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La Sfida dei Classici
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I° GDL MAGGIO 2025- “ANFITRIONE “ di Plauto (207 d. C.)
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Sarò via e senza pc la prossima settimana quindi non so se riuscirò a commentare ma sono comunque dei vostri :-)
Iniziato e letto il lungo monologo di Mercurio che gigioneggia da buon dio dell'inganno e dei commerci😁
Si comincia nel migliore dei modi!
Si comincia nel migliore dei modi!
Finito!
Deliziosa, mi è piaciuta molto. Peccato per la parte andata perduta.
Vi aspetto per i commenti più approfonditi
Deliziosa, mi è piaciuta molto. Peccato per la parte andata perduta.
Vi aspetto per i commenti più approfonditi

Comincio con una riflessione "tecnica" rispetto ai lunghissimi monologhi di alcuni personaggi che anticipano le azioni che seguiranno.
Sagaci, divertenti, ben scritti, ma che oggi nessun autore di teatro si sognerebbe di inserire, un po' per la regola "show, don't tell", un po' perché di fatto sono dei lunghissimi spoiler.
In lettura non "stanno male", ma forse in caso di rappresentazione dovrebbero essere ridotti.
Sagaci, divertenti, ben scritti, ma che oggi nessun autore di teatro si sognerebbe di inserire, un po' per la regola "show, don't tell", un po' perché di fatto sono dei lunghissimi spoiler.
In lettura non "stanno male", ma forse in caso di rappresentazione dovrebbero essere ridotti.


Qui c'è tutto ciò a cui ha attinto il Bardo: le commedie degli equivoci, gli scambi di persona... e non posso che apprezzare tutto questo :)

Sagaci, divertenti, ben scritti, ma che oggi nessun autore di ..."
Concordo, probabilmente in sede teatrale i monologhi in cui i personaggi spiegano le loro intenzioni sono di troppo ma per noi lettori secondo me sono d'aiuto.
E comunque non vorrei sbagliarmi ma credo che anche in qualche commedia più recente rispetto a Plauto, a volte i personaggi si rivolgano al pubblico per anticipare le proprie mosse. Mi pare di ricordare qualcosa in "Arlecchino servitore di due padroni " ma forse anche in altre. In genere questo suscita la complicità e l'ilarità del pubblico.
Nel teatro moderno è tutto più veloce, anche gli scambi di battute tra i personaggi. Non c'è spazio per i monologhi lunghi. Poi noi spettatori moderni siamo anche meno inclini all'ascolto. Se una battuta è troppo lunga ci perdiamo per strada. Non siamo più allenati.

Monologhi lunghi ma evidentemente poco tempo a disposizione per la rappresentazione perchè si arriva all'esito finale fin troppo velocemente.


Pag 224
Per leggere il libro mi sono un po' confusa su quale libro leggere, ho iniziato con un libro delle diverse versioni di diversi autori per poi rileggere la commedia tra le diverse commedie dell'autore.
La storia è veramente geniale e moderna ancora oggi.
Mi è piaciuta e immagino sia molto bella anche rappresentata in teatro.
Un intreccio tra reale e falsità veramente difficile da risolvere anche dai protagonisti.
4⭐️
25.5.2025

Effettivamente la frenesia impatra un po'. Però carino no?

Non sono riuscita a trovare questa edizione
Io mi immagino che nel teatro romano l'uso delle maschere favorisse il meccanismo frenetico che sottolineate. Probabilmente i due ruoli erano interpretati da due diversi attori con la stessa maschera, ma qualcosa a distinguerli come personaggi diversi, probabilmente qualche dettaglio del costume, così era facile avere Giove che esce e subito dopo entra Anfitrione. Sarei curiosa di vederne un rappresentazione moderna. Le maschere vengono usate molto poco ora, quindi bisognerebbe trovare qualche espediente al di là di due attori che si somigliano


A me il ritmo frenetico ha aiutato, mi ha velocizzato molto la lettura anche se si tratta di poche pagine comunque, è vero che si arriva subito alla risoluzione dell'equivoco senza lasciare neanche un po' di suspense però si evita di girarci intorno e per come sono fatta apprezzo molto di più questa scelta. Per quanto riguarda i monologhi li ho trovati utilissimi per il dipanarsi della vicenda, molto didascalici ma hanno fatto bene il loro lavoro. :)

Definita anche tragicommedia perché unisce elementi comici con altri più seri risolvibili solo con l’intervento della divinità, questa commedia di Plauto è veramente un piccolo capolavoro di comicità. Comicità creata appunto da scambi di persona, equivoci, addirittura crisi d’identità. È un crescendo di trovate, fraintendimenti, dialoghi rapidi, battute fulminanti, doppi sensi e giochi di parole che regalano momenti di allegria allo spettatore. È un’opera che comunque fa riflettere, pur nel divertimento, sulla complessità dell'identità, ma anche sull’amore, la dignità dei sentimenti, la fedeltà o anche sul rapporto tra l'uomo e il destino.
Sinossi
Cosa succederebbe se, tornando a casa, si venisse accolti da un altro se stesso?
Il tema del doppio, con i suoi inevitabili e inesauribili equivoci, e la difesa della propria identità e unicità nel contrasto tra realtà e apparenza sono il vero argomento e motore di questa 'tragicommedia' (come la definisce Plauto stesso) dal ritmo vertiginoso e ricca di un'ironia drammatica e di colpi di scena che ispireranno autori come Molière e Kleist.
Giove, invaghito della bella Alcmena, approfitta dell'assenza del marito Anfitrione per assumerne le fattezze e passare con lei la notte. Il mattino seguente il vero Anfitrione manda il servo Sosia ad annunciare il suo ritorno dalla guerra. Questi però trova sulla porta di casa... se stesso: il suo 'sosia', appunto - in realtà Mercurio travestito che regge il gioco al re degli dèi. Anfitrione naturalmente non può credere alle parole del servo che, dopo un'esilarante scena col suo doppio, si precipita sconvolto dal padrone a raccontargli l'accaduto; come non crede ad Alcmena quando questa gli dice che è appena uscito di casa: chi mai ha passato la notte con sua moglie?
La situazione si ingarbuglia, e solo l'intervento risolutivo di Giove potrà riportare la serenità e sciogliere tutti i dubbi nell'inevitabile lieto fine.