, mi mancano 2 pagine) alla fine della tappa, in effetti mi sembra che "torture" sia più adatta. Non so nel contesto come sia stata reso l'uso di "straziamenti" e "lacerazioni" ma (view spoiler) .
E mi sembra che tortura sia più consona anche a quello che succede nella "stamberga" (traduzione alternativa a izba) dell'ultimo capitolo.
Vorrei capire qual è il gioco o meglio il fine ultimo di Ivan, sempre che lo abbia. Nel senso che fino a qui sembra il fratello lucido e determinato, e non in balia delle pulsioni e della lussuria (sempre per usare il termine di Dosto) come Dimitri, o della bontà? semplicità? come Alesa (interrogativo è d'obbligo, Alesa sta iniziando a mostrarsi più complesso di questo, anche se continua a farsi usare da tutti quanti per trasmettere messaggi e/o quattrini)

Mi sembra un'osservazione moderna.
Forse quello che non avevo colto del tutto leggendolo da ragazzina era questa profondità di analisi.

L'altra nell'ultimo capitolo nella casa stamberga come la chiama Titti dell'uomo oltraggiato da Dimitrj cui Alesia (sempre lui il factotum del romanzo) ha l'incarico di portare duecento rubli per conto di Katterina Ivanovna come riparazione.
Li trovo che Dostojevskij mostri la sua potenza narrativa e psicologica perché riesce a far virare l'esito della vicenda in maniera per me del tutto inaspettata, non dico di più per non fare spoiler.
Tornando a Ivan mi sembra francamente il più confuso di tutti e anche il più falso quantomeno Dimitrj e il padre Fedor non peccano di ipocrisia, Ivan devo ancora inquadrarlo.
Evi * wrote: "Finita tappa: due cose o meglio due scene anche minori se vogliamo ma per me straordinarie la prima: la scena di padre Ferapont - l'avversario dello Starec Zosima - quando descrive al monaciello os..."
preciso solo che non la chiamo io "stamberga" ma il traduttore :-)
sul resto concordo, Ivan alla fine se non fosse stato interpretato da Umberto Orsini di cui sono innamorata da sempre :-), anche per me sarebbe una figura più negativa
la scena dei diavoli mi ha ricordato qualcosa di simile in un cartone o in un fantasy ma non riesco a focalizzarla :-)
o forse è talmente cinematografica che me la rappresento davanti agli occhi
preciso solo che non la chiamo io "stamberga" ma il traduttore :-)
sul resto concordo, Ivan alla fine se non fosse stato interpretato da Umberto Orsini di cui sono innamorata da sempre :-), anche per me sarebbe una figura più negativa
la scena dei diavoli mi ha ricordato qualcosa di simile in un cartone o in un fantasy ma non riesco a focalizzarla :-)
o forse è talmente cinematografica che me la rappresento davanti agli occhi

Mi sbaglierò ma Ivan non mi sembra personaggio del tutto negativo. Mi aspetto grandi cose da lui :)
Chissà quanto se la ride chi il libro lo ha già letto o chi comunque conosce bene la trama.
Il povero Alëša, invece, come diciamo a Roma non sa più a chi dare i resti (corda, retta) e corre da una parte all'altra e da una casa all'altra, quando invece vorrebbe solo starsene al monastero insieme al suo starets :-)

Devo dire che il libro precedente mi è parso decisamente superiore, ciò che comincia a colpirmi parecchio è questo peregrinare di Alesa (mi perdoni chi legge se non metto puntini e quant'altro sulle lettere) di casa in casa, un vero giro delle sette chiese (al quarto libro avrà già scaricato un paio di volte il contachilometri), c’è chi lo accoglie bene, chi un po' meno bene, chi quasi gli trancia un dito di netto (ecco perché i preti non vengono quasi più a benedire le case a Pasqua, avranno letto i Karamazov) ma insomma ci sta.
Ad ogni modo libro breve, succinto e compendioso ma con passaggi comunque importanti che mi hanno aiutato a chiarire qualcosa avvenuta in precedenza, qualche riserva sull’epilogo un po' in stile Catene per usare un riferimento cinematografico, ad un certo punto ho pensato uscissero fuori a sorpresa Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson e invece niente.
Scherzi a parte tutto ciò non ha inficiato minimamente il mio gradimento che finora è massimo, pensavo sinceramente d’impantanarmi peggio che nel fango della Parigi-Roubaix e invece fila che è un piacere persino più dei miei due Dostoevskij precedenti.
massy64 :-), ecco il paragone con la Parigi-Roubaix io lo terrei, ma non per la nostra esperienza di lettura, bensì per la vita sciamannata dei K :-)


Ho l’impressione che Alëša stia per maturare ed uscire dal guscio. Questo quarto libro è un po’ il suo. Nell’intermediare per i fratelli è costretto a fare i conti con la verità e il mondo reale. Per il momento è ancorato ai suoi valori (così come non perde mai di vista il suo mentore Zosima morente) ma si percepisce una graduale evoluzione.
Anche in questa parte le vicende sono molto teatrali. Bellissimo il gioco delle parti di Katerina fra Ivan e Dmitrij; anche se dopo tutto è spiegato è poetico.

Ma non non dobbiamo dimenticare che il narratore esterno (appunto chi è? Un monaco che vive nel monastero mi pare) che interviene tra i vari capitoli, all'inizio nel primo intitolato "L'autore al lettore" dice chiaramente che questa è la biografia del suo eroe Aleksej Fedorovic Karamazov, e nel suo progetto dovrebbe seguire un altro romanzo ancora più importante del primo.
Cio non accadde perché poi Dostojevskij morì? O è solo un espediente narrativo di Dostojevskij per suscitare curiosità nel lettore?
Hai ragione @Evi, nella premessa è ben esplicitato che si tratti dell’eroe dell’autore e della sua storia. Quanto al narratore non ho ancora ben compreso di chi si tratti: la premessa è intitolata “nota dell’autore” e io l’ho attribuita allo stesso Dostoevskij.


Ho finito la tappa e ho poco da aggiungere a quanto già detto da voi. L’isba degli strazi m'è parsa una parodia allucinata e diabolica di Dickens, come se Dostoevskij con quel capitolo gli avesse voluto rivolgere un sonoro pernacchione, concordo con Lise.
(dobbiamo presumere che i lussuriosi verranno torturati?)
finita la Parte Prima, passiamo alla Seconda, con il libro Quarto :-)
Avvio in gonnella con i frati del convento, c'è una bella contrapposizione tra il padre chiaccherone e benedicente (Zosima) e il frate silente e digiunante (Ferapont*).
Domanda per il nostro slavista preferito @catoblepa:
- nel primo capitolo, prima pagina, nella mia traduzione Einaudi c'è la parola ITERUM con la nota "Rendiamo in latino sacro alcune parole slavoniche usate dallo starec". Cosa significa? cioè il libro è scritto in russo, giusto? e quindi lo "slavonico" che lingua è?
*mi fa morire Dosto, ci dice il nome di tutti i padri e di tutti i pellegrini/e, ma del monacello di Obdorsk non ci dice il nome!